(Il Romanista - V.Valeri) - Javier Pastore alla Roma è il colpo che molti giurano si compirà fra un mese.
rassegna stampa roma
I colpi da campione la grazia e l’eleganza di un predestinato
(Il Romanista – V.Valeri) – Javier Pastore alla Roma è il colpo che molti giurano si compirà fra un mese.
Accostato a grandi campioni come Kakà, Riquelme e Zidane, il Flaco (il magro) attualmente ha una valutazione che Maurizio Zamparini ha fissato intorno ai 50 milioni di euro. Improponibile per qualsiasi club, poiché del tutto fuori mercato. Ci vuole dunque astuzia e pazienza, doti che alla Roma sono state portate in dote da Walter Sabatini, il diesse che ha anche un grande rapporto col procuratore dell’argentino Simonian. Thomas DiBenedetto, però, ha chiesto che questa prima estate della nuova gestione porti ai tifosi un grande colpo, per fare il salto di qualità e infiammare la piazza. Pastore, 22 anni compiuti il 20 giugno, ha le caratteristiche per trasformare la squadra di Luis Enrique in una pretendente al prossimo scudetto, soprattutto se il suo arrivo venisse preceduto da acquisti mirati in ogni reparto (e Bojan è già uno di questi). Quella del trequartista argentino è una storia da predestinato. E pensare che adesso avrebbe potuto giocare in Francia...
PRIMI PASSI A CORDOBA Pastore è nato a Cordoba, seconda città più popolosa in Argentina dopo Buenos Aires, che dista 700 chilometri. È all’ombra della Sierras Chicas che il Flaco inizia a giocare a pallone, prima nel Collegio San Josè Artesano e poi, nel 1999, con il Talleres. A 9 anni, dunque, comincia l’avventura con una piccola realtà che disputa la Primera Division, la nostra B. Con i biancoblù della sua città trascorre ben 8 stagioni, e nel luglio del 2006 compie il salto dall’under 19 alla prima squadra. Disputa 5 match, mostrando già delle doti invidiabili. In virtù di un accordo tra il Talleres, il club francese del Saint Etienne lo seleziona insieme ad altre giovani promesse argentine per un provino, nel novembre 2007. E’ il primo viaggio per Javier, che fa difficoltà ad ambientarsi, soprattutto per il clima molto rigido. I “verdi” non lo confermano, nessuno dei tecnici riscontra in lui caratteristiche sufficienti per inserirlo in prima squadra, così il Talleres lo offre al Villarreal. Niente da fare nemmeno in Spagna: «Il modulo mi penalizzava – spiega un giorno Pastore -, non era previsto un fantasista e mi sentivo limitato, in difficoltà». Il ragazzo, dunque, torna a casa.
ARRIVA L’HURACAN E’ l’inizio del 2008, Carlos Babington è il presidente dell’Huracan e si invaghisce del modo di giocare del Flaco. Decide di portarlo a Buenos Aires, ma non ha abbastanza soldi, così per pagare i 500mila dollari del cartellino si affida a una holding, di cui fa parte l’agente e amico di Sabatini, Marcelo Simonian. Con i biancorossi, conosciuti in patria come Los Quemeros (i piromani), riesce a debuttare il 24 maggio, in un match perso 1–0 contro il River Plate. A partire dal Clausura 2009, Pastore conquista la maglia da titolare: Angel Cappa, allenatore del club di Baires, viene folgorato dal passo sciolto ed elegante di Javier, dalla sua intelligenza tattica e dalla sua determinazione, ma soprattutto dai suoi gol, spesso di pregevole fattura: «Javier è un giocatore squisito, di quelli difficili da trovare. Dal momento in cui l’ho visto, ho saputo che avrebbe avuto una grande carriera davanti a sè». Otto gol e sette assist in 31 partite sono un bottino ragguardevole, l’attenzione dei giornali argentini – e non solo – lo proiettano tra i migliori talenti del suo paese. Alla fine del torneo l’Huracan deve accontentarsi del secondo posto alle spalle del Velez Sarsfield, vincitore dell’ultima e decisiva sfida. Tante le soddisfazioni in campo per il fantasista classe ’89, come le quattro doppietta rifilate a River Plate, Rosario (due volte) e Lanus. Oltreoceano lo vorrebbero in molti, ma la spunta il Palermo grazie all’abilità dell’allora ds Sabatini. L’11 luglio 2009 il club rosanero ufficializza il colpo: contratto quinquennale a 600mila euro l’anno, quasi 5 milioni di euro all’Huracan. Un affare.
ZENGA NO, DELIO SI’ L’esordio in Italia è il giorno di Ferragosto nel terzo turno preliminare di Tim Cup, contro la Spal. Javier viene schierato titolare da Zenga, come anche otto giorni dopo in campionato contro il Napoli, sfida vinta 2–1. Le sue doti, però, si palesano dopo qualche tempo, in ottobre. Al Barbera si presenta la Juventus, i siciliani disputano un grande match e vincono 2–0: Pastore, ancora titolare, regala a Cavani l’assist per il vantaggio, prima che Fabio Simplicio chiuda i conti. Ma nonostante questo, il Flaco non si trova bene con Walter Zenga, che spesso lo fa partire dalla panchina e se lo impiega, lo fa mettendolo a sinistra. In quel ruolo, Pastore non riesce a esprimersi al massimo e si sente frenato. Nell’anticipo della 22a giornata di campionato, il 22 gennaio 2010, arriva il suo primo gol italiano: un sinistro a giro sul palo opposto, contro il Bari (4–2 per i pugliesi). Col cambio tecnico e il ritorno di Delio Rossi, per Javier Pastore cambia la musica: finalmente viene utilizzato come titolare e da trequartista; ne fa le spese Simplicio, tra l’altro in rotta con la società per aver già raggiunto un accordo con la Roma a sei mesi dalla scadenza del contratto. L’argentino chiude l’annata con 34 presenze e 3 gol. L’ultimo anno Javier è stato più incostante, seguendo di pari passo le prestazioni isteriche della squadra: a volte esaltante, a volte assente. Ma è comunque ottimo il suo score, con 13 reti complessive in 45 partite disputate.
UNA QUESTIONE DI SCELTE Al Palermo ha detto grazie e questo ha il sapore di un addio. Barcellona, Inter, Real, Manchester City, Chelsea, tutti vogliono il Flaco, ma devono vedersela con quel testone di Zamparini. Anche il vicepresidente, Miccichè, non fa sconti: «Javier è un grandissimo giocatore – ha detto ieri – e in quanto tale vale cifre enormi. Sanchez costa 50, quindi anche Pastore. Se rimane al Palermo è perché nessuno ha avuto il coraggio di farsi avanti, come infatti non è ancora successo. Comunque il mercato finisce il 31 agosto... ». E la Roma lo sa benissimo.
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