(Corriee dello Sport - A. Maglie) - Avrebbe festeggiato il terzo «compleanno» della sua presidenza esattamente fra due mesi. Invece la «road Map» verso la nuova società l’ha messa ai margini in un caldo giorno di luglio, alla vigilia della festa del Patrono.
rassegna stampa roma
La «figlia di Franco» che brillava di luce riflessa
(Corriee dello Sport – A. Maglie) – Avrebbe festeggiato il terzo «compleanno» della sua presidenza esattamente fra due mesi. Invece la «road Map» verso la nuova società l’ha messa ai margini in un caldo giorno di luglio,...
Ma per salutarla non ci saranno fuochi d’artificio, giochi di musiche e colori. Perché Rosella Sensi è stata sempre vissuta come una «traghettatrice », una sorta di Caronte in Gonnella che avrebbe dovuto portare la Roma tra mani più solide e sicure. In questi anni non è riuscita a costruirsi una identità autonoma. E’ rimasta sempre la «Figlia di Franco Sensi» , l’erede per diritto testamentario non per passione familiare. Non è mai apparsa mossa dalla carica affettiva del padre né dal ricordo di quel nonno che aveva partecipato alla fondazione della Roma. Ha messo quel che ha potuto ma non è facile vivere all’ombra di persone e ricordi ingombranti. Soprattutto non è facile vivere all’ombra di quei ricordi quando gli anni migliori sono passati e sul campo sono rimasti i debiti, le difficoltà economiche, la perenne contraddizione tra l’essere e il dover essere. Ha portato un tocco di femminilità in un mondo pervicacemente maschile ma la sua femminilità è passata su quel mondo senza lasciar traccia. CUORE -Ai tifosi non ha forse maidato l’impressione di starci col cuore piuttosto che con la testa e in una città come Roma (e in una squadra come la Roma) in cui l’emotività è fondamentale per la vita, come l’aria, come il cibo, lei è apparsa sempre un po’ lontana. Certo, cantava l’inno di Venditti, dava sfogo a tutta la sua felicità quando la squadra vinceva, abbracciava Totti, lo santificava come simbolo senza mai riuscire a conquistare un posto reale, forte, nella storia di questa squadra. Forse le è mancato il grande successo, forse tutto sarebbe stato diverso se nel 2010 la «rimonta » fosse diventata scudetto. Avrebbe consegnato alla gente la sua «cartolina»: la presidentessa del quarto tricolore. Non è andata così e nel momento dell’addio nessuno si è strappato i capelli, la sua uscita di scena è stato un evento previsto, quasi programmato, l’epilogo inevitabile di una storia che si era chiusa prima, con la scomparsa del padre, con i debiti che dal 2004 in poi hanno schiacciato la società costringendola a cercare alleanze «innaturali » per la Roma (soprattutto per la Roma del battagliero Franco Sensi). La sua missione era quella di salvare il salvabile: la storia (e l’analisi approfondita dei conti) ci dirà se questo obiettivo è stato raggiunto e, soprattutto, in quale maniera è stato raggiunto.LEGA -Del mondo del calcio le resta il tifo per la Roma e la carica di vice-presidente di Lega. In quel ruolo la lanciò Antonio Matarrese con l’intento di mandare un segnale di novità. Ma per molto tempo la sua presenza, a livello di politica sportiva, è stata impalpabile. Stranamente, solo negli ultimi tempi la sua partecipazione è diventata più attiva, più assidua, scatenando, con alcune scelte, anche una certa irritazione nei nuovi padroni. Ad esempio, a DiBenedetto (e ai suoi consiglieri) non è piaciuta l’adesione al fronte delle Grandi sul tema della distribuzione dei quattrini televisivi in virtù del bacino d’utenza, una posizione a dir poco sorprendente visto che con la soluzione sostenuta dal fronte contrario la Roma ci guadagna. Ora che non possiede più un club, può ambire (come da statuto) alla presidenza della Lega. Potrebbe coronare il sogno del padre Franco grazie al sostegno di Adriano Galliani, l’uomo che, al contrario, contribuì a spegnere quel sogno paterno. La strada è lunga e tortuosa e, comunque, Milano è lontana da Roma: sarebbe costretta a viaggiare molto, proprio lei che da presidente della Magica in trasferta ci andava di rado.
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