rassegna stampa roma

Il generoso Osvaldo sente aria di derby

(Gazzetta dello Sport – S.Vernazza) – La prima volta da titolare in Nazionale, nel «suo» Olimpico. Pablo Osvaldo, italiano d’Argentina e attaccante della Roma, vivrà una serata particolare. L’Uruguay inteso come squadra...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - S.Vernazza) - La prima volta da titolare in Nazionale, nel «suo» Olimpico. Pablo Osvaldo, italiano d'Argentina e attaccante della Roma, vivrà una serata particolare. L'Uruguay inteso come squadra veste maglie celesti, più o meno della stessa tonalità di quelle della Lazio.

L'Uruguay inteso come nazione è dirimpettaio dell'Argentina, sta dall'altra parte del Rio de la Plata, e la rivalità tra i due Paesi è forte. Ci siamo capiti, la parola chiave è derby. Italiano convinto Osvaldo non si nasconde dietro le parole: «Sì, per me sarà quasi un derby, sono argentino, però adesso gioco per l'Italia. Ho fatto questa scelta e non la rinnego». Già che ci siamo, via un'altra spina: «Gioco per meriti miei, non perché dei colleghi (Rossi e Cassano, ndr) stanno male». Oggi l'attacco azzurro sarà formato da due italiani particolari: Mario Balotelli, nato da genitori ghanesi e affidato a una famiglia di Brescia, e l'oriundo romanista. Una Nazionale sempre più multietnica. Osvaldo dà un taglio all'argomento: «Quello che avevo da dire l'ho detto («Sono più italiano io di tanti leghisti», ndr). Mi sento parte di questo Paese, dove crescerò i figli. I miei genitori vivono in Argentina, starò un po' qua e un po' là, ma in Italia costruirò il futuro».

Due parole su Balotelli: «Mario in campo parla da solo. Alle spalle ha una squadra che gioca a memoria. Cavani è un centravanti ideale, ma per me la consacrazione è giocare con Pirlo, Montolivo, De Rossi e gli altri». Per chiudere una piccola rivelazione: «Pirlo è il più simpatico del gruppo». Ricordando Ciccio Una domanda striscia sotto traccia: Osvaldo non ricorda un po' Francesco Graziani, il «generoso» Ciccio, campione del mondo 1982 ed ex attaccante di Torino e Roma? Graziani in persona conferma l'impressione: «Vero, per quanto corre, sgomita e lotta mi rivedo in Pablo. Io ero più forte di testa - anche se lui non è per niente scarso - e più veloce, ma come Osvaldo davo tutto. Liedholm però mi chiedeva di non ripiegare troppo, di scendere al massimo fino alla metà campo, perché rischiavo di perdere lucidità davanti alla porta». Un altro grande del calcio che può parlare con cognizione dell'argomento è Fulvio Collovati, compagno di Graziani in Nazionale nel 1982 e all'Udinese nel 1986-87. «Sì - dice Collovati, stasera all'Olimpico nel ruolo di pagellista della Rai -, il paragone è corretto. Ciccio l'ho marcato un sacco di volte, in partita e in allenamento. Osvaldo è il prototipo della punta moderna: non pensa soltanto al gol, lavora per la squadra. E lo stesso faceva Graziani nella seconda parte della sua carriera, quando svariava. All'inizio, nel Toro, si muoveva da centravanti puro. Di testa era bestiale: ecco, questa è la grande differenza con Osvaldo». Che dell'accostamento può essere fiero, perché Ciccio Graziani vanta 64 presenze e 23 gol in Nazionale. Provi a prenderlo, se ci riesce.