(Corriere dello Sport -F. Massuero) - L’ agile e di norma armoniosa Roma approntata, con solerte cura ed ingegno, da Spalletti, gravata, nell’organico e dunque anche nel gioco, da defezioni in serie imposte da infortuni e squalifiche a catena, assorbita peraltro dai pensieri, certo preponderanti, della sfida imminente di Champions fissata con gli inglesi, affrontava l’ostacolo non comodo del Siena, nell’intento di superarlo ovviamente e poi stabilizzarsi nei quartieri più consoni al suo rango in graduatoria.
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Il precedente: Taddei firma il goal dell' ex con un magico colpo ad effetto
(Corriere dello Sport -F. Massuero) – L’ agile e di norma armoniosa Roma approntata, con solerte cura ed ingegno, da Spalletti, gravata, nell’organico e dunque anche nel gioco, da defezioni in serie imposte da infortuni e...
In un mite, capitolino sabato serale, nel declinante inverno del 2009, gli oliati meccanismi della squadra apparivano, quindi, non fluidi e la manovra ariosa esibita nel passato, in virtù di un copione inscenato a menadito, stentava a riprodursi sfrontata sul campo e a decollare. La rognosa partita fu risolta, nella ripresa in fase già avanzata, da un pezzo di bravura senza uguali. Taddei, per solito calato nei panni umili ed ordinari del cursore, quantunque assiduo, fidato e generoso, sollecitava il suo estro sopito ma innato brasiliano: liftando ad arte il cuoio complice, col destro, creava una parabola bizzarra nello stadio incantato e ammutolito, impregnandola di effetto prodigioso. Dopo tragitto lungo e roteante la sfera, forse teleguidata con la mente, si insaccava ossequiosa e mansueta nell’incrocio, sbeffeggiando l’attonito portiere. Il “Don Rodrigo” carioca, di tempra tutt’altro che malvagia e prepotente, aveva realizzato così, da ex di prima classe, l’assai prezioso gol della vittoria. Giovincello, egli era infatti assurto a stella del complesso senese, conducendo il club della nobile città delle contrade al debutto nell’empireo del football nazionale e puntellandone con dedizione e sudore, poi, la permanenza. La festa attesa da cent’anni e gioiosa fu violata da un lutto quale nessuno atroce e colossale: l’improvvisa scomparsa, durante i caroselli, dell’adorato, inseparabile fratello, compagno di sogni, di progetti di vita e di avventure. Si narra che, da allora, il ragazzo abbia preso a celebrare le marcature con sobrietà di stile e in modo intenso, mimando, con il vibrare ritmico del pugno sotto la maglia sudata in pieno petto, pulsazioni del cuore frementi, in memoria perenne di Leonardo. Stregato dalla casacca dai solari colori giallo e rosso, si dedicava alla causa della sua nuova Lupa con solerzia e fiera abnegazione. E produsse, a furia di studiare e di provare, un virtuosismo smarcante, impostato su un gioco di prestigio con le gambe, divertente alla vista e assai spettacolare. Lo “brevettò” con il nome di “Aurelio”, in omaggio a un assistente tecnico in staff, suo gran mentore.
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