rassegna stampa roma

Gli schemi di Zeman nel cuore di DiFra

(Il Romanista – H.S.Pagani) – Non dev’essere stato facile portare il nome di uno dei più grandi giocatori di sempre. Forse è per questo che i tifosi della Roma Eusebio Di Francesco lo hanno chiamato in tanti modi, ma soprattutto DiFra,...

Redazione

(Il Romanista – H.S.Pagani) - Non dev’essere stato facile portare il nome di uno dei più grandi giocatori di sempre. Forse è per questo che i tifosi della Roma Eusebio Di Francesco lo hanno chiamato in tanti modi, ma soprattutto DiFra, un po’ come si fa con gli amici di sempre nelle partite di calciotto settimanali.

Del grande campione portoghese di origine mozambicana DiFra non aveva nulla se non il nome imposto da un genitore con troppe aspettative, eppure di strada nel mondo del calcio ne ha fatta tanta, malgrado i limitati mezzi tecnici. L’applicazione però non gli è mai mancata, così come l’intelligenza e la visione tattica della partita, gemello diverso di Damiano Tommasi, amico dentro e fuori dal campo, come lui giocatore polmonare dai piedi problematici. Cosa ne sarebbe stato di Eusebio Di Francesco se non avesse incontrato Zdenek Zeman, il Re Mida degli allenatori, non è dato sapere, ma DiFra aveva qualcosa in più che gli schemi del boemo esaltarono portando addirittura a vestire dodici volte la casacca della Nazionale. A carriera finita DiFra ha saputo superare lo spaesamento del reduce che non sa se dare un taglio netto col passato o rigettarsi nella mischia con un altro ruolo.

La funzione di team manager a Trigoria gli stava stretta, così come svernare occupandosi dello stabilimento balneare di famiglia. Dopo una parentesi non troppo positiva sulla panchina del Lanciano, sembrava che il suo destino fosse quello del dirigente del suo Pescara, ma quando si trattò di sostituire Cuccureddu non ce n’era nessuno meglio di lui. Risultato: playoff raggiunti e promozione in B centrata. L’anno seguente DiFra è riuscito nell’impresa ancor più grande di salvare gli abruzzesi. Sistema di gioco basato sul 4-4-1-1, squadra compatta con un attacco non trascendentale ma con una difesa che subisce poche reti. Per gli strani incroci del destino proprio il boemo è stato il suo successore in panchina mentre per DiFra si spalancava il palcoscenico della Serie A in quel di Lecce. Con una società in piena ricostruzione, orfana di Fenucci e gravata dal disimpegno della famiglia Semeraro, il compito dell’allenatore è improbo. Otto punti in dodici giornate non sono molti, ma i salentini sono in piena corsa salvezza grazie alla guida sapiente di Di Francesco, capace nell’impresa di miscelare la velocità di inserimento e i triangoli zemaniani con l’accortezza difensiva imparata da Cagni e la capacità di leggere la gara di Capello. Restare nella massima serie è arduo ma non impossibile se il mister riuscirà a eliminare i blackout tipici di una squadra giovane e inesperta, capace di annichilire il Milan stellare rifilandogli tre gol nel giro di quarantacinque minuti e di crollare nel secondo tempo.

Vista l’assenza del colombiano Muriel per squalifica, DiFra dovrebbe schierare una formazione ad albero di Natale con l’ex bomber della Primavera Corvia come unico attaccante e tre mezze punte veloci dietro, favoriti Oliveira, l’altro colombiano Cuadrado e il “nostro” Bertolacci, andato in Salento deciso a ritagliarsi un posto nella rosa romanista dei prossimi anni, anche se spera in un posto da titolare anche l’argentino Piatti. A fare da frangiflutti Grossmuller, scelto per non far rimpiangere il connazionale Giacomazzi e il milanista in prestito Strasser. La difesa appare il reparto meno affidabile soprattutto nella lenta coppia centrale Carrozzieri-Esposito. Tomovic dovrebbe prendere il posto dell’indisponibile Mesbah a sinistra mentre Oddo è pronto a presidiare la fascia opposta (occhio alla sua abilità sui calci piazzati). In porta sfida tutta giallorossa tra il fresco ex Julio Sergio, pronto al rientro dopo il solito infortunio muscolare di inizio stagione, e Massimiliano Benassi da Alatri, tifosissimo della Magica. Ricordando delle prestazioni sfoderate dagli estremi difensori tifosi nella nostra storia recente (da Amelia a Storari) verrebbe da chiedere a DiFra di schierare il terzo portiere Petrachi. Hai visto mai...