(Gazzetta dello Sport-V.Piccioni) Il piatto è servito. Il problema è come mangiarlo. Alla tavola del consiglio federale di oggi arriva la relazione firmata dal procuratore Stefano Palazzi.
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La relazione scuote il Consiglio
(Gazzetta dello Sport-V.Piccioni) Il piatto è servito. Il problema è come mangiarlo. Alla tavola del consiglio federale di oggi arriva la relazione firmata dal procuratore Stefano Palazzi.
Sì, è vero, il capolinea della decisione è fissato per la riunione del 18 luglio, oggi l’ordine del giorno prevede che si debba duellare a colpi di secondo extracomunitario e di riforma dei campionati giovanili. Fra l’altro ci sarà solo mezza Lega di A perché il presidente Beretta non potrà presenziare all’intero consiglio, Cellino non verrà e quindi solo Lotito rappresenterà i club. Ma quelle 72 pagine sono un mezzo terremoto, inutile far finta di niente. Si può pure lasciarle fuori dalla porta, però il rumore è bello forte. I 27 consiglieri federali (Baggio e Rivera, settore tecnico e settore giovanile-scolastico, non hanno diritto di voto) avevano fino a ieri il freno a mano tirato. Sul piano dei contenuti, Palazzi ha aperto un’autostrada, ma in un certo senso proprio la pesantezza della relazione rischia di moltiplicare le prudenze.
Ipotesi Nel censimento delle ipotesi si arriva a tre, forse a quattro. La prima è imboccare la strada colpevolista senza derivate: il procuratore ci ha detto che anche l’Inter meritava un giudizio, e con capi d’accusa pesanti, pesantissimi. In pratica, tanto per dare l’idea, a livello di come fu trattato il Milan. Ma le parole di Palazzi sono comunque frutto di un’istruttoria. Madre di un paradosso: i contenuti del rinvio a giudizio sarebbero pesantissimi, ma il processo non si può fare. Il rischio è dunque che un’eventuale decisione del consiglio federale finisca contro il muro dell’appello all’Alta Corte di Giustizia del Coni.
Il contraddittorioIl problema è assicurare un diritto di difesa. Più che di difesa, di «partecipazione» . Nel parere che l’Inter ha chiesto a due giuristi, il presidente emerito del Consiglio di Stato, Mario Egidio Schinaia e la professoressa Luisa Torchia, la conclusione numero tre dice questo: «Un eventuale provvedimento della FIGC di revoca del titolo di campione d’Italia, essendo sussumibile tra le attività a valenza pubblicistica delle Federazioni sportive nazionali, dovrebbe garantire la partecipazione al procedimento del destinatario del provvedimento a Moratti sfavorevole» . Parole che vengono citate dallo stesso Palazzi senza commento. Il procuratore dice che sull’oggetto dell’esposto Juve, può «pronunciarsi esclusivamente la Federazione» visto che è tutto prescritto per la giustizia sportiva. Ma non chiude la porta sull’ipotesi di una «partecipazione» del destinatario del provvedimento sfavorevole, cioè dell’Inter. Un’audizione presso il Consiglio federale. La revoca sarebbe un atto amministrativo, non una sentenza.
L’ipotesi impossibile C’è poi l’invito, quasi la sfida di Palazzi. La rinuncia alla prescrizione. E’ uno dei passaggi più suggestivi del documento: l’Inter può farlo, mettersi in gioco, andare fino in fondo. Ma ascoltate le parole di Moratti, e in generale l’atteggiamento tenuto dalla società nerazzurra sull’argomento dal primo momento, l’ipotesi è altamente improbabile. Per non dire inesistente. Anche perché, a quel punto, l’Inter non rischierebbe solo lo scudetto del 2006, ma pure una penalizzazione.
La quarta soluzione Poi c’è un’altra ipotesi. Che nel vespaio delle possibilità, si decida per una sorta di condanna morale pronunciata dal consiglio federale senza slalom fra le norme. Coerente con le parole di qualche mese fa dello stesso Abete: «L’etica non va in prescrizione» . Come dire: quello scudetto ormai non vale più niente, è come se non ci fosse, facciamola finita e giriamo pagina.
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