rassegna stampa roma

La paziente attesa e lo scotto del noviziato

(Il Romanista – M.Bianchini) – C’era una volta un drappello di coloni coraggiosi, decisi a scrivere una pagina importante nella storia delle loro conquiste. A cavallo dei loro muli imboccarono uno dei tortuosi sentieri che...

Redazione

(Il Romanista - M.Bianchini) - C’era una volta un drappello di coloni coraggiosi, decisi a scrivere una pagina importante nella storia delle loro conquiste. A cavallo dei loro muli imboccarono uno dei tortuosi sentieri che conducevano alla cima di una enorme montagna.

Pure a mezza costa l’erba cresceva in abbonanza, ma colorata di gialliccio e la fonte non perfettamente limpida. Era concreta la tentazione di accontentarsi. Si trattava di vivacchiare nell’anonimato come era accaduto per tanti anni ad altri meno coraggiosi. Il plotone di ambiziosi, invece, riempito lo zaino di ferma determinazione, si avviò verso la vetta. Sapevano che avrebbero dovuto superare ostacoli che richiedevano pazienza e lungimiranza. Ma sapevano pure che sulla cima erano attesi da pascoli verdi e rigogliosi, da acque fresche e purissime e la possibilità infine di guardare il mondo dall’alto, come non era mai accaduto prima, lasciando ai deboli la grigia visione dal basso. La piccola storia, con i suoi risvolti metaforici, sembra adattarsi perfettamente alle difficoltà del grande progetto innovativo, che stanno portando avanti dirigenti e tecnici della Roma. Enrique e la sua squadra, fanno parte del gruppo di ardimentosi, impegnati nel tentativo di poter raggiungere l’apice. Inevitabilmente c’è da pagare lo scotto del noviziato, come era ampiamente previsto. Sarebbe strano se accadesse il contrario.

Tuttavia, non nascondiamoci dietro un dito. Il clima sta diventando incandescente. Il gioco del calcio, frettoloso esigente di risultati, trova facile esca nell’animo degli appassionati quando questi raramente riescono a trascorrere una domenica sorridente. E’ una legge antica che rende laborioso il matrimonio con la paziente attesa. Infatti Il credito di tolleranza, manifestato ripetutamente dalla tifoseria romanista, mostra segni di cedimento. «Sempre una formazione diversa - si sente ripetere nelle accese discussioni - così è impossibile costruire una sembianza di gioco. Attacco leggero, nessuno tira in porta. Totti non esplode per amore verso la squadra, errori del tecnico a ripetizione». E via di questo passo. Bisognerebbe stare attenti al trabochetto psicologico che può generare l’emotività dell’attuale momento, anche se per onestà intellettuale, va ricordato che l’infallibilità non appartiene a questo mondo. Intanto, rimane viva la riflessione sul dilemma proposto dalla metafora: rimanere sul prato di mezza costa a consumare lo stantìo pic-nic, tristemente assaporato negli anni, fatto di ripartenze, catenacci, cross al buio, secondo vecchie consuetudini della manovra all’italiana, oppure spiccare il volo sfidando gli intralci ineluttabili sulla via del gioco che restituisce gli entusiasmi ai risultati maturati attraverso l’estetica? Ognuno è libero di pensarla come crede.