rassegna stampa roma

La solitudine dei numeri primi

(Il Romanista-FOTOGRAMMA-P.Marcacci) “Vestivamo alla marinara” , che non è soltanto un libro scritto da Susanna Agnelli, è l’abbigliamento che molti di noi adottavano l’ultima volta che, prima di ieri pomeriggio, era andato in goal Amauri;

Redazione

(Il Romanista-FOTOGRAMMA-P.Marcacci)“Vestivamo alla marinara” , che non è soltanto un libro scritto da Susanna Agnelli, è l’abbigliamento che molti di noi adottavano l’ultima volta che, prima di ieri pomeriggio, era andato in goal Amauri;

non di tacco, certo, che quella è una chicca che s’era tenuto per noi, visto che evidentemente non bastava l’immancabile goal del redivivo di turno ma ci voleva la doppietta, più rara di una tigre albina nella carriera del brasiliano con la permanente, con tanto di imprendibile (???) finezza da centro area.

 

Salvate il soldato Vincenzo, vien da dire, non coinvolgetelo subito in naufragi e processi, che già ieri gli abbiamo visto in volto quella tensione che fece perdere dieci anni di vita a Bruno Conti; certo non avevamo mai visto, prima d’ora, una penna antistress, tormentata a morsi peggio della pipa del povero Bearzot; solo che ieri non eravamo ai Mondiali di Spagna: eravamo semplicemente sicuri, a un certo momento, dei tre punti, contro una squadra che nel primo tempo era apparsa forse la meno pericolosa in assoluto vista all’Olimpico. Invece “questi”, cioè i nostri, sono riusciti in un capolavoro che lascia spiazzata persino la critica più feroce e il nostro moralismo ingenuo dopo la resurrezione improvvisa di Bologna: hanno sconfitto persino la dietrologia, sono andati oltre i sospetti, si sono riabilitati di fronte alle illazioni semplicemente facendo quello che hanno fatto contro Bologna all’andata, Chievo a Verona, Sampdoria e Genoa a Genova e chi più ne ricorda più ne citi: si sono smarriti, non si sono fatti bastare la dote del vantaggio, si sono per l’ennesima volta autoridimensionati proprio quando dalla classifica si apriva l’ennesimo spiraglio di rilancio.

Questa nevrosi, o psicosi, la confermano le cifre, impietose. La solitudine dei numeri primi: stavolta non è un libro, è il disappunto dato dal dover prendere atto che ogni tanto anche la cabala, in questa città, manca di rispetto a Francesco Totti. Anch’essa, oltre a tanti altri: la seicentesima partita, il rigore alla maniera perentoria che sappiamo, l’uscita nel momento in cui il pomeriggio è ancora al sicuro e poi due candeline avversarie di una torta alla fine amarissima sulla quale soffiare. Stavolta la foto sceglietela voi, per favore, in questo disordine; casino, se preferite: purché sia mesta, malinconica, andrà bene tutto.