(Il Romanista-FOTOGRAMMA-P.Marcacci) Sapete qual’è il privilegio di una rubrica come questa? Sta nel fatto che, chiamandosi Fotogramma, chi la scrive può permettersi di isolare, appunto, un’immagine e prenderla per quello che è e che rappresenta, anche se è totalmente fine a se stessa.
rassegna stampa roma
Parlando di futuro, una nuova era comincia bene se non si rinuncia a Vucinic
(Il Romanista-FOTOGRAMMA-P.Marcacci) Sapete qual’è il privilegio di una rubrica come questa? Sta nel fatto che, chiamandosi Fotogramma, chi la scrive può permettersi di isolare, appunto, un’immagine e prenderla per quello che è e che...
Decontestualizzare, insomma, astraendo l’immagine stessa dal resto di una serata pressoché vuota di significato (“Europetta” a parte), poco gremita a livello di pubblico (comunque più numeroso di quanto ci si potesse aspettare), con avversari che possono esibire soltanto una dignità tardiva. Oltre che decontestualizzare, questo Fotogramma dovremmo tra l’altro anche insonorizzarlo, perché soltanto qualche minuto dopo si ha, col rimbombo dei fischi che toccano al suo realizzatore, la conferma che certi fotogrammi non fanno primavera, soprattutto se si arriva a maggio con i sogni già dismessi da aprile.
Però se uno può permettersi di prescindere da tutte queste considerazioni, allora persino in un Roma-Samp dai ritmi balneari può cogliere il pregio estetico che c’è in tutto ciò che Mirko Vucinic condensa nei due secondi del 2-1, perché in quella palla trattata con l’elastico, nascosta pure ad uno spicchio di Tribuna Tevere ci sono le spiegazioni della definizione (“giocatore da Barcellona”) che comunque ancora si può dare di lui, nonostante tutto il biasimo che s’è chiamato addosso in più di un’occasione, i goal (quelli facili) sbagliati e che avrebbero potuto arrotondare il suo bottino e fatto tacere molti critici (alcuni dei quali, come sempre in città, critici per partito preso), l’aria indolente che spesso gli è stata rimproverata, anche se poi per gente dal tasso tecnico inferiore al suo viene giustificata e chiamata “tassa da pagare al talento”.
La summa di fondamentali che mette in mostra sfruttando la “biglia” che in corridoio gli offre il Capitano è una di quelle cose che andrebbero mostrate a chiunque frequenti una scuola-calcio, per quanto attiene a controllo, scelta di tempo, dribbling eccetera eccetera eccetera... In tutti questi eccetera ci sono le qualità di un giocatore sopraffino che chiunque capisca di calcio non deve neppure soffermarsi a sottolineare, perché troppo evidenti; che poi non siano servite, quest’anno, a cambiare la pessima stella stagionale, è purtroppo un fatto. Ma, parlando di futuro, una nuova era comincia bene se si rinuncia ad un giocatore così?
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