rassegna stampa roma

La ragione e i Torti

(Il Romanista – P.Franchi) Lo scrissi qualche anno fa sul Corriere della Sera, tirandomi addosso una quantità di insulti, lo confermo adesso. Da un punto di vista strettamente filosofico, la Lazio, qualsiasi risultato ottenga, non esiste;...

Redazione

(Il Romanista - P.Franchi) Lo scrissi qualche anno fa sul Corriere della Sera, tirandomi addosso una quantità di insulti, lo confermo adesso. Da un punto di vista strettamente filosofico, la Lazio, qualsiasi risultato ottenga, non esiste; o, quanto meno, non è sostanza, ma puro accidente.

Dunque della task force di Lotito, delle rosicate di Reja, delle stranezze di Brocchi e, in generale,di quanto vanno dicendo in queste ore i laziali, sarebbe doveroso non tenere conto.

Prima di chiuderci nel più stretto riserbo (un bel tacer non fu mai scritto, diceva la mia saggia nonnetta), qualche domanda, però, bisogna pure porla. La prima è di natura, diciamo così, antropologica. Perché i laziali sono organicamente incapaci di essere contenti? Con una squadra non proprio straordinaria stanno facendo, derby a parte, un ottimo campionato, e possono persino aspirare (se fossi un ateo militante, ci vedrei una prova dell’inesistenza di Dio) alla Champions: dovrebbero gioire, andare in processione al Divino Amore, festeggiare i loro eroi una sera sì e l’altra pure. Invece niente. Rosicano. Si fanno il sangue cattivo. Vedono congiure in loro danno. Si lamentano come se volessero predisporsi in anticipo al disastro, che è la loro condizione esistenziale preferita. Le cause profonde di una simile visione del mondo non le conosco e non le voglio conoscere, e neppure voglio improvvisarmi psicoterapeuta di gruppo. Posso dire solo,citando i classici, che tutt’al più possono scucirci un ricco baffo a tortiglione: abbiamo altro cui pensare,e non sono tutte rose e fiori.

La seconda domanda è di natura pratica. Lotito vuole una task force. Che dire? Rutelli, leggo, nonè troppo contrario all’idea. Io nemmeno, a condizione che Rutelli ne faccia parte, e che alle indagini della force in questione non sia posto limite alcuno, si tratti dei rapporti tra la cognata del quarto uomo di Cesena-Roma e la prozia di Aleandro Rosi o di Lazio-Inter dell’anno scorso, una partita, chiamiamola così, che ha lasciato di stucco il mondo intero. Noi non ci siamo indignati troppo, perché, insisto, la Lazio non esiste e quella domenica ha voluto darne pubblica prova. Anzi, nonostante l’amarezza, ci siamo persino un po’ compiaciuti, perché è bello vedere confermate le proprie teorie fin oltre i limiti dell’umana immaginazione.

La terza questione riguarda la Roma. Spero che non tornino mai più i tempi in cui imputavamo agli arbitri tutte o quasi le responsabilità della nostra pochezza. Ma vedere la Roma come un’eterna beniamina del Palazzo, che stavolta la favorirebbe perché stanno per arrivare gli zii d’America, come se questa prospettiva facesse felice il calcio italiano, mi pare onestamente un ragionamento alla Lotito,peggio del laser anti Muslera. Ho passato i sessanta, di mascalzonate ai nostri danni ne ho viste tante. A proposito di Palazzo: come mai, per fare l’esempio più classico, nessuno vuol ricordare che nel 2006 gli unici danneggiati (o derubati) certi siamostati noi? Mi fermo qui. Non senza segnalare, però, agli amici laziali che per sabato prossimo e per le partite successive spero, fortissimamente spero, in altrettanti rigori, se possibile non tutti limpidissimi,per la Roma. Che Francesco provvederà a realizzare, non necessariamente mediante cucchiaio. Proprio come ha già fatto, e tornerà a fare, con la Lazio.Rigore per la Roma, sì. Anzi. Rigore pa’ ’a Roma.