rassegna stampa roma

Il caso Totti è aperto la Roma a Luis Enrique “Attento ai sentimenti”

(La Repubblica – M.Pinci) – Chi si aspettava un chiarimento faccia a faccia è rimasto deluso.

Redazione

(La Repubblica - M.Pinci) - Chi si aspettava un chiarimento faccia a faccia è rimasto deluso.

I fischi dell'Olimpico ancora nelle orecchie per la sostituzione di Torti e ladelusione per l'eliminazione, Luis Enrique li ha messi da parte evitando, al rientro a Trigoria, di fermarsi a parlare col capitano romanista. Solo un colloquio con la squadra al completo, per chiedere a tutti «unità e sacrificio». Nessun accenno al cambio, bocciato con una rumorosa sentenza dai 50 mila di giovedì notte, e poi anche ieri a Trigoria da una decina di tifosi ("Tornatene in Spagna"). Di umore nerissimo, espresso in quello sguardo con cui ha lasciato il campo, Totti respinge razionalmente i cattivi pensieri di una regia occulta die-tro la sua esclusione: nessun marito si castra per far dispetto alla moglie-il pensiero di Francesco - tanto meno Luis. Il capitano, però, non capisce, non gradisce, e accoglie male le decisioni. Anche per questo in città si specula sulla sua intenzione di volarsene a gennaio negli States per scappare dall'America sbarcata a casa sua. Voci e nulla più. Ma la gestione del campione Torti, al di là di nome e curriculum, non è piaciuta neanche alla società. E se anche DiBenedetto ha voluto esprimere il suo appoggio al tecnico in privato e pubblicamente («Totti è un grande ma Luis Enrique è libero di fare le sue scelte», ha detto a Sky in un'intervista in onda prossimamente), della questione si è occupato ieri, in modo diverso, Franco Baldini. Una telefonata, in mattinata, a Luis per dire che, sì, va bene allenare gambe e testa, «ma senza trascurare la pancia della squadra». Il dg in pectore, rinnovandogli fiducia incondizionata, ha fatto in modo di ricordarglielo, raccogliendo in cambio un'ammissione di responsabilità dell'allenatore. Che però, continua a rivendicare il diritto di operare le proprie scelte, anche acostodi essere impopolare. E di acuire una crepa già ampia tra la guida della squadra e la sua bandiera.