(Il Romanista - M.Izzi) - E’ il 20 luglio 1999, a Kapfenberg la Roma si dispone al centro del campo per la classica foto ricordo d’inizio stagione. Montella, al suo debutto assoluto con la maglia della Roma, è tra Di Biagio e Candela, sorride soddisfatto ai fotografi.
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I quattro gol alla Lazio, quello a Torino, il tricolore: ciao Montella campione nostro
(Il Romanista – M.Izzi) – E’ il 20 luglio 1999, a Kapfenberg la Roma si dispone al centro del campo per la classica foto ricordo d’inizio stagione. Montella, al suo debutto assoluto con la maglia della Roma, è tra Di Biagio e...
Capello, qualche metro più in là è già incazzato contro il mondo, urla ordini e impreca contro i suoi. La squadra non gira … ma Vincenzo dopo 5’ è già in gol e raddoppierà al 27’. Alla fine dell’incontro la nuova punta giallo-rossa ha già le idee ben chiare e dichiara: «Io e Delvecchio abbiamo caratteristiche diverse e perciò siamo abituati a giocare in maniera diversa. Sono convinto che nel corso della stagione saremo in grado di segnare tanto e in tutte le maniere». Iniziò così, quasi dodici anni or sono, il rapporto di Montella con l’AS Roma. Il primo impatto con la “capitale del mondo”, a dire il vero, c’era stato qualche anno prima, nel 1984, quando il futuro aeroplanino era arrivato a Roma, ospite di un’amica della madre. Aveva appena dieci anni, ma ricordava perfettamente la visita a Fontana di Trevi e il lancio dell’immancabile monetina: «Il desiderio – avrebbe ricordato – che avevo espresso era quello di venire a vivere a Roma. Ci sono riuscito, forse, allora, il sistema funziona davvero!» . Il ragazzino che lanciava il soldino, ha anche la buona abitudine di lanciare palloni nella rete dei portieri, e figuriamoci se alla legge sfugge Marchegiani, estremo difensore della Lazio. Il 21 novembre 1999, Montella lo trafigge per due volte, iniziando definitivamente ad entrare nel cuore dei tifosi. Della descrizione dei suoi gol si potrebbe riempire integralmente dieci edizioni del Romanista, ma ripercorrendo la storia di questo grande personaggio, non si può evitare di ricordare quello alla Juventus del 6 maggio 2001, uno dei più importanti della storia del club.
Van Der Saar non trattenne la conclusione dello scatenato Nakata. Montella irrompendo e mettendo in rete, ricacciò la Juve a meno sei, mettendo, di fatto, in cassaforte, il titolo. Nel romanzo di Vincenzino c’è però anche il rovescio della medaglia, vale a dire il sofferto rapporto con Fabio Capello. Proprio il 10 giugno 2001, nella trasferta di Napoli, Don Fabio lo relegò per l’ennesima volta fuori dal campo, cosa che lo fece andare in bestia. Montella, seduto in panchina era sul punto di esplodere: «Sarò degnò di giocare dieci minuti con questa squadra?», ripeteva ossessivamente. Quel giorno, al San Paolo, prese a calci una bottiglietta d’acqua, ma sette giorni più tardi, anche grazie ad un suo gol, arriverà il terzo, sospirato, scudetto. Sfogliamo rapidamente il nostro libro di ricordi, e abbiamo giusto il tempo per ricordare la rete nella Supercoppa italiana del 19 agosto 2001, un sinistro che incrocia al volo un lancio millimetrico di capitan Totti, roba da marziani. C’è poi,come non ricordarlo, il derby del 10 marzo 2002, quattro reti di Vincenzo che appena arrivato aveva chiesto a Giorgio Rossi: «Tu che sei qui da tanto tempo … ma chi ha fatto più gol alla Lazio in una sola partita?». E’ questo il Montella dello splendore, quello che giocava con lo scudetto di campione d’Italia cucito sulla maglia, ci saranno poi altre buonissime stagioni, ricche di “gol alla Montella”, ma nella mia carrellata torna prepotente alla memoria una foto della primavera del 2006. L’Italia sta preparandosi a conquistare il titolo mondiale, Vincenzo, che il 2 luglio 2000 ha sfiorato il titolo europeo assieme a Totti e Delvecchio, è già sceso dalla giostra. Assieme a Phil Mexes, Taddei, Aquilani, Rosi, Bovo, Mancini, Curci, Totti e Juan, gli viene chiesto di posare da uomo immagine per il Merchandise Ufficiale della squadra.
Vincenzo indossa la mitica maglia a ghiacciolo dell’inizio degli Anni 80. Una maglia storica, che Vincenzo ha onorato nei momenti d’oro e in quelli difficili, come nel torneo 2004/05, quando il suo contributo era stato decisivo per limitare i danni in una stagione assai complicata. Persino Lippi, era tornato ad accorgersi di lui. Il tempo, però, fugge e il 2 luglio 2009 (dopo un’estemporanea esperienza in Inghilterra), a quasi dieci esatti anni dal suo debutto a Kapfenberg, arriva l’annuncio del ritiro. Montella passa in forza al settore giovanile, ansioso di iniziare una nuova scalata che parte dalla panchina dei Giovanissimi Nazionali, il gruppo dei ’95. Una formazione di quattordicenni che porta alle finali nazionali con una sola sconfitta e 113 gol all’ attivo. A togliergli la gioia del titolo, il 17 giugno 2010 è il Milan. Un’amarezza che non lo distoglie dall’imperativo categorico di crescere, tanto che prima del natale di quell’anno si laurea in Managment dello Sport. All’inizio della sua seconda stagione, rilevando la guida del gruppo dei 96’, fa ancora meglio, inanellando una serie di 21 vittorie consecutive. Il ventunesimo successo arriva però il 20 febbraio 2011, a Prato. I Giovanissimi Nazionali (che in porta, scherzo del destino, hanno un certo Marchegiani) vincono 1-0 con un’autorete, ma il giorno è tutt’altro che fortunato per la Roma. A Marassi, contro il Genoa, la squadra di Ranieri soccombe per 4-3, dopo essere stata in vantaggio per 3-0. Montali dice di non voler prendere “decisioni di pancia”, di aver bisogno di tempo per essere lucido, ma tutti hanno capito che la scelta si indirizzerà su Montella. C’è poi la cronaca degli ultimi mesi, con il gioiello del derby vinto il 13 marzo con la doppietta di Totti. Quel giorno Vincenzo azzeccò i cambi (Taddei e Simplicio), il modulo e la mentalità da trasmettere ai suoi ragazzi. Oggi che la sua avventura si avvicina all’arrivederci, ci piace ricordarlo in quel momento di trionfo contro la Lazio, quando diceva: «Sono geloso dei miei sentimenti e non mi piace esternarli molto, ma ho gioito molto».
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