(Corriere dello Sport) - Per favorire un approccio non sommamente stressante delle “ grandi”, concentrate sui cruciali turni di esordio delle gare in ambito europeo, il calendario nazionale del calcio a quei tempi di norma congegnava impegni sulla carta meno duri e snervanti per le squadre qualificate,
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Il precedente: Vincenzi, Maldera e Falcao. Milan ko la Roma vola
(Corriere dello Sport) – Per favorire un approccio non sommamente stressante delle “ grandi”, concentrate sui cruciali turni di esordio delle gare in ambito europeo, il calendario nazionale del calcio a quei tempi di norma...
dal responso crudo ma onesto del campo l’anno innanzi, come regine del massimo torneo. Così la Roma, ornata di scudetto e proclamata pertanto, nella sua veste sgargiante, la migliore, approfittando di quel morbido avvio elaborato dal rudimentale computer della Lega, si involava, rodata nei meccanismi di gioco oliati e scintillanti e sempre sveglia, verso la vetta a lei già familiare. In tal contesto, per la terza giornata era fissato, nell’autunno incipiente del 1983, l’impegno casalingo con una formazione neopromossa, giustappunto riemersa, apparendo impacciata e titubante alquanto nella parte, dai meandri, asfissianti e molesti, della “ cadetteria”. La matricola Milan, vantando invero trascorsi epici, diffuso e caldo affetto popolare e nobile lignaggio, era tristemente incappata, di recente, in qualche disdicevole, doloroso inciampo di percorso. Il Diavolo era stato infatti per due volte precipitato a forza e fuori da ogni metafora all’inferno, causa sanzione inflitta dal giudice sportivo, quindi per frana di ordine tecnico, epocale, violenta ed inattesa. La forte e saggia Roma mostrò pieno rispetto per l’avversaria allora declassata ma comunque imbattuta, da tre lustri abbondanti, sul prato dell’Olimpico romano. I giallorossi incrociavano, forse nervosi e un poco scaramantici, le dita, ripromettendosi al contempo alfine di sfatare la infausta, duratura tradizione. Nel pomeriggio inondato di un sole prepotente ancora estivo, con il conforto di uno stadio strapieno e infervorato, i maestri celebrati in Italia della “zona” tessevano la tela arrembante e continua dell’azione, promuovendo un assedio intenso ma sapiente al fortino, tremebondo e ansimante, rossonero, preservato dai decisivi, ripetuti interventi volanti del portiere. Ferita da un gol beffardo del jolly milanista Battistini, scaturito da inopinato, inconsueto disguido difensivo, la Lupa, già fremente, ruggiva a piene fauci inferocita, esplodendo estro, rabbia e talento all’infinito. Due astuti ex, lo sgusciante Vincenzi e poi Maldera, con consueta, precisa legnata scagliata da lontano, ribaltavano presto il risultato, improntando a forma di lieta disinvoltura la partita. Il tris, nella ripresa, giungeva su acuto personale del “Divino”, concupito nell’estate rovente da Milano, poi rimasto sul proscenio dell’Urbe, per orchestrare i colleghi da immenso direttore.
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