(Il Romanista - V.Meta) - La Roma sotto la Curva! Finisce così, nel tripudio per un pareggio strameritato, l’andata della finale di Coppa Italia.
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In 300 per i baby, poi che festa
(Il Romanista – V.Meta) – La Roma sotto la Curva! Finisce così, nel tripudio per un pareggio strameritato, l’andata della finale di Coppa Italia.
Chissà se la Primavera si sarebbe mai immaginata di andare a ricevere gli applausi di 250 romanisti. Di quei ragazzi della Sud che hanno preso e sono partiti dalla Capitale, in un giorno feriale e nonostante il maltempo. Per una trasferta libera, una delle poche in stagione, ne valeva la pena. Era prevista una partenza in massa di circa duemila tifosi romanisti alla volta di Firenze, a quattro giorni dall’altro Fiorentina-Roma, quello dei grandi. Una Curva Ferrovia che si voleva gremita ha ospitato comunque circa 250 romanisti (che sommati a quelli sotto la tribuna stampa, hanno portato il totale a quasi 300 tifosi). Curva Ferrovia che al 5’ si è improvvisamente colorata di giallo, per intonare l’ormai consueto “io non mi tessero” ed esporre uno striscione di protesta anti-tessera, appunto. I primi blindati della Celere imboccano via dei Mille, il viale che porta al Franchi, intorno alle 18, una jeep e cinque furgoni in una colonna silenziosa e rapida. L’area immediatamente intorno allo stadio è stata transennata già dalle prime ore del pomeriggio “in concomitanza con manifestazione sportiva”, come recitano i cartelli che campeggiano a ogni angolo delle strade di una Firenze bagnata e precocemente buia.
Nei bar di fronte al Franchi, solite sciarpe viola e locandine della partita che ritraggono Iemmello e compagni con aria da guerrieri. In compenso davanti ai botteghini comincia a radunarsi un gruppo sempre più consistente di genitori e amici appena arrivati da Roma. «Daje che ce semo!» esordisce Giancarlo Ciciretti, papà di Amato. C’è tutta la famiglia di Gianluca Caprari, fresco di esordio in Champions, quelle di Antei e Frascatore e poi il papà di Florenzi. Proprio la fidanzata del capitano, Ilenia, si guarda intorno perplessa: «Alcuni amici della Curva mi avevano detto che sarebbero venuti. Venire qui anziché domenica per protesta contro la Tessera del Tifoso? Sì, mi era giunta anche questa voce». Quando i giallorossi scendono in campo (il primo è Federico Viviani, che attraversa il prato a testa alta, uno sguardo alla tribuna, un altro veloce al tabellone luminoso) dagli altoparlanti del Franchi risuona “Welcome to the jungle”. Qualche fischio del pubblico di casa, i soliti cori antiromani, mentre gli spalti si vanno riempiendo lentamente. I romanisti fanno il loro ingresso mezz’ora prima del calcio d’inizio, nella parte bassa della tribuna scoperta: un gruppo compatto che segue il riscaldamento della squadra accennando qualche timido coro. Circa 250 persone in tutto, che vanno a occupare uno spicchio laterale della Curva Ferrovia, si fanno sentire con un coro al quale rispondono anche gli altri romanisti, quelli sistemati nei posti sotto alla tribuna stampa: quando si rispondono, per un attimo sembra che la Roma giochi in casa.
I viola in compenso hanno fatto le cose in grande: inno, ingresso in campo e immagini del riscaldamento sui maxischermi sono da serie A, l’inno nazionale suonato prima del calcio d’inizio pure. Immobili i giocatori della Fiorentina, più nervosi quelli della Roma che aspettano impazienti che si cominci. Ma forse quel “forza Roma alé” lo canticchiano anche loro. Al gol di Frascatore, poi, esplode la gioia della Ferrovia giallorossa. Quando l’arbitro decreta la fine dell’incontro, i baby di De Rossi, il nostro vanto, corre sotto lo spicchio romanista. Che può tornare nella Capitale orgoglioso della sua mejo gioventù.
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