rassegna stampa roma

In Comune quote rosa tutto da rifare. R.Sensi: “Io non mi dimetto”

(Leggo – F.Pasqualetti) Passata la bufera legata al caos delle nevicate e incassato il no del Premier Monti, un’altra tegola sta per abbattersi sul Campidoglio e sul sindaco Alemanno:

Redazione

(Leggo - F.Pasqualetti) Passata la bufera legata al caos delle nevicate e incassato il no del Premier Monti, un’altra tegola sta per abbattersi sul Campidoglio e sul sindaco Alemanno:

il ricorso al Tar sulle quote rosa in Giunta. Un problema non da poco che, proprio in queste ore, sta mettendo in subbuglio la politica romana all’ombra del Marc’Aurelio. Già, perché il tribunale amministrativo - chiamato a decidere sulla correttezza della squadra comunale dopo il ricorso di Monica Cirinnà (Pd) e Maria Gemma Azuni (gruppo misto) - il 22 o il 23 febbraio emetterà la sentenza. E quasi certamente costringerà il primo cittadino a ridisegnare lo scacchiere dei suoi assessori inserendo più donne.

A metà gennaio Alemanno utilizzò un escamotage per evitare la bocciatura del Tar: emise un’ordinanza con la quale annullò e contestualmente rinominò la Giunta Capitolina composta da 10 uomini e solo 2 donne. L’opposizione gridò naturalmetne allo scandalo. Ora non c’è scampo: la giunta va rifatta, inserendo almeno due assessori (ma più realisticamente tre) in rosa.

Ecco i nomi che ballano: Beatrice Lorenzin (ex Forza Italia), Lavinia Mennuni (ala rampelliana) e Monica Lucarelli (già presidente dei giovani industriali). Ma chi uscirà dal Campidoglio? Il più papabile è Alfredo Antoniozzi, che ha il doppio incarico come parlamentare europeo: a lui subentrerebbe la Lorenzin. Altro nome dato in partenza, per far spazio alla Mennuni, è Enrico Cavallari: il sacrificio dell’assessore al personale costerebbe non poco al sindaco, visto la stima che nutre nei suoi confronti.

La terza donna sarebbe un tecnico e, incredibilmente, non andrebbe a sostituire un uomo: già, perché dopo la bocciatura delle Olimpiadi, il ruolo di Rosella Sensi sarebbe un’incognita. Quindi l’ex presidente della Roma, inserita nel terzo rimpasto e onestamente mai risultata determinante in Comune, sarebbe sostituita dalla preparatissima Lucarelli. La Sensi, però, tiene duro: «Non mi dimetto. Ora mi dedicherò alla promozione di Roma».