(Il Romanista - D.Galli) L’incontro di oggi a New York potrebbe essere uno degli ultimi tentativi di convincerli. Poi, l’american dream potrebbe svanire e Unicredit potrebbe essere costretta a rivedere le proprie strategie per la cessione dell’As Roma.
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Il sogno americano è più lontano
(Il Romanista – D.Galli) L’incontro di oggi a New York potrebbe essere uno degli ultimi tentativi di convincerli. Poi, l’american dream potrebbe svanire e Unicredit potrebbe essere costretta a rivedere le proprie strategie per la...
Che nelle intenzioni di Piazza Cordusio doveva essere venduta in un paio di mesi e che invece è sospesa ancora in un pericoloso limbo. «L’As Roma? Stiamo lavorando duramente», sosteneva proprio ieri a margine di un convegno l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni. La banca, come anticipato da Mf-Dow Jones, volerà oggi negli States assieme al suo advisor Rothschild. Obiettivo di Unicredit, che sarà rappresentata sia dal responsabile corporate Piergiorgio Peluso sia dal vice Direttore Generale Paolo Fiorentino, provare a convincere i possibili acquirenti americani. Convincere, sì. Perché questi (sempre) misteriosi potenziali investitori a stelle e strisce sarebbero scoraggiati dal sistema-Italia.A raffreddare l’interesse degli americani sarebbero alcuni grossi ostacoli, tipicamente italioti. Di natura fiscale, in primis. Ma anche di natura legislativa. Il disegno di legge bipartisan Lolli-Butti sugli stadi permetterebbe di abbattere i tempi elefantiaci della burocrazia italiana. Peccato che per ora sia solo questo: un disegno, non una legge. Per degli imprenditori abituati a ricavare profitto in tempi brevi, non poter costruire un impianto di proprietà in pochi anni è un problema. Si dice quindi che la parte economica della proposta americana, in pratica la cifra che potrebbe venire offerta per comprare l’As Roma, non avrebbe affatto entusiasmato la banca. Grossomodo, sarebbe in linea con gli 86 milioni messi originariamente sul piatto dalla famiglia Angelucci. In un verso o nell’altro, sarà probabilmente decisivo il meeting di oggi negli States. Qualora Unicredit dovesse tornare a mani vuote, qualora il procedimento di vendita per l’As Roma dovesse subire l’ennesima frenata,potrebbe prendere quota l’ipotesi di una cordata di imprenditori italiani. Ipotesi ventilata al Romanista lo scorso dicembre da Mister Kappa, Marco Boglione, dall’uomo che veste l’As Roma e su cui Piazza Cordusio ha continuato a lavorare sotto traccia in questi ultimi mesi. Il piano a grandi linee, prevede l’assegnazione di fette di business ai soggetti che decidessero di partecipare alla cordata. Non è la soluzione ideale per la banca, chiaramente. Che in questo scenario (e forse non solo in questo) potrebbe continuare a detenere una quota azionaria del club. La mancata cessione dell’As Roma in tempi brevi ha intanto prodotto unaltro rinvio, per adesso sine die, la fine dell’arbitrato Unicredit-Italpetroli. Ieri, in teoria, il presidente Ruperto e gli arbitri Gabrielli e Vaccarella avrebbero dovuto emettere il lodo. Gliaccordi del 26 luglio prevedevano,però, la costituzione di Newco Roma,una società partecipata al 51% dai Sensi e al 49% dalla banca. Non essendoci un compratore, Unicredit non hamai portato a termine questo passaggio. Risultato: senza Newco, Piazza Cordusio ha dovuto chiedere un rinvio della sentenza. Il collegio arbitrale si è riservato di decidere, ma si tratta di formalismi tipici dell’istituto. Ruperto ha fatto capire agli avvocati -per Italpetroli c’erano Conte e Gambino, per la banca Di Gravio - di essere disposto ad aspettare ancora. Ha spiegato Gambino: «C’è stato un rinvio tecnico concordato con soddisfazione da entrambe le parti. Non è stata ancora stabilita la data del prossimo vertice». C’è la possibilità che venga fissato tra maggio e giugno. Quando, si spera, Unicredit e Rothschild avranno trovato un compratore per l’As Roma.
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