rassegna stampa roma

Ieri “7 Colli”, domenica 5 derby

(Il Romanista – M.Macedonio) – Più che un auspicio, un imperativo. Categorico. Dopo Donetsk, vincere il derby. È quello che i tifosi chiedono alla squadra alla vigilia del confronto che può decidere una stagione. Lo hanno detto in...

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(Il Romanista - M.Macedonio) - Più che un auspicio, un imperativo. Categorico. Dopo Donetsk, vincere il derby. È quello che i tifosi chiedono alla squadra alla vigilia del confronto che può decidere una stagione. Lo hanno detto in maniera chiara nelle radio, sui blog e nei forum. O inviando sms e mail a un giornale come il nostro.

Lo hanno ribadito anche ieri sera i tanti tifosi che hanno partecipato alla quarta edizione del Premio Sette Colli, in un locale del centro di Roma. Una serata nata da un’idea di Alessandro Milza e Fabrizio Pacifici e che – madrina Giulia Montanarini, attuale tronista di "Uomini e Donne" – ha visto la consegna del premio Sette Colli a Giorgio Rossi, quale esempio di attaccamento ai colori giallorossi, in virtù dei suoi quasi 54 anni di militanza come massaggiatore ma anche di uomo-simbolo della As Roma. Accanto a lui, Giancarlo De Sisti, cui è andato il premio Pallone d’Oro & Porpora, per il gol realizzato in occasione del derby Roma-Lazio 1-0 del primo dicembre del 1974, e tanti altri personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Dagli attori Antonio Giuliani e Alessandro Serra al pugile Daniele “Buc e t t o ” P e t r u c c i (campione intercontinentale IBF nel 2010), premiati quali Romanisti Vip; dalla dottoressa Cristina Mazzoleni, responsabile del settore economico-finanziario della società giallorossa, cui è stato assegnato il premio SPQR, a Mario Tonucci, titolare dello studio Tonucci & Partners, rappresentante legale del gruppo guidato da Thomas DiBenedetto. E ancora, Alfiero Alfieri, altro simbolo di romanità, nel solco della tradizione teatrale che, dal palcoscenico del “Rossini”, si richiama ad Aldo Fabrizi e a Checco ed Anita Durante, e che, da tifoso biancoceleste, ha ricevuto il premio Roma-Lazio, istituito anche per volere del papà di Gabriele Sandri, quale segno di reciproco rispetto, al di là degli steccati, in vista della stracittadina. Particolarmente sentito, e sottolineato da un lungo applauso, il premio Curva Sud andato alla memoria di Gepy Scalamogna, autore di “Roma, Roma, Roma”, e ritirato dalla sorella, mentre non sono mancati i riconoscimenti alla redazione romana di Sky, destinataria del premio “Voce giallorossa”, alla società Rugby Roma, vincitrice del premio Speciale per il trofeo d’eccellenza 2011, e all’attore Marco Capretti, al quale è andato quello intitolato a “Core de Roma”. Una serata in cui l’argomento principe nei discorsi che attraversavano i vari tavoli non poteva non essere il derby. Lucida l’analisi di Picchio De Sisti al microfono de Il Romanista: «Non è facile dire se questo appuntamento cade in un momento opportuno o meno. Di certo, può essere un’occasione, per la Roma: se vince, si rimette in gioco. Altrimenti, è dura». Lui che di derby ne ha vissuti tanti, sia prima che dopo i nove anni della sua parentesi fiorentina, ha le idee chiare su come si prepara una partita come questa, soprattutto in un momento così delicato: «Bisogna pensarci il meno possibile. Quindi, allenarsi, riposare e tenere la mente sgombra. Certamente tuffarsi nell’impegno, ma cercando di allentare la tensione. Insomma, essere sereni, sennò si gioca condizionati. Anche se non è facile trovare il giusto dosaggio. Da parte mia, faccio conto sul senso di consapevolezza dei giocatori, che sanno quanto è importante questa sfida. Così come lo sanno i nostri avversari. E se è vero, come loro hanno sempre detto, che chi sta davanti non sempre è favorito, spero che stavolta tutto questo valga per noi». Del derby vinto con il suo gol decisivo, dice: «Mi è rimasto dentro. Le soddisfazioni che non mi ero preso nel mio primo quinquennio a Roma, perché i derby finivano quasi sempre in parità, me le sono tolte quel giorno. Sono uno dei pochi, tra i “romani de Roma”, ad aver deciso un derby. E di questo vado orgoglioso. Ricordo che anche allora ricevetti un premio: un elmo da antico romano, che ancora conservo gelosamente». Dalla sponda biancoceleste, gli risponde Mario Tonucci, che ci tiene a dire come la sua presenza testimoni che «al di là della sfida sul campo e qualche sfottò sugli spalti, se si è veri sportivi, ci può essere dialogo e rispetto tra le due tifoserie, perché l’interesse di una città come Roma è quello di avere due squadre forti. Da tifoso, dico a quelli romanisti di essere fiduciosi perché proprio l’affetto di cui circondano la squadra può aiutarla a risollevarsi in un momento non facile. Un pronostico? Potete immaginarvi cosa mi auguri, ma naturalmente non lo dico, perché l’esperienza mi ha insegnato che, soprattutto nel derby, ogni volta che faccio previsioni, le sbaglio». Speriamo sia così.