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La rivoluzione della serie A. Calciatori sul piede di guerra

(repubblica.it – F.Bianchi) Un progetto rivoluzionario: lo stanno portando avanti i venti presidenti di serie A e riguarda i rapporti (futuri) fra la Lega maggiore, il resto dello istituzioni sportive e i calciatori.

Redazione

(repubblica.it - F.Bianchi) Un progetto rivoluzionario: lo stanno portando avanti i venti presidenti di serie A e riguarda i rapporti (futuri) fra la Lega maggiore, il resto dello istituzioni sportive e i calciatori.

Tutto nasce dalla riforma della legge 91, che è del lontano 23 marzo 1981, e regola lo sport professionistico. Che da allora ad oggi è cambiato radicalmente.

Ora si tenta di riformare questa legge e, sotto il coordinamento del Coni (perché tutto, giustamente, deve passare dalla Casa Madre dello sport), sono al lavoro varie Leghe, oltre alle Federazioni professionistiche. Una volta trovata una convergenza (per niente facile, come si vedrà), il progetto di riforma sarà consegnato nelle mani del sottosegretario Rocco Crimi (ma il parlamento ci sembra abbia altre priorità...).

La Lega di serie A, comunque, è pronta: ha costituito una commissione di ben 11 presidenti (su 20), col coordinamento del presidente juventino, Andrea Agnelli, e dell'avvocato, sempre juventino, Michele Briamonte, uno dei "falchi" nella trattativa con l'Aic e fautore di una deregulation stile Marchionne. Bene, la commissione ha raggiunto una bozza d'intesa che sarà presentata domani a Milano all'assemblea della serie A e poi martedì a Vicenza in occasione del consiglio federale della Figc (la Lega di A, come noto, è rappresentata dal presidente Beretta e dai consiglieri Cellino e Lotito). Il progetto è sicuramente rivoluzionario, e, come vedremo più avanti, non raccoglie certo il consenso del sindacato calciatori (Aic), già sul piede di guerra. Vediamo nei dettagli: si vuole fare nascere una figura autonoma di "professionista sportivo", non solo per i calciatori ma anche per dirigenti sportivi, direttori tecnici, allenatori, medici.

E' prevista la cessione del contratto, prima della scadenza, da una società sportiva ad un'altra, "purché vi consenta l'altra parte". E il calciatore , secondo appunto la Lega di A, non avrebbe alcuna voce in capitolo, purché la società che lo "acquista" garantisca "un trattamento economico analogo a quello in godimento". Inoltre, la nuova legge, voluta dalla Lega maggiore, dovrebbe prevedere da parte dei calciatori "la responsabilità patrimoniale verso la società in caso di mancata cooperazione o di comportamenti idonei a cagionarle pregiudizio". Nell'attuale contratto collettivo- che ha portato, come noto, anche ad uno sciopero e che è in vigore sino alla prossima estate- i calciatori possono rifiutare i trasferimenti "coatti". In futuro, no.

"Un ritorno al passato, a 40 anni fa, ai tempi del vincolo..:", sostengono fonti del sindacato calciatori: proprio domani riunione a Vicenza, a casa del presidente storico Sergio Campana. L'attuale n.1 dell'Aic, Damiano Tommasi, e i vertici del sindacato paiono intenzionati a respingere in blocco la piattaforma della Lega. Nel progetto di Agnelli e c., comunque, c'è anche la volontà di ridimensionare la giustizia sportiva e dare maggiore spazio a quella ordinaria (basta pensare alla posizione attuale della Juventus), mentre si vorrebbe "comprimere" anche il potere della Figc a vantaggio della Lega, cosa questa che poco potrebbe piacere-non solo, ovviamente, a Giancarlo Abete- ma anche al Coni. Ma i presidenti di A, si sa, vogliono più potere, ad esempio quello di gestire in proprio i proventi dei diritti tv (e la legge Melandri?).

Insomma, qualcosa di rivoluzionario: d'altronde, nei "principi per la revisione dello statuto federale", presentati tempo fa a Carlo Tavecchio, che coordinava la commissione, c'erano già alcuni punti che avrebbero rafforzato la Lega di A: aumento della rappresentativà in assemblea federale (ora è al 17%), più potere nella nomina dei designatori arbitrali ("sentita la Lega interessata...", diceva appunto la bozza di riforma), ripristino della "separazione delle funzioni inquirenti e requirenti", altre modifiche degli organismi di giustizia sportiva, modifica del "numero e della composizione dei consiglieri federali", più potere nella gestione dei campionati e "introduzione del principio per il quale l'inibizione disciplinare non precluda la partecipazione dell'inibito alle assemblee ed ai consigli direttivi delle Leghe" (chiamiamola "norma ad personam"...).

Insomma, un piano dettagliato che finì nel nulla. Ora la Lega di A torna all'assalto con la legge '91: e trova alleati importanti. La Lega Pro, ad esempio, sostiene che "bisogna individuare un livello intermedio fra calciatore subordinato e autonomo" perché i tempi "sono cambiati, il sistema non tiene più e i calciatori hanno privilegi assurdi". Mario Macalli e i suoi inoltre sostengono che c'è "abbastanza assonanza fra le Leghe" e che si punta ad una "ipotesi congiunta" da portare martedì in consiglio federale.