rassegna stampa roma

Il calcio italiano affonda e i presidenti litigano…

(repubblica.it – F.Bianchi) Pronti, via: e il calcio italiano già annaspa. Basta guardare il ranking Uefa: 1) Inghilterra 73,35 (8 squadre su 8), 2) Spagna 66,471 (6 su 7) , 3) Germania 62,853 (5 su 6), 4) Italia 50,828 (5 su 7), 5) Francia...

Redazione

(repubblica.it - F.Bianchi) Pronti, via: e il calcio italiano già annaspa. Basta guardare il ranking Uefa: 1) Inghilterra 73,35 (8 squadre su 8), 2) Spagna 66,471 (6 su 7) , 3) Germania 62,853 (5 su 6), 4) Italia 50,828 (5 su 7), 5) Francia 47,011 (5 su 6).

Abbiamo perso per strada, ai preliminari, già due club (Roma e Palermo), mentre l'Udinese è scivolata in Europa League. La Germania ci ha già scavalcati, la Francia ci incalza. Il declino (internazionale) del nostro calcio ormai è dimostrato a tutti i livelli: speriamo solo che le cinque squadre rimaste in corsa (Milan, Inter, Napoli, Udinese, Lazio) possano andare il più possibile avanti. E la Nazionale di Cesare Prandelli, ai primi di settembre, può qualificarsi ufficialmente per gli Europei 2012 di Polonia-Ucraina. Un segnale di ripresa. Ma sono i club, come detto, che affondano mentre i presidenti litigano fra loro su tutto, sui diritti tv, e ultimamente sullo sciopero dei calciatori. Ha ragione Adriano Galliani: questa sarà una stagione terribile, contano (almeno per le big) solo i primi tre posti. Chi finisce quarto non andrà più in Champions, ma in Europa League: e per un grosso club è un anno enorme, con introiti ridotti di almeno il 60 per cento. La legge sugli stadi è ferma alla Camera da anni: una vergogna, e pensare che i nostri politici molto spesso intervengono straparlando sul calcio e i loro autisti il sabato fanno la coda davanti al Coni per ritirare i biglietti omaggio. La legge contro la pirateria e la difesa dei marchi è finita chissà in quale cassetto (vero, onorevole Lolli?). Ora sta per iniziare la grande guerra delle tv: i club sperano di avere un milione e cento milioni in cassa, con un incremento rispetto al passato. Ma Sky e Mediaset, in lotta fra loro, in questo caso potrebbero fare cartello e pagare (dal 2012) 200 milioni in meno. Questo sarebbe il vero dramma per il nostro calcio. Lo sanno De Laurentiis e Zamparini? Lo sa Cellino? Ci sono da portare avanti mille progetti appena abbozzati. Che fine ha fatto ad esempio il settore tecnico? Come lavorano a Coverciano sui tecnici e sui maestri del calcio? Silenzio, non si sa nulla. La Figc tace. Robi Baggio pure. Sui settori giovanili qualcosa si sta muovendo grazie anche all'attivismo di Gianni Rivera, ma il progetto di Demetrio Albertini e Arrigo Sacchi, sulle seconde squadre dei club, è stato subito "impallinato". Almeno per ora. La Lega Pro intanto va avanti per la sua strada: anche dal prossimo anno stop ai ripescaggi, così si fa la riforma dei campionati. Mario Macalli punta ad avere solo 60 squadre, trenta in meno dell'organico gonfiatissimo degli ultimi anni. Ora siamo a 77, già un grosso passo avanti. "Basta alzare l'asticella e il numero diminuisce", spiega il dg Francesco Ghirelli: la Lega Pro punta ad avere solo club sani, che possano pagare stipendi e contributi sino a fine stagione. Utopia? Mica tanto, Macalli va giù con la mannaia. Si oppone il sindacato calciatori: Tommasi aveva proposto un organico di 90 club, mettendo in campo anche la Juve B, il Milan B, la Lazio B. La Lega Pro non ne vuole sapere, assolutamente. Macalli e Pitrolo si oppongono con forza. Ma all'estero, vedi Spagna, il sistema delle seconde squadre ha funzionato: perché da noi non si riesce a fare? Ci vuole più coraggio. Ora l'unione delle quattro Leghe (A, B, Pro e Dilettanti) dovrebbe portare ad un'accelerazione, almeno si spera, sul fronte delle riforme. C'è quella dello statuto, ad esempio, che è fondamentale: non è bastato il dinamismo, e la buona volontà di Carlo Tavecchio. Non sono bastate le cene conviviali, davanti ad un piatto di spaghetti alle vongole. Tavecchio ha lavorato molto, e sta lavorando molto: ora lo aspettano i Mondiali di beach soccer a Ravenna, con Blatter illustre ospite. Nel 2013, chissà che succederà: Tavecchio potrebbe puntare alla presidenza della Figc. Dipende tutto da quello che vorrà fare Giancarlo Abete (forse tornerà in politica): anche oggi è stato difeso a spada tratta da Gianni Petrucci sulla vicenda dello sciopero. Il n.1 del Coni è durissimo coi "presidenti sfasciatutto", e anche con Maurizio Beretta, n.1 (dimissionario) della Lega di A, con il quale si è sentito al telefono in questi giorni. Il vero nodo, adesso, è proprio la Lega maggiore: non ha leadership, i venti club si scannano in assemblea. Cellino ha chiesto a Lotito di dimettersi da consigliere federale: il presidente della Lazio è inibito sino al 15 settembre e non potrà partecipare alle prossime riunioni. Da ex moralizzatore del calcio, ora è diventato anche lui uno "sfasciatutto", come dice Petrucci. Che presto gli farà recapitare la seconda ingiunzione di pagamento. Per 700.000 euro. Tutto è cambiato in Lega, col nuovo statuto: ingiusto dare la colpa solo a Beretta. Certo, non appena nominato top manager di UniCredit (che ha il 40 per cento della Roma, un club di A...) avrebbe dovuto dimettersi per una elementare questione di conflitto d'interessi. I club hanno fatto finta di niente. Almeno sinora. Ma non c'è più chi comanda: l'assemblea paralizza tutto, il consiglio di Lega è stato estromesso. Venti club che litigano, che vogliono più potere in consiglio federale (ecco l'attacco ad Abete). Ma prima dovrebbero fare ordine al loro interno. Altrimenti è il caos. "Ma l'11 settembre si gioca di sicuro", garantisce Petrucci. Pensiero condiviso al 100 per cento da Abete. Un accordo, una tregua si troverà. Magari un contratto-ponte, ma la seconda giornata di sciopero sarebbe devastante. "Non succederà": firmato Petrucci e Abete.