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La Roma al Viminale: «Togliete il divieto per Milano!»

(Il Romanista – D.Galli) – «Trovo inaccettabile il fatto di aver negato la possibilità ai tifosi della Roma, residenti nel Lazio, di assistere a Milano alla partita di ritorno di Coppa Italia, Inter-Roma.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - «Trovo inaccettabile il fatto di aver negato la possibilità ai tifosi della Roma, residenti nel Lazio, di assistere a Milano alla partita di ritorno di Coppa Italia, Inter-Roma.

E trovo inoltre discriminatoria questa scelta anche perché ai tifosi dell’Inter, residenti in Lombardia, era stato permesso di assistere alla gara d’andata allo Stadio Olimpico». La Roma si fa sentire. Anzi, di più. La Roma urla la propria rabbia. Magari lo fa con stile. Ma urla, eccome se urla. Per bocca del suo direttore operativo Gian Paolo Montali, la società chiede al Viminale di ripensarci. Dice all’Ansa Montali, che dal 15 aprile, giorno della firma sul preliminare di vendita del club agli americani, è di fatto il comandante in capo della Roma: «Chiedo ufficialmente che questa decisione sia rivistae all’Inter la disponibilità di allestire lo stadio di San Siro in modo tale da poter ospitare i nostri tifosi così come la Roma ha già fatto in occasione della semifinale d’andata ». Ma Montali non si è fermato qui. Ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Pietro Ieva, per ribadire con eleganza quanto dichiarato all’Ansa. Il senso della lettera, pressappoco, è stato questo: caro Ieva, non comprendiamo questo divieto, visto che i romanisti si sono comportati benissimo tante volte quest’anno, anche in occasione della Supercoppa che si è giocata proprio a Milano lo scorso 21 agosto. Facciamo un passo indietro, torniamo a quello che era successo il giorno prima. È giovedì, è il giorno in cui il Casms, acronimo di Comitato di analisi sulle manifestazioni sportive, deve decidere quali partite sono da ritenere a rischio e quali no. Per quelle a rischio, non esistono mezzi termini. O è bianco o è nero. Il grigio non è contemplato. Se il Viminale pensa che un incontro lo sia, i residenti della regione della squadra ospite restano a casa. La deroga, il salvacondotto, è la tessera del tifoso. Chi la possiede, può andare nel settore ospiti, ma pure in qualsiasi altro settore dello stadio. A sorpresa, giovedì il Casms valuta a rischio Inter-Roma dell’11 maggio. A sorpresa anche della Roma, che aspettava il via libera per comunicare tempi, prezzi e modalità della prevendita (per i tesserati: 10 euro, terzo anello di San Siro, da lunedì nei punti Lottomatica). Ma perché a sorpresa? Semplice. Perché per l’andata, per Roma- Inter, il Viminale non aveva adottato alcun provvedimento. All’Olimpico si erano presentati sia i tifosi nerazzurri titolari di tessera, sia quelli che ne erano sprovvisti. Armata di santa pazienza, la Roma aveva quindi provveduto a istituire un secondo settore ospiti, adiacente a quello ufficiale, spostando nei Distinti i romanisti che nella Nord si sarebbero trovati a confinare con gli interisti. A Trigoria si attendevano di vedere contraccambiata la cortesia. Nemmeno per sogno. Giovedì, appunto, il Casms vieta la trasferta ai non tesserati. E quindi al 95% di coloro che seguono la Roma sempre. Anche lontano dall’Olimpico, quando piove, nevica, tira vento, c’è il sole che picchia, ti giochi lo scudetto o balli sull’orlo della retrocessione. Sempre. Se- m-p-r-e. Non ci potranno essere, loro. Motivazione del divieto? Nessuna, ufficialmente. Ufficiosamente, invece, si sa che il problema vero è uno solo. A insindacabile giudizio del Viminale, gli interisti sono i buoni e i romanisti i cattivi. Mancano i brutti, commenterebbe con un punta di romano sarcasmo il maestro Sergio Leone. Dal Ministero gettano un salvagente alla Roma. Dicono, lassù: abbiamo vietato la prevendita anche ai laziali per Inter-Lazio, eppure erano gemellati, poi è arrivato Lotito, che si è offerto di prendere i nominativi dei non tesserati e ha spedito a Milano i suoi steward, e i laziali sono potuti andare. Stessa cosa, insistono al Viminale, hanno fatto il Bari, quest’anno e sempre con l’Inter, e domenica scorsa il Cesena a Bologna. Però è una schedatura. I nominativi vengono inviati alla Questura di Roma, che dà l’ok solo una volta che l’elenco è stato scremato. Viene cioè valutata la presenza di eventuali motivi ostativi, leggi daspo o diffide. Sostanzialmente - via - è come sottoscrivere la tessera del tifoso. Certo, sarebbe una sottoscrizione limitata a Inter-Roma. Vorrebbe dire però, per chi non accetta l’idea di una patente per tifare, contravvenire ai propri principi. Significherebbe violentare le coscienze di chi si sente libero. Di chi del pensiero ultras ha fatto uno stile di vita, pure oggi che magari ha 50 anni e va in Tribuna Tevere con la famiglia. A Roma, almeno, è così. E a Roma saremo pure cattivi. Ma i brutti sono altrove.