rassegna stampa roma

Dalla melma emerge sempre il cigno del Capitano

(Il Romanista – P.Marcacci) Quanti Fotogrammi abbiamo cominciato e poi azzerato l’altro ieri sera? Tanti, troppi, come i peli delle sopracciglia di Clemente Russo da Nola, o come le occasioni da goal per il Bari e le conseguenti...

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(Il Romanista - P.Marcacci) Quanti Fotogrammi abbiamo cominciato e poi azzerato l’altro ieri sera? Tanti, troppi, come i peli delle sopracciglia di Clemente Russo da Nola, o come le occasioni da goal per il Bari e le conseguenti preoccupazioni che alla retroguardia giallorossa ha causato un certo Erik Huseklepp, novello Palancac he ha il nome di un divano dell’Ikea

ma che invece di essere svedese è norvegese (in primo piano somigliantissimo al Massimo Boldi degli esordi); sempre da quelle parti comunque, ché per conoscere contro di noi il proverbiale quarto d’ora di celebrità ci  verrebbero anche dal Circolo Polare, Artico o Antartico, se potessero. Oppure come le amnesie di Juan? Alla fine, dalla melma emerge sempre il cigno del Capitano, l’unico a non essersi sporcato le piume in una serata per larghi tratti avvilente, nitido nella muscolatura sottolineata in ogni movenza e soprattutto sorridente nell’oro della maglietta celebrativa, con la risata che istantaneamente seppellisce quegli idioti, nella fattispecie tifosi del Bari, che lo insultano mentre rilascia le dovute dichiarazioni. Gente di Serie B,molto più della dignitosa  compagine di Mutti che sta mostrando un impegno impeccabile di domenica in domenica. Il Capitano si è scelto traiettorie d’autore, ha arredato una partita per il resto spoglia e cadente; come se Renzo Piano decidesse di rifare gli interni di una baracca, per capirci.

Comincia con una punizione che oltre ad aggirare la barriera che Gillet piazza come un casellante distratto, aggira anche un momento già critico, visto che già si era nella totale incredulità. Calcia con una postura talmente plastica che sembra la scena di un film, provata e riprovata come la rovesciata di Pelè in Fuga per la vittoria, invece è solo la perentoria punizione dell’uno a uno,con il frullo della rete che scuote il paesaggio quasi lunare del San Nicola. Porta numeri al suo almanacco da Re Mida e acqua al mulino di una Roma che non se la merita; si mette alle spalle sia Baggio che l’indolenza (quando non follia pura) dei compagni; ha una tale confidenza col millimetro che le dimensioni del mondo circostante (leggi pali) a volta non sono all’altezza di magnificare le esecuzioni. Se sbaglia un rigore, è per averlo tirato troppo bene. Forse quando festeggia nessuno lo abbraccia col calore che meriterebbe perché nessuno si sente alla sua altezza