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Il gioco del' otto

(Il Messaggero – U. Trani) – Italiani e stranieri, esperti e giovani, potenti e tecnici. Soprattutto tanti. La Roma, in questa stagione, si affiderà al gioco dell’otto in ogni partita. Perché per Luis Enrique, in avanti, ci sarà...

Redazione

(Il Messaggero - U. Trani) - Italiani e stranieri, esperti e giovani, potenti e tecnici. Soprattutto tanti. La Roma, in questa stagione, si affiderà al gioco dell’otto in ogni partita. Perché per Luis Enrique, in avanti, ci sarà sempre e comunque l’imbarazzo della scelta tra otto attaccanti.

 

A Totti e Borriello che erano a Trigoria già l’anno scorso, risultando tra l’altro i migliori realizzatori giallorossi con 17 reti a testa, ora faranno compagnia i quattro nuovi acquisti Lamela, Bojan, Osvaldo e Borini e i due del vivaio Okaka, rientrato dal prestito al Bari, e Caprari, salito dalla Primavera già nel finale della scorsa stagione con Vincenzo Montella. Non sappiamo se a gennaio qualcuno se ne andrà, Borriello e Okaka i più gettonati, ma il turn over in campionato, adesso che non c’è più l’Europa League, è quasi scontato.

Bisognerà aspettare domani per capire se il tecnico asturiano li convocherà tutti per la partita con il Cagliari all’Olimpico, anche perché tre, in ogni partita, rischiano di finire in tribuna. La differenza, al momento, la fa Lamela. Non sarà ancora disponibile per domenica pomeriggio e più avanti proverà anche da centrocampista, nonostante abbia già chiarito di sentirsi punta esterna. Meno male che la Roma di punta avrà come sistema di gioco il 4-3-3. Con il tridente, tre in campo li vedremo sempre. Da qualche giorno è iniziata la corsa al posto da titolare per i cinque italiani e i tre stranieri che, grande vantaggio per l’allenatore, sono di lingua spagnola. C’è da appuntarsi i primi tre numeri: 14-10-9. E’ la possibile prima giocata di Luis Enrique. Sono le maglie di Bojan, Totti e Osvaldo, i tre attaccanti che spesso in questi giorni stanno facendo reparto in allenamento. Non sarebbe una scelta casuale: lo spagnolo e l’italoargentino sono i due giocatori, tra gli undici acquisti, suggeriti con più convinzione dal tecnico di Gijon a Walter Sabatini. Con il capitano hanno le cifre migliori nelle ultime stagioni. L’altro è Borriello, primo cambio di Osvaldo e Bojan. Mancando ancora due allenamenti, non si può avere la certezza che sarà questo il tridente dell’inizio di campionato. Luis Enrique rinunciò a Totti nella gara d’andata contro lo Slovan perché, in due sedute di lavoro, il capitano non lo aveva convinto come intensità e applicazione. Basta poco, dunque, per ribaltare la situazione di partenza. In più non bisogna sottovalutare la candidatura di Caprari che, nelle due gare di Europa League, è stato l’attaccante più vivace e anche quello che ha concluso di più in porta. Borini, invece, è appena arrivato e lo staff tecnico deve ancora scegliergli la posizione migliore nel tridente. Okaka, rispetto agli altri, è dietro. La ricchezza del reparto riguarda soprattutto i ricambi per i due attaccanti esterni. Attenzione, non di fascia, perché non devono stare troppo larghi: la corsia deve essere libera per permettere ai terzini di affondare. Tutti e otto possono giocare a destra o a sinistra: Luis Enrique spesso gli cambia lato in partita. Pochi possono stare in mezzo. Chi sta al centro non fa il centravanti, ma il trequartista. E’ il ruolo di Totti, ma può abbassarsi lì anche Bojan. E, chissà, anche Lamela.

«Sono rimasto perché, prima della fine del mercato, la società e l’allenatore mi hanno detto che mi ritenevano indispensabile per questo progetto» la confessione di Marco Borriello a Sky Sport 24. Il centravanti racconta solo quello che può dire. Dimentica di aver chiamato il Milan, a due giorni dalla chiusura delle negoziazioni, per dare la disponibilità ad abbassarsi l’ingaggio. Bisogna capirlo. In pochi giorni da titolare era diventato cedibile: «Quando ho saputo che volevano farmi partire ci sono rimasto di stucco. Avevo giocato quasi tutte le partite del precampionato. Poi sono stato schierato nella prima gara di Europa League e il giorno dopo mi hanno messo sul mercato. C’era confusione in quei giorni, non c’era molta sinergia. Con quella scelta potevo perdere mercato. Negli ultimi due giorni la sinergia è stata ritrovata. Il trenta agosto mi ha convocato Sabatini, il giorno successivo Luis Enrique: tutt’e due per dirmi che rimanevo perché mi considerano importante. Potevo andare in tre o quattro società, ma io preferivo restare. Totti e Luis Enrique saranno le nostre armi in più. L’allenatore è un valore aggiunto, ha le idee chiare, grandi motivazioni e grande mentalità. Se ognuno di noi riuscirà a fare quello che ci chiede, si divertiranno i tifosi, ci divertiremo noi e riusciremo a raggiungere traguardi importanti. Io ho giocato con cinque palloni d’oro, Francesco è al loro livello».

Intanto a Trigoria, Luis Enrique prova De Rossi da intermedio destro (Gago in mezzo e Pjanic a sinistra) e insiste su Cassetti centrale (l’alternativa è Heinze).