rassegna stampa roma

Il Pipita, figlio d’arte che è nato in Francia e segna gol a raffica

(Il Romanista – V.Valeri) – Fisico possente, ottima corsa negli ultimi venti metri, colpo di testa e colpi di classe abbinati a gesti di pura semplicità: Gonzàlo Higuaìn è questo e tanto altro.

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(Il Romanista - V.Valeri) - Fisico possente, ottima corsa negli ultimi venti metri, colpo di testa e colpi di classe abbinati a gesti di pura semplicità: Gonzàlo Higuaìn è questo e tanto altro.

Ventiquattro anni da compiere il prossimo 10 dicembre, l’attaccante del Real Madrid è ufficialmente un obiettivo di mercato di Franco Baldini. Sì, perché l’ex direttore sportivo della Roma tricolore, attuale general manager della nazionale inglese e a breve direttore generale giallorosso, vuole curare personalmente la trattativa con le merengues per il cartellino dell’argentino. È lui che lo ha portato in Spagna a gennaio del 2006, lui che ci ha creduto e lo ha convinto a fare il grande salto in una squadra di prime donne viziate e snob, ma vincenti. La Roma probabilmente saluterà Mirko Vucinic, Jeremy Menez e forse anche Marco Borriello, quindi il reparto offensivo necessita di nuova linfa. Proprio dalla cessione di questi tre – il montenegrino fa gola a Juve, Manchester, Tottenham e Blackburn, l’ex Milan e il francese potrebbero andare al Psg - , a Trigoria avrebbero il cash necessario per presentarsi a Madrid con l’offerta giusta, più vicina possibile ai 30 milioni di euro, valutazione verosimile per Higuaìn.

IL CALCIO E’ DI FAMIGLIA Gonzàlo Higuaìn lega da subito la sua vita al calcio, poiché il padre Jorge è stato un difensore in diversi club argentini, dal San Lorenzo al River, passando anche per gli acerrimi nemici del Boca Juniors. Un vero cagnaccio, tipico per gli anni 70 e 80, che comunque riuscì a ottenere un contratto in Europa, allo Stade Brestois 29. E’ proprio lì, in una cittadina portuale sulla punta settentrionale estrema della Francia, che è nato Gonzàlo. Ed è lì che ha rischiato di morire, a soli 10 mesi, per un attacco di meningite: «L’ambulanza non arrivava mai – racconta il padre – così lo presi e lo portai all’Ospedale dei Bambini, il più vicino a dove vivevamo. Lo hanno salvato per un soffio, stava malissimo». Ma la malattia e lo spavento non indeboliscono la stoffa del Pipita, che tornato nel paese natìo con la famiglia alla fine dell’esperienza paterna, sin da piccolo inizia ad appassionarsi al calcio. In Francia ci tornò solo nel 1998, nell’anno dei Mondiali, quando Daniel Passarella – attuale presidente del River – incaricò Jorge Higuaìn di andare a caccia di talenti. Gonzàlo ha un fratello maggiore, attaccante del Colon, classe ’84. Qualche anno fa, l’attuale centravanti madridista lo definiva «più bravo», ma i numeri lo hanno smentito. Il più bravo, in famiglia, è lui.

DA UN PALCOSCENICO ALL’ALTRO Dopo un paio di anni nelle giovanili dei Millonarios, Gonzàlo riesce ad esordire in prima squadra, a 17 anni compiuti. Grande emozione e orgoglio, ma la fiducia del tecnico Astrada è totale e i colpi iniziano a farsi vedere. La maglia del club più antico del paese pesa molto, ma non per il Pipita, che dopo le sei presenze senza gol nella stagione 2004/2005, comincia a ingranare: 5 l’anno dopo – ma il rapporto con Reinaldo Merlo non è dei migliori - e ben 8 tra l’estate del 2006 e gennaio 2007, quando sulla panchina è seduto Passarella. Franco Baldini se ne accorge e così a dicembre 2006 vola a Buenos Aires con una valigia piena di soldi e sbaraglia la concorrenza di molti club europei, tra questi la Lazio – ci provò Sabatini – e il Milan, con Braida che a novembre provò un blitz inutile; rimasero a bocca asciutta anche il Chelsea di Abramovich e il Bayern. Il Real se lo assicurò, pagandolo anche più del concordato: il prossimo dg romanista aveva chiuso a 10 milioni, ma il suo presidente dichiarò pubblicamente che l’affare era stato definito in base a 12. Un errore da principianti, pagato caro – in tutti i sensi - , ma di sicuro ammortizzato col tempo.

GOL, SCUDETTI E SELECCIÒN La prima stagione di Higuaìn in Spagna non è esaltante. La voglia di mettersi in mostra davanti agli esigenti tifosi del Santiago Berbabeu lo fanno sbagliare molto. Fabio Capello gli concede solo 19 match, durante i quali trova la via della porta in sole due occasioni. Il Real vince la Liga, ripetendosi anche l’anno dopo, nel quale il Pipita migliora lo score: 8 gol in 25 partite. I due anni successivi confermano le tante cose buone dette su di lui: 49 gol in 66 partite, una media altissima che gli apre le porte della nazionale. Sì, ma quale? Qualche anno prima, l’antipatico Domenech aveva fatto pressioni perché accettasse la chiamata dei Galletti, data la sua nazionalità. Ma su consiglio paterno, il giovane Gonzàlo non aveva accettato: aspettava il passaporto argentino, per poter sperare nella Selecciòn. La chiamata arriva da Maradona nell’ottobre 2009, per la gara casalinga contro il Perù, valida per il girone A di qualificazione ai Mondiali dell’anno successivo. Il Pipita risponde con un gol, siglato al 47’ su assist di Pablo Aimar. In Sudafrica l’ex River si scatena: il 17 giugno realizza una tripletta alla Corea del Sud nella seconda gara del girone, poi sigla il 2–0 dell’albiceleste ai danni del Messico negli ottavi. La corsa dei sudamericani si infrange rumorosamente contro la Germania, che polverizza il bel castello costruito dal Pibe de Oro.

POCO SPAZIO Nella stagione successiva al fallimento mondiale, Higuaìn torna ad essere un comprimario nel pollaio targato Moruinho. Viene acquistato Benzema dal Lione, poi preso in prestito Adebayor dal City mentre a centrocampo, ma con ampia licenza di offendere, si vedono i volti giovani e nuovi di Ozil e Di Maria. Ci si mette anche un infortunio fastidiosissimo alla schiena, che lo tiene in ambasce da fine novembre a inizio aprile; nonostante questo, l’argentino nato in Francia sotto il segno del Sagittario – e del dio pallone – sigla 10 gol in 17 apparizioni, raramente da titolare. Adesso che l’ex Special One si è quasi assicurato le prestazioni del brasiliano Neymar e ha già in rosa il turco- tedesco Nuri Sahin, gli spiragli che danno sul campo da gioco si assottigliano sempre di più, diventando quasi porte chiuse. In Italia lo vorrebbe anche la Juventus, con il Napoli che sogna un colpo che, nonostante la Champions, risulta proibitivo. Non lo è per la Roma, ma ci sarà da aspettare, almeno fino alla fine della Copa America.