(Il Messaggero) Quella che s’inizia oggi è una settimana storica per la As Roma che si concluderà, a meno di clamorosi colpi di scena, non preventivabili al momento, con la firma dell’accordo che sancirà il passaggio del club al consorzio Usa, composto da Thomas DiBenedetto, Michael Ruane, Richard D’Amore e James Pallotta.
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(Il Messaggero) Quella che s’inizia oggi è una settimana storica per la As Roma che si concluderà, a meno di clamorosi colpi di scena, non preventivabili al momento, con la firma dell’accordo che sancirà il passaggio del club al consorzio...
In mattinata è atteso a Fiumicino l’arrivo di DiBenedetto. Che poi l’indiscrezione si riveli il classico escamotage per distogliere l’attenzione e far atterrare l’imprenditore statunitense con un altro volo e in un’altra sede, a questo punto poco importa. Da oggi, infatti, mancano due giorni al termine dell’esclusiva, già prorogata, concessa da Roma 2000 agli americani: entro mercoledì, quindi, dovrebbe arrivare la fatidica firma.
Questo almeno nei propositi, anche se la vicenda ha già abituato in passato a molteplici rinvii. Rimangono da limare i famosi dettagli, che poi non sono altro che alcune modalità di accordo fra i partner (che per un massimo di 5 anni dovranno gestire la squadra di calcio) e il prezzo. Già, perché come accade in ogni compravendita, DiBenedetto cercherà di limarlo fino all’ultimo, magari valutando meglio alcuni passaggi riguardanti il leasing del centro sportivo di Trigoria. Nulla – a quanto garantiscono le parti - che possa far saltare la trattativa all’ultimo momento. E poi? Più che i passaggi tecnici che dovranno avvenire in seguito (convocazione cda Roma 2000, via libera dell’Antitrust e della Consob, Opa sul 33% rimanente e le due ricapitalizzazioni) incuriosisce cosa accadrà a livello di governance nella società e quale sarà l’organigramma futuro. I due aspetti sono del resto collegati: dopo 18 anni, infatti, si passerà da una gestione monocratica, quella della famiglia Sensi, ad una che prevede un consorzio agire a stretto gomito con una banca, pur essendo previsto nell’accordo una futura dismissione di quote da parte dell’istituto di credito.
Come sarà il rapporto di forze, soprattutto nella prima fase? O per esser ancora più chiari: quanto peserà Unicredit nelle decisioni? Inevitabili le ripercussioni (anche) a livello di organigramma. Al momento, l’uomo forte a Trigoria è il direttore operativo Gianpaolo Montali, individuato da Unicredit come l’optimum in questa fase di transizione. L’ex ct del volley ha preso l’incarico sul serio, adoperandosi ad esempio per i rinnovi di Perrotta e Cassetti ed effettuando diverse scelte a livello di organizzazione. Ma cosa accadrà con l’arrivo di DiBenedetto? Sono mesi che oramai circolano voci che vogliono Franco Baldini – attuale general manager della Nazionale inglese – come uomo scelto dal consorzio Usa. Qualora accettasse l’incarico, ecco che inevitabilmente si prefigurerebbe un remake del famoso film “Una poltrona per due” con ripercussioni anche nella scelta di altre cariche (leggi direttore sportivo). Se è infatti da escludere in partenza un ritorno di Baldini nelle vesti di ds, l’unica carica che potrebbe stuzzicarlo è quella di direttore generale che poi non è altro quello che sta facendo Montali (che ha il contratto in scadenza, ndc) in questi mesi, seppur sotto altra nomina. Confitto di ruoli all’orizzonte o si riuscirebbe comunque a contemplare entrambe le figure all’interno dell’assetto societario con ruoli diversi? Ma quali? A DiBenedetto (e Unicredit) le risposte. S.C.
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