(Corriere dello Sport - S.Rizzo) - L’Inter ha rischiato di vincere nel finale una partita in cui ha recitato da comparsa. La Roma, padrona del campo per almeno 80 minuti, ha rischiato di perdere perchè nel calcio contano i gol ed è difficile segnare se non si tira in porta.
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Il progetto c'è ma servono i gol
(Corriere dello Sport – S.Rizzo) – L’Inter ha rischiato di vincere nel finale una partita in cui ha recitato da comparsa. La Roma, padrona del campo per almeno 80 minuti, ha rischiato di perdere perchè nel calcio contano i gol...
Chi esce meglio dalla serata tra Gasperini e Luis Enrique? Certamente lo spagnolo, al primo risultato utile da quando è alla Roma ( perchè l’1-1 con lo Slovan Bratislava nel ritorno di Europa League è stato più di una sconfitta). Anche Gasperini si fa per dire - può festeggiare: alla quarta partita con l’Inter è riuscito a non perdere. Il che vuol dire tante cose, soprattutto che il suo progetto è ancora avvolto nel mistero. Raramente, forse mai, nella sua storia l’Inter era stata costretta a chiudersi così in difesa a San Siro.
E proprio dai tifosi sta arrivando la bocciatura più pesante: tantissimi i fischi, addirittura un boato di disapprovazione quando Muntari è entrato a sostituire Forlan. L’Inter, campione del mondo in carica, ha finito la partita con un solo attaccante in campo. Che poi abbia rischiato di vincere proprio in questo contesto è uno dei paradossi del calcio: ma la Roma aveva ceduto dal punto di vista fisico, era quasi sparita. Il che vuol dire che Luis Enrique, quando la condizione dei suoi sarà cresciuta, potrà sperare: il suo progetto è sorprendente e al limite dell’estremo, ma almeno esiste. La Roma è ormai una squadra spagnola: mai un allenatore (italiano o straniero) era arrivato a tanto nel nostro campionato, con due centrocampisti nel ruolo di terzini ( termine ormai preistorico) e tre attaccanti. Sulla scia di Guardiola, capace di schierare - in Champions contro il Milan - due centrocampisti come difensori centrali. Ma Guardiola allena il Barcellona e per ogni gol subìto è in grado di farne il doppio.
E proprio il gol è il problema più serio della Roma: appena 2 in 4 partite ufficiali. Ieri Osvaldo e Borini sono stati bravi a fare squadra, a pressare e rincorrere gli avversari, ma davanti non si sono praticamente visti. Luis Enrique fa bene a inseguire il suo progetto: per almeno 80 minuti è sembrato giocare in casa contro una provinciale che inseguiva solo il contropiede. Ma il gol non è un optional, è l’unica cosa che conta nel calcio. E lui ha, nell’organico, le risorse per ottenere il meglio. Oggi pomeriggio grande attesa per la Juve. Conte torna a Siena, dopo la trionfale galoppata dell’anno passato che riportò i toscani in serie A dopo un anno di purgatorio. Proprio quell’impresa ha convinto la dirigenza bianconera a puntare sul tecnico, che aveva già sfiorato la panchina quando allenava il Bari. A quei tempi, la Juve non lo considerò ancora pronto per il salto, e preferì imboccare strade che si rivelarono sbagliate. Conte, invece, se ne fece una ragione, e continuò a lavorare con la serietà di sempre: oggi può guidare la Juve, di cui fu capitano, con malcelate ambizioni. L’esordio col Parma è stato strepitoso, oggi serve una conferma, ma il Siena non farà sconti al suo ex comandante. Gli occhi di tutti, però, saranno fissi sull’appuntamento serale. In un San Paolo esaurito come sempre avviene per le grandi occasioni, si sfidano Napoli e Milan. Il turno di Champions si è concluso felicemente per entrambe. Sono le squadre italiane che hanno cambiato di meno, puntando più a migliorare l’organico che a trovare nuovi titolari. Mazzarri ed Allegri si giocano anche il titolo di miglior allenatore italiano: hanno squadre solide, sicure di sé. Il Napoli sogna di far durare di più il duello scudetto che l’anno passato svanì troppo presto. Intanto, parte in vantaggio di punti, e certamente giocherà senza complessi d’inferiorità. Non si accontenterà del pareggio, come del resto farà il Milan. Che però, alla fine, se dovesse finire pari, sarebbe la squadra più soddisfatta.
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