rassegna stampa roma

Il sogno è Guardiola. Baldini cerca di convincerlo

(repubblica.it – M.Pinci) Alla fine, scappa anche qualche lacrima. Rosella Sensi dice addio alla Roma in una gara che non serve a nulla, ma che, dal punto di vista del cuore, vale tantissimo.

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(repubblica.it - M.Pinci) Alla fine, scappa anche qualche lacrima. Rosella Sensi dice addio alla Roma in una gara che non serve a nulla, ma che, dal punto di vista del cuore, vale tantissimo.

Alla fine, anche l'abbraccio, su quella poltrona occupata per anni dal padre Franco, con Totti e De Rossi che gli consegnano una maglia della Roma con il numero uno e il nome Rosella inciso sulle spalle. LASCIATE LAVORARE GLI AMERICANI  - "Auguro alla nuova proprietà di raggiungere grandi successi  -  sospira in lacrime la presidente  -  e ai tifosi dico: lasciateli lavorare serenamente e sarà una grande Roma. Speriamo di aver lasciato un buon ricordo, mi auguro che ci ricordino con affetto. Ma il pensiero adesso va a mio papà", l'arrivederci di Rosella. È mancato il passaggio di consegne con Pallotta, rappresentante americano del gruppo DiBenedetto, costretto a imbarcarsi su un volo per Londra per circostanze di lavoro (un impegno domani mattina presto) e dal rischio chiusura degli aeroporti britannici. Niente strette di mano con chi lascia, allora, e scena dedicata in esclusiva alla presidente che se ne va, portandosi dietro 18 anni di gestione Sensi, uno scudetto, due coppe Italia, due supercoppe. Ma anche le attualissime polemiche con gli americani sulla gestione della telenovela diritti tv. Il gruppo Usa sa che alla Roma converrebbe schierarsi con le piccole, e vorrebbe spiegazioni sulle mosse della Sensi, disposta con Juve, Milan, Inter e Napoli. "C'è stato un corto circuito

d'informazioni - spiega Rosella - io sono andata in Lega sempre d'accordo con Fiorentino, che era in contatto con gli americani. Nessuno screzio, nessuna incomprensione". Poi, l'ennesima preghiera: "Lasciateli lavorare". Appunto. SUGGESTIONE ANCELOTTI -  Il terremoto che da Londra annuncia l'esonero di Ancelotti da parte del Chelsea, a qualcuno a Roma ha già fatto immaginare scenari dimenticati o quasi per la panchina giallorossa. Magari, anche per la partenza dell'azionista americano Jim Pallotta, volato in tutta fretta a Londra senza neanche assistere alla partita dell'Olimpico tra Roma e Samp. Pazienza, quindi, se la concomitanza con l'addio del tecnico ai blues è solo una semplice coincidenza. Perché la scossa di Londra è destinata a modificare la geografia delle panchine europee e, inevitabilmente, a influenzare il destino della Roma. Nonostante le perplessità reciproche delle parti in causa, crescono le quotazioni dell'ex tecnico del Milan, spinto anche da Totti: "Speriamo sia in corsa". Già, anche perché le mosse di Sabatini continuano a confondere le acque della scelta: la visita a Bielsa nel corso del viaggio in Argentina non vale molto più del contatto con Pioli di venerdì pomeriggio. I veri obiettivi restano altri: non è un mistero che domani, Baldini attenda una risposta definitiva da André Villas-Boas, il guru del Porto spettacolo, che oggi ha concluso il suo personalissimo triplete vincendo, dopo l'Europa League e il campionato portoghese, anche la Coppa nazionale. Ma l'annuncio di due giorni fa ("Resto al Porto") sembra una sentenza difficile da ribaltare. SOGNO GUARDIOLA  - L'unico, grande sogno rimasto in piedi per il futuro della Roma, a questo punto, parla catalano: Baldini non ha abbandonato le speranze di convincere Pep Guardiola, con cui ha costruito un rapporto che va al di là del calcio, di sposare il progetto. Anche per questo, dovrebbe essere in tribuna a Wembley per la finale di Champions. Difficile, difficilissimo, per il contratto che lo lega al Barça  -  che in caso di vittoria nella finale di Champions può pensare di sciogliere  -  per l'ingaggio stellare (10 milioni all'anno), per la necessità di mettergli a disposizione una squadra pronta a vincere, e soprattutto per l'assenza dalla Champions. E poi, al Pep pensa anche Abramovich: concorrenza non semplice da superare. E allora, impossibile scartare le piste Deschamps e Delio Rossi. Internazionale di successo il primo, con la smania di far vedere alla Juventus  quanto sia stato sbagliato non puntare su di lui. Il secondo, in cima alle preferenze di Sabatini, l'ideale per costruire. Un'impresa spiegarlo alla piazza.