(Il Romanista-F.Bovaio)Lo chiamavano il "piccolo Buddha", per via della pelata e per quel fisico che ricordava moltissimo il più venerato dagli orientali. Di classe ne aveva da vendere, giocava a centrocampo e spesso inventava assist per i compagni dell’attacco.
rassegna stampa roma
Il “Piccolo Buddha” mise in mora la Lazio
(Il Romanista-F.Bovaio) Lo chiamavano il “piccolo Buddha”, per via della pelata e per quel fisico che ricordava moltissimo il più venerato dagli orientali. Di classe ne aveva da vendere, giocava a centrocampo e spesso inventava assist...
E’ nato il 6 maggio del ’76 a Santander, cittadina spagnola sull’Oceano Atlantico, ma ha vissuto la sua parabola calcistica a Barcellona, capitale della Catalogna, sul Mediterraneo. Da un mare all’altro della Spagna Ivan De La Peña ha spopolato, facendo innamorare del suo talento non solo i tifosi della società blaugrana (nella quale è cresciuto), ma anche tanti ammiratori stranieri, tra i quali la stessa Roma, che provarono a sottrarlo al Barça in ogni modo.
Per un po’ la società catalana resistette, ma quando arrivò l’offerta della Lazio di Cragnotti cedette. Era impossibile rifiutare i trentasei miliardi ancora di lire (più l’obbligo imposto alla Lazio di prendere anche Fernando Couto, che il Barcellona riteneva ormai sul viale del tramonto) offerti dal presidente biancoceleste nonostante il suo tecnico, Eriksson, gli avesse più volte detto che a lui uno come De La Peña non serviva proprio. Il richiamo mediatico dell’acquisto, la fama del soggetto e la volontà di vincere il derby di mercato con la Roma spinsero Cragnotti a prenderlo comunque ed in effetti, sul momento, il suo arrivo nella Capitale fece davvero scalpore. Fu così che il "Piccolo Buddha" entrò nella città del Papa, che pensava potesse convertire al suo credo calcistico e che, invece, gli si ritorse contro. Nella Lazio, infatti, non spopolò, anzi alla fine deluse moltissimo, mentre quello che doveva essere il "bidone" dell’affare, Fernando Couto, giocò delle ottime stagioni in maglia biancoceleste. E pensare che quando De La Peña arrivò a Formello trovò settemila tifosi ad accoglierlo e un entusiasmo che probabilmente non si aspettava di riscontrare. Era l’estate del ’98, tredici anni fa. Calcisticamente parlando sembra passato un secolo, tanto in fretta è cambiato il mondo del pallone, italico e non, nell’ultimo decennio.
A complicare la vita del "Piccolo Buddha" ci si misero anche una serie di infortuni che ne evidenziarono la fragilità muscolare, costringendolo a trascorrere più tempo in tribuna che in campo, dove si vide in appena 14 gare nel 1998- 99 e in una sola nel 2001-02, quando tornò alla Lazio dopo averla lasciata nel ’99 e ritrovata per una breve parentesi contrattuale proprio in questa secondo stagione succitata. Il suo distacco dalla società biancoceleste fu traumatico a causa di qualche stipendio non pagato, tanto che alla fine decise di metterla in mora, nonostante dal calcolo tra lo stipendio pattuito e il tempo giocato al club di Cargnotti costò qualcosa come cinque miliardi al minuto. A memoria ci pare di ricordare che fu anche il primo giocatore o ex biancoceleste a chiedere la messa in mora per la seconda società della Capitale e solo per questo, forse, gli dovremmo anche un po’ di gratitudine. Dalla Lazio passò al Marsiglia, quindi tornò al Barcellona e dopo il breve ritorno in biancoceleste si trasferì all’Espanyol, con la maglia del quale ha giocato per nove stagioni consecutive rilanciandosi al punto di vedersi appioppare un nuovo soprannome "el mago".
Dal calcio giocato si è ritirato meno di un mese fa, il 19 maggio, annunciando la decisione in una conferenza stampa nella quale ha ringraziato tutte le società delle quali era stato tesserato per poi scoppiare a piangere. Quindi si è accasato con Luis Enrique nel Barcellona B e ora è pronto a seguirlo nella nuova avventura a Roma, dove probabilmente gli farà anche da guida.
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