rassegna stampa roma

Cartolina dall’isola che poteva e doveva esserci

(Il Romanista) – Questa è una cartolina dall’isola che non c’è o, meglio, dall’isola che poteva e doveva esserci: quella di una stagione che nelle premesse e nei nomi doveva essere vincente; nella logica, anzi, perché quando si...

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(Il Romanista) - Questa è una cartolina dall’isola che non c’è o, meglio, dall’isola che poteva e doveva esserci: quella di una stagione che nelle premesse e nei nomi doveva essere vincente; nella logica, anzi, perché quando si hanno giocatori del genere ci vuole un autolesionismo degno dei vertici del PD per non condurre quantomeno una stagione di vertice.

Anche ieri sera, abbiamo avuto una serie di conferme di quanto pregio, gettato al vento dell’inconcludenza e della stramaledetta mancanza di stimoli, ci sia in questa rosa, dalla linea difensiva in su.

Tanto per dirne una: 65’, sull’out sinistro d’attacco dell’Inter, uno contro uno Pazzini-Juan; dalla dinamica sembra che l’energia cinetica non possa che portare il Pazzo ad andarsene, filando verso il fondo, per il modo in cui sembra essersi riuscito a portarsi avanti la sfera.

Sembra, perché Juan, tornato in quattro giorni il Denzel Washington della retroguardia giallorossa, con un’eleganza che sembra quella dell’uscita dalla chiesa in “American gangster’s”, si protende come al solito con una frazione di secondo in più rispetto all’occhio di chi guarda, che arriva un attimo dopo, assieme ad una miriade di attaccanti avversari, quando Juan gioca così, cioè come sa, tra i primi al mondo per senso e stile dell’anticipo. Che in questo caso oltre ad essere anticipo è anche tunnel e punizione guadagnata alla Roma.

“Che giocatore!” esclami, non c’è molto altro da dire, ti chiedi solo dove tenga lo scettro, visto il portamento. Due serate contro le milanesi, un campionario di stilemi tecnici e di tempistica difensiva che pochi altri centrali al mondo possono esprimere con questa densità e concentrazione. Poi, ripensi a quella che è stata la stagione, quella collettiva e la sua personale e soprattutto guardi i numeri, in particolare quelli al passivo. Dove sta il paradosso? Qual è la realtà e quale la finzione?

Giocatori del genere dovrebbero essere una garanzia, quantomeno per tenere sempre all’ultimo piano la famosa (per noi famigerata, in verità) asticella dei sogni; invece è dalla fine di agosto che campiamo di costernazione, per la mancanza di coerenza tra valore tecnico e risultati: ad esempio, in quella sciagurata trasferta di Genova contro la Samp, quale dei suoi ripudiati gemelli aveva giocato al posto di Juan?