(Il Giornale - M.Di Dio) - Sulla maglietta bianca sotto il giubbotto di jeans è effigiato un guantone. Ma Francesco Totti, che torna a parlare davanti a taccuini e telecamere dopo le nubi della tempesta estiva che lo hanno coinvolto direttamente, non sembra avere spirito guerresco.
rassegna stampa roma
Il capitano ne ha per tutti
(Il Giornale – M.Di Dio) – Sulla maglietta bianca sotto il giubbotto di jeans è effigiato un guantone. Ma Francesco Totti, che torna a parlare davanti a taccuini e telecamere dopo le nubi della tempesta estiva che lo hanno coinvolto...
Anzi, ostenta grande serenità e non solo perché non giocherà il derby di domenica con la Lazio. E nei 45 minuti della conferenza a Trigoria regala le sue due anime: quella di leader e calciatore simbolo della Roma e quella di giocatore-tifoso. E una battuta la regala proprio sulla stracittadina, infiammando la vigilia: «L’uomo derby? Sarà Reja, è un portafortuna». Uscita ironica in perfetto stile Totti, scherzando sui 4 derby consecutivi persi dall’allenatore della Lazio, «ma a noi vincerne 5 o sei non cambia» e aggiungendo però che «potrebbe essere Klose, non pensavo fosse così forte».
Immediati gli attacchi sul web e nell’etere romano. E pronta anche la risposta da Formello del capitano biancoceleste Rocchi: «Totti fa l’attore comico in tv, quindi la battuta ci può stare... E anche la mia è una battuta». Pure questo è derby. Francesco è intenzionato a disputarne ancora tanti. Tanto da spedire un messaggio chiaro: «Voglio giocare finoa 40 anni». Soprattutto a chi, come Ibra e Cassano, entrambi decisamente più giovani di lui, si è detto stanco di stress e pressioni: «Sarà l’aria del Nord - scherza Totti - io invece voglio giocare ancora, il calcio mi ha dato tutto ed è la mia passione, getterò la spugna solo quando non ce la farò più. Ma in questo momento non ci penso». Chiarendo anche quelle voci, nel periodo di quasi rottura con il club agli albori dell’era americana, su un suo «viaggio» lavorativo a LosAngeles. «I Galaxy? Qualcosa di vero c’era, ma io voglio restare, se non mi cacciano. Poi ho ancora un contratto da dirigente per altri 5 anni, poi non so se mi metteranno alla Guardiola o a fare altro. Di questo però con la nuova dirigenza non ne parlerò ora, voglio ancora giocare». Già, la nuova dirigenza. «Prima che arrivassero questi americani a Roma, mi sembrava una roba da fantascienza. Poi ho conosciuto persone vere, con il presidente ho scambiato due chiacchiere, solo che lui parlava italiano e io inglese... Ho capito che vuole fare una grande squadra e noi dobbiamo aiutarlo».
Insomma, Totti vede un progetto vincente che avrà bisogno di tempo per affermarsi: «Serviranno 5 anni o forse più, anche se spero di vincere prima perché a quel punto non avrò più il contratto. Quindi o vinciamo prima o me lo allungano...». Il rapporto con la vecchia proprietà resta però privilegiato: «Sono cresciuto con Rosella Sensi, Pradè, Bruno Conti, avevo un rapporto che va oltre il calcio, abbiamo condiviso gioie e dolori, difficilmente li dimenticherò. I nuovi sono tutte persone serie con le quali però non avrò il rapporto che avevo con gli altri». Colpa forse anche di un feeling che ha stentato parecchio a decollare. Dall’intervista di Baldini (in cui definì Totti«pigro») alle parole di Sabatini («il caso-Totti sta uccidendo la Roma»), sono stati diversi i momenti in cui si è rischiata la rottura. «Ci sono rimasto male, ma ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero - ammette il numero 10 -. Quando Baldini arriverà (probabilmente martedì, ndr), spiegherà cosa voleva dire,maio già l’ho accantonato per il bene della Roma. Speriamo di poter rivincere assieme».
Meno tenero invece nei confronti del direttore sportivo: «Cosa mi ha ferito di più? Sentire che ero il male di questa squadra. Spero dinon essere mai un problema per la Roma, anche perché ho sempre cercato di dare qualcosa in più per questa squadra e questa città. Ho avuto un chiarimento col direttore perché o non ci capivo niente io o mi stavano prendendo in giro loro. Ho chiesto quale fosse la verità sul mio conto, se veramente facevo parte del progetto e me lo hanno confermato. E fortunatamente sono cambiate tante cose». Come il rapporto con Luis Enrique, che in Europa lo teneva ai margini dei titolari. «Cosa mi ha sorpreso di lui? Non ci si può allenare due ore e mezzo,era dai tempi di Zeman che non lo facevo... Luis mi ricorda Spalletti e il boemo per il tipo di calcio offensivo e il voler fare sempre un gol più degli avversari. Abbiamo un rapporto molto buono, ha un calcio nuovo per l’Italia, un calcio spagnolo e speriamo, anche se sarà difficile, che possa proporlo come quello del Barcellona». La chiusura sul campionato: «Inizio inatteso, classifica cortissima, in questo momento può vincere chiunque ma tra 10-15 giornate sapremo chi potràfarlo. Ranieri all’Inter?Sono contento per lui, può far bene,ma spero non quest’anno...».
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