(Il Tempo) - Voglia di riscatto, tanta curiosità e piena fiducia negli uomini che stanno costruendo la nuova Roma. Juan non vede l'ora di scoprire il progetto americano e conoscere Luis Enrique.
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Juan è felice per la svolta americana
(Il Tempo) – Voglia di riscatto, tanta curiosità e piena fiducia negli uomini che stanno costruendo la nuova Roma. Juan non vede l’ora di scoprire il progetto americano e conoscere Luis Enrique.
In vacanza in Brasile, sta cercando di risolvere il problema al ginocchio che lo ha tormentato per tutta la scorsa stagione e si tiene informato sulla svolta societaria e le trattative di mercato. Dispiaciuto per l'addio di Mexes, Juan è pronto a una stagione che sarà per lui sarà piena di nuove responsabilità. I suoi obiettivi sono chiari: vincere finalmente qualcosa di importante con la Roma e riprendersi la Seleçao.
Come va il ginocchio?«Un po' meglio, sto facendo fisioterapia tutti i giorni per provare a sistemare questo problema una volta per tutte».
Ci racconta cos'è successo? «Dopo la partita del Mondiale contro l'Olanda ero talmente arrabbiato che ho dimenticato allo stadio i plantari che usavo da due anni e con cui avevo risolto gli infortuni precedenti. Poi ho ricominciato ad allenarmi con la Roma e i terreni duri di Trigoria mi hanno causato una tendinite. Mi sono portato dietro il problema per tutto l'anno».
Ecco perché quel calo...«Esatto. Ho iniziato bene ma piano piano ho perso fiducia e serenità a livello mentale, non riuscivo ad allenarmi come si deve e ho sbagliato alcune partite. Mi è mancata la continuità che è sempre stata la mia forza».
E adesso? «Sono motivatissimo, non vedo l'ora di ricominciare e scoprire di persona le tante novità che ci aspettano. Saranno uno stimolo e noi abbiamo l'obbligo di ricreare entusiasmo e riportare la gente allo stadio».
C'era bisogno di una svolta? «Decisamente. Da quando sono alla Roma ogni anno si è parlato dei problemi societari. Uno strazio: giocavamo bene o male ma di sottofondo c'erano sempre queste discussioni. Non cerco alibi, ma la situazione ci ha condizionato e non soltanto nell'ultima stagione. Ora che finalmente il problema è risolto, potremo lavorare con più tranquillità».
E cosa si aspetta dalla nuova proprietà?«Spero che costruiscano una grande Roma, capace di competere ad alti livelli. Aspettiamo la fine del mercato: mi auguro che arrivino giocatori forti».
Uno l'avete perso: Mexes.«La sua partenza ci costa tantissimo. Sappiamo tutti quanto è forte Philippe e con quanta passione giocava per la Roma».
Adesso tocca a lei e Burdisso. «Abbiamo già dimostrato di essere una coppia affiatata, ormai ci conosciamo bene. Poi se arriva anche un altro centrale di livello è meglio: i campioni sono sempre i benvenuti».
Intanto la nuova società le ha ribadito la fiducia. «Ho parlato velocemente con Sabatini e mi ha riempito d'orgoglio sapere che la Roma punta forte su di me».
La colonia verdeoro di Trigoria rischia l'estinzione?«Non credo. I brasiliani da sempre fanno parte della storia di questa società. Magari alcuni miei compagni andranno via, ma ne arriveranno altri».
Le dispiace per Montella?«Con lui ho un rapporto particolare visto che prima è stato un mio compagno di squadra. Nei pochi mesi da allenatore alla Roma ha fatto bene, è una bravissima persona e un tecnico capace. Con il Catania avrà una grande occasione, non è da tutti passare nel giro di un anno dal settore giovanile a una squadra di serie A. Gli auguro il meglio».
E Ranieri?«Preferisco ricordarlo per la prima stagione quando insieme abbiamo sfiorato lo scudetto. L'anno scorso siamo andati al di sotto delle aspettative, le cose si sono messe male e lui ha deciso di andarsene».
Luis Enrique la incuriosisce?«È stato un campione in campo con grande qualità e tecnica, ha vinto trofei importanti e conosce il calcio a certi livelli. Come allenatore so che ha lavorato bene nel Barcellona B, è cresciuto in un club con una grande filosofia e sono convinto che porterà in Italia tante novità».
Il suo calcio offensivo spaventa un difensore come lei?«Per niente. Ho giocato nella nazionale brasiliana e non c'è squadra più offensiva. Quindi ci sono abituato, basta che si rispettino gli equilibri».
Quali saranno le avversarie da temere? «Le solite. Milan, Inter e Juventus insieme alla Roma sulla carta partono sempre da favorite. Ma come ha dimostrato lo scorso campionato le altre non stanno a guardare. L'importante per noi sarà partire bene, cosa che negli ultimi anni non abbiamo mai fatto».
La Nazionale è un capitolo chiuso? «No. Rispetto le scelte del ct, sin dall'inizio è stato chiaro con me: vuole provare altri giocatori. Farò il tifo per i miei compagni in Coppa America, siamo sempre i favoriti. Poi proverò a rientrare nel giro per provare a conquistare un posto al Mondiale che si giocherà nel mio paese. Ma non è un chiodo fisso, di quelli che ti fanno pensare ogni giorno: adesso la mia priorità è la Roma».
E lo sarà fino alla fine della carriera?«Sicuramente per i prossimi due anni. Poi chissà: il Flamengo mi ha contattato per farmi tornare in Brasile ma ho spiegato ai dirigenti che non è ancora il momento. Quando mi scadrà il contratto nel 2013 ne riparleremo».
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