rassegna stampa roma

Il professionista De Rossi

(Guerin Sportivo) Si potrà parlare di progetto Roma con la partenza di uno dei suoi simboli?

Redazione

(Guerin Sportivo) Si potrà parlare di progetto Roma con la partenza di uno dei suoi simboli?

La situazione di Daniele De Rossi è molto chiara, anche se in Italia il trattamento-Montolivo è sempre dietro l’angolo:il contratto gli scade il prossimo giugno, quando avrà 29 anni, sul tavolo ha offerte da parte di club più ricchi del mondo ma soprattutto quella (a quanto risulta) del Manchester City dove Mancini ritiene che l’uomo per il definitivo salto di qualità sia lui. La Roma, di DiBenedetto o di chiunque altro, non arriverebbe mai agli 8 milioni di euro netti a stagione di cui si parla, la scelta per un professionista sarebbe ovvia. Anticipare la partenza a gennaio significherebbe far guadagnare qualche milione alla sua squadra del cuore, aspettare giugno vorrebbe invece dire intascarsi personalmente quei milioni facendoli spalmare sul nuovo ingaggio. Nessuna persona, in qualsiasi professione, avrebbe dubbi sulla linea da tenere. Ma i media sportivi ritengono di solito giusto il calcio nel sedere preso dalla società a fine contratto quando non servi più, e invece ingiusta la scelta di convenienza del calciatore.

 

2. La libertà di decoder all’interno dell’Unione Europea comincia a fare paura a molti, ma è indicativo che i più preoccupati siano gli operatori televisivi (che in teoria avrebbero altri contenuti) invece dei club di calcio che dai diritti tivù traggono oltre la metà (in certi casi tre quarti) del fatturato. Significa, in altre parole, che i vari campionati nazionali potrebbero nel medio periodo recuperare gli stessi soldi con una contrattazione unica per i diritti negli stati della UE, mentre le tivù che hanno fondato il loro modello di business sugli oligopoli territoriali rischiano di perdere il principale motivo per cui la gente compra le loro smart card. Insomma, il vituperato calcio sarà fondamentale per definire il futuro del mercato televisivo europeo. Cosa consiglieranno i consiglieri di Infront? In un mercato libero, di chiedere molti ma molti più soldi a Mediaset e Sky, mettendo nel pacchetto anche i diritti esteri che a questo punto sono ‘esteri’ solo in teoria. In un mercato non libero non sappiamo.3. Qualche giorno fa avevamo scritto dell’apprezzamento di Prandelli per Osvaldo, adesso complice la schiena di Balotelli Osvaldo si è davvero materializzato nel ritiro azzurro scatenando le solite polemiche sugli oriundi. Come se fosse un problema di passaporto, una mera questione amministrativa, da risolvere a seconda della convenienza sportiva. Invece la domanda è sempre la stessa: il bambino Osvaldo, nella Buenos Aires degli anni Novanta, sognava di emulare le gesta di Hernan Crespo con la nazionale argentina o quelle di Christian Vieri con gli azzurri? Ecco, senza strumentalizzazioni politiche l’identità nazionale, quando si parla di sport, è molto semplice da valutare. 4. La Football Association ha ribadito per l’ennesima volta che con Capello i saluti arriveranno dopo Euro 2012, sperando che la chiusura del quadriennio sia su una nota alta e non in linea con la mediocrità finora vista a livello di gioco da parte dei Leoni (a Sudafrica 2010 il peggio del peggio, però con un guizzo di orgoglio contro la Germania e un gol clamoroso non convalidato a Lampard che forse avrebbe cambiato la storia) allenati dal tecnico che senza un vero perché (a parità di squadra in Italia vale Ranieri, mentre in Europa tolto da ‘quel’ Milan ha sempre combinato poco) è nel mirino di Moratti ma soprattutto di Marco Tronchetti Provera. Per la gioia di Marco Branca da non escludersi il pacchetto completo, comprensivo anche di un Franco Baldini che nel progetto Roma c’è e al tempo stesso non c’è. Ranieri è troppo navigato e intelligente per non sapere che il suo scudo stellare sarebbe solo un grande trofeo alzato. Ipotesi improbabile, per l’Inter di quest’anno: i contratti pluriennali servono però anche a guardare al futuro con minore apprensione.5. L’entourage di un famoso calciatore (non diciamo nemmeno di quale nazione, preveniamo i commenti dicendo che ce la siamo inventata come ipotesi scolastica)ha sparso la notizia di problemi al fegato per il campione: abuso di creatina, forse anche altro. Quello che si può scrivere con certezza è che gli attuali controlli nel calcio, non solo italiano, non hanno mai fatto emergere il doping di squadra ma solo singole situazioni (un classico è la colpa data al medico della nazionale o a prodotti di erboristeria). Quante volte gli ispettori della Wada o del Coni si sono presentati all’alba, a sorpresa, nelle case di Ibrahimovic, Sneijder, Del Piero, Totti? Zero. Cioé circa 50 in meno rispetto a quelle in cui Lance Armstrong è stato buttato giù dal letto. Non stiamo dicendo che i calciatori sono tutti dopati, meno che mai quelli sopra citati, ma solo che nessuno ha interesse a saperlo. Nessuno scende in piazza per Ivan Basso, mentre i canottierati ruttanti del ‘Giù le mani dalla…’ (squadra a caso, è uguale) si sentono subito toccati sul vivo. Stefano Olivari