rassegna stampa roma

Il nuovo Tommasi: «Io sindacalista giovane e incosciente»

(Corriere della Sera – A. Pasini) – Damiano Tommasi è abituato a giocare per vincere. Lo ha fatto anche domenica, quando ha conquistato la promozione in prima categoria con il Sant’Anna d’Alfaedo, la squadra dove gioca ancora con...

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(Corriere della Sera - A. Pasini) - Damiano Tommasi è abituato a giocare per vincere. Lo ha fatto anche domenica, quando ha conquistato la promozione in prima categoria con il Sant’Anna d’Alfaedo, la squadra dove gioca ancora con tre fratelli.

«Corro meno di una volta e mi alleno poco perché ho cinque figli. Insomma, gioco proprio da 37enne...» . Ma se 37 anni sono troppi per il calcio vero di sicuro sono l’ideale per un impegno politico in un ambiente fin troppo paludato come quello del pallone italiano. «Sono meno esperto di lui, ma magari la giovane età mi darà la giusta incoscienza per le battaglie» ,dice Tommasi. Il «lui» , va da sé, è Sergio Campana, che ieri ha lasciato ufficialmente la presidenza dell’Associazione calciatori dopo 43 anni. Ora al suo posto c’è Tommasi, e questo tutto sembra tranne che un incarico comodo. Da un lato, c’è da raccogliere l’eredità pesante di una figura che ha creato dal nulla l’Aic nel 1968 e ha fatto la storia delle battaglie sindacali dei calciatori in Italia. Dall’altro, c’è il confronto non facile con interlocutori tradizionalmente poco accomodanti e con un’opinione pubblica mai tenera contro la categoria dei cosiddetti «privilegiati» . L’idea generale di Tommasi «è rendere la voce dei calciatori unita, propositiva, credibile. Farsi ascoltare senza essere travisati e trasmettere il concetto di fair play, perché ogni gesto può avere una risonanza che non ci aspettiamo» . La base dei calciatori è con lui. Sa che Damiano è ancora uno di loro e li sa ascoltare, dotato— come dimostra il suo passato di calciatore atipico, consapevole che il mondo non finisce dentro uno stadio— di una sensibilità speciale. Il primo tema in agenda sarà chiudere a breve l’accordo collettivo con la Lega di serie A, operazione per la quale Campana, rimasto come presidente onorario, ha ottenuto una delega per la firma. Il resto sarà un percorso ad ostacoli. C’è il tema della riduzione del numero delle squadre professionistiche da incrociare con la necessaria salvaguardia dei posti di lavoro. C’è la questione del rilancio dei settori giovanili e quella dei pagamenti degli stipendi: l’Aic spiega che la vicenda Bari (a rischio iscrizione per la prossima stagione) è monitorata da vicino e che in Lega Pro ci sono una quindicina di squadre che non hanno rispettato le scadenze trimestrali. E c’è infine il problema extracomunitari, definito con un eufemismo «delicato» . Ci sarebbe da scappare terrorizzati. Ma uno che, oltre a uno scudetto con la Roma e un titolo europeo Under 21, in 16 anni di carriera non si è fatto mancare niente— dal ritorno dopo un infortunio stronca-carriera che lo ha tenuto fuori dai campi un anno e mezzo, a giocare a 1.500 euro al mese fino all’emigrazione nelle periferie dell’impero calcistico come lo spagnolo Levante (dal quale avanza ancora un bel po’ di soldi)—, non si spaventa certo: «È dura ma ci provo» . Dandosi un tempo non eterno. «Come primo atto abbiamo limitato a tre il massimo dei mandati» . Considerando i 18 mesi che chiudono il quadriennio Campana, vorrebbe dire non oltre i 9 anni e mezzo. «Alla fine non è così tanto, no?— sorride Damiano —. —. È meno della mia carriera calcistica...» . Ma abbastanza per provare a cambiare qualcosa.