(La Repubblica - E.Audisio) Capita che un uomo, anzi un professionista, rientri nel calcio italiano dopo sei anni. Non è stato su Marte, ma in Spagna e in Inghilterra, in paesi dove il calcio diverte, dove la gente va allo stadio, dove il marketing funzione.
rassegna stampa roma
La pigrizia di Totti o del calcio italiano
(La Repubblica – E.Audisio) Capita che un uomo, anzi un professionista, rientri nel calcio italiano dopo sei anni. Non è stato su Marte, ma in Spagna e in Inghilterra, in paesi dove il calcio diverte, dove la gente va allo stadio, dove il...
Capita che quest’uomo (Franco Baldini) con un incarico di direttore generale nella nuova Roma dica che forse anche nel nostro campionato si potrebbe cominciare a comportarsi diversamente.
Costruire stadi finalmente comodi, niente poliziotti in assetto di guerra, favorire una cultura di responsabilità, in campo e nei bilanci, smettere di lamentarsi per torti arbitrali, non ricorrere contro squalifiche per azioni scorrette, cercare di fare in modo che il brand squadra-città produca economia e non passivi, rimettere in moto persone qualificate, estromesse da quello che era il sistema Moggi, inquinante e malsano, ridistribuzione più equa dei diritti televisivi, maggior competitività. In breve: rendere il calcio meno bestiale e meno incrostato. Sempre passione, ossessione, con radici antiche, ma anche con irrigazioni nuove, più trasparenti, meno violente. Tutte cose non da inventare, ma assai normali, già in atto in altri campionati.
Tutte cose che non garantiscono il paradiso, ma che almeno migliorano l’inferno in cui piombano molte città, nello stadio e dintorni, non solo nel giorno della partita. Capita anche che Baldini dica che Totti, giocatore e bandiera della Roma, abbia ancora davanti quattro-cinque anni di grande carriera, se sarà meno pigro e vigilerà su chi usa e sfrutta il suo nome, spesso a sua insaputa. Una dichiarazione a favore di Totti, non di esclusione. Due righe su centocinquanta. E in più con un invito, molto personale, a non essere indulgenti con se stessi, a diffidare della facile convivenza con le nostre debolezze, a non perdonarci sempre tutto, nella convinzione che cambiare sia impossibile, per cui meglio accettare difetti e sbagli, senza mai provare a sforzarsi a fare la cosa giusta e magari più difficile. Ma il tam-tam di radio, tv, giornali, del mondo del calcio si concentra solo sulle due righe.
Il dramma shakespeariano sembra diventare: Totti è pigro o non è pigro? E sottointeso: cosa avrà voluto dire Baldini? Come se Baldini non avesse già detto abbastanza. Allora altre paginate: su Totti che si adombra, che si sente ingiustamente accusato, la moglie Ilary che lo scagiona su una rivista, i tifosi della Roma che si sentono sminuiti da gladiatori a oziosi, l’ipotesi di un complotto. Nessuno che tiri fuori Oblomov, però il tema per settimane e settimane resta la pigrizia.
Intanto ci sono le sentenze per il nuovo scandalo scommesse, nuova perdita di credibilità del campionato, strascichi giudiziari, i calciatori italiani minacciano lo sciopero, quelli spagnoli lo fanno, la crisi economica impone tagli, vendite, trasferimenti in altri tempi impensabili. Ma il problema resta quanto e come è pigro Totti? Lui, non noi. Non questo calcio, non questo ambiente che si siede su due righe per non vedere, per non cambiare, per non pensare, per non fare niente. E soprattutto così pigro da non muoversi verso il futuro.
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