(Leggo - F.Maccheroni) L’unica cosa certa nella trattativa appena conclusa per il passaggio della Roma in mani statunitensi è che dallo Zio Tom in giù, nessuno di questa cordata americana che ha salvato Unicredit dall’angoscia-Roma, è disposto a farsi vendere la Fontana di Trevi da Totò.
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Gli zii d'america hanno trovato la zia italiana
(Leggo – F.Maccheroni) L’unica cosa certa nella trattativa appena conclusa per il passaggio della Roma in mani statunitensi è che dallo Zio Tom in giù, nessuno di questa cordata americana che ha salvato Unicredit dall’angoscia-Roma, è...
Non a caso questi zii americani fanno i conti con i soldi della zia italiana, di nome Unicredit. È ufficiale, infatti, oltre al passaggio di consegne della quota, anche il finanziamento del generosissimo colosso bancario che non si limiterà a mantenere una consistente quota (40%), ma finanzierà buona parte dell’investimento di DiBenedetto e compagnia.
Il motivo di tanta generosità, ufficiosamente è stato anche spiegato: dai Sensi c’era poco da sperare, meglio scommettere su questi americani per recuperare un debito che rischiava di diventare virtuale.Lotito ieri ha detto una cosa sensata: «Gli americani pensano di venire qui e costruire subito lo stadio che io cerco di costruire da sette anni». L’impressione, però, è che gli americani «pensino», «progettino», ma non «credano». Per questo i soldi li chiedono a Unicredit. C’è una squadra da rifondare, uno stadio da inventare, un merchandising inestistente e lla’ nissuno è fesso. Nemmeno Unicredit, però, perché nel frattempo cerca un investitore italiano per liberarsi della propria quota. Chissà che questo non sia stato soltanto il primo capitolo dell’operazione Nuova Roma.
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