rassegna stampa roma

Il Capitano aspetta Baldini

(Il Romanista – T.Cagnucci) – Ufficialmente non ha risposto e non ha ancora intenzione di dire la sua sulla vicenda che lo riguarda. La conferenza stampa di Walter Sabatini non ha scosso Francesco Totti.

Redazione

(Il Romanista - T.Cagnucci) - Ufficialmente non ha risposto e non ha ancora intenzione di dire la sua sulla vicenda che lo riguarda. La conferenza stampa di Walter Sabatini non ha scosso Francesco Totti.

In un verso o nell’altro. A mezza bocca. Un nì. Un so. Ancora un "è meglio di no". Totti non ha risposto, continua a stare in silenzio, vuole parlare soltanto con il lavoro. Totti non ha risposto (almeno ufficialmente) e non parlerà probabilmente fino a quando non lo farà Franco Baldini. Il capitano della Roma ieri non stava a Trigoria quando Sabatini parlava di lui. Se n’era andato, poi è stato con Ilary. La conferenza l’ha letta nel pomeriggio su uno dei siti internet che l’hanno riproposta sbobinata. La prima parte gli è piaciuta più della seconda. La prima parte è quella in cui Sabatini introduce il problema che non è solo un problema Totti, ma quello della cristallizzazione dei rapporti fra Luis Enrique, il capitano della Roma e Baldini, quella del "triangolo no" perché quel tipo di triangolo Sabatini non l’aveva proprio considerato. Quella in cui Sabatini - scandendolo, quasi sillabandolo - ha detto che nessuno vuole fare la fronda a Totti, che è un’eresia soltanto pensare a un suicidio simile. Poi qualcosa lo ha meno convinto, qualche passaggio su qualche suo passaggio di tempo. Il risultato comunque è che Totti non ha ancora deciso di parlare. Magari è un bene. Finché c’è silenzio si tengono insieme tutte le possibilità, soltanto che con uno come Sabatini che ci mette la faccia anche sullo stop di petto di un suo ex allievo nazionale (una delle sue metafore, uno dei suoi fiori dialettici) prima o poi la questione dovrà venire sradicata, masticata e finalmente sputata. Magari con un sorriso. Perché in attesa dell’arrivo di Baldini - che dovrebbe avvenire in anticipo anche sul suo stupore - Totti ha scelto di fare la cosa che poi tutti gli dicono di fare e che poi lui ha sempre fatto: lavorare, cioè giocare a calcio. La sostituzione con lo Slovan ha fatto male per il contesto, perché era quasi oggettivamente un abbaglio, perché c’era quel contesto d’amore di uno stadio della Roma pieno, e soprattutto perché veniva al termine di un’estate calcistica battezzata da quell’intervista del direttore generale su Repubblica. Sembrava iscriversi in una recente ma ben già radicata tradizione di ostracismo. A Totti sembra ancora di vivere in un contesto dove non tutti lo considerano quello che è. Poi Totti è Totti, e con Luis Enrique dal punto di vista tecnico si prende eccome. Totti è anche contento di com’è andata la campagna acquisti, magari la rosa è troppo ampia ma per uno che per anni ha chiesto campioni non è un problema. Totti è sempre Totti, cioè quello che ha raccontato Sabatini, mica solo ieri. Il sole che dilaga sui tetti di Roma, il campione che si ricorda della carezza della sera e dell’autografo del ragazzino. Totti non è mai stato un arrogante. Non lo è nel dna. E’ un timido, sa il valore delle cose. Sono cose di famiglia. Totti adesso avverte sensazioni diverse e vuole fare bene la tara. Alla fine in fondo basterà solo parlare. L’anno scorso quando arrivò con Montella rimase in panchina alla prima a Bologna, in quella decisiva a Donetsk, e uscì in quella dopo ancora col Parma. Non disse niente. Magari questo è lo stesso silenzio.