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Giorgio Rossi, sognare a 81 anni

(Il Romanista) – Giorgio Rossi è la storia. E Il primo della fila, ultima fatica di Massimo Izzi, è un libro di storia a tutti gli effetti, perché racconta le gesta del mitico massaggiatore della Roma, intervenuto ieri ai microfoni di...

Redazione

(Il Romanista) - Giorgio Rossi è la storia. E Il primo della fila, ultima fatica di Massimo Izzi, è un libro di storia a tutti gli effetti, perché racconta le gesta del mitico massaggiatore della Roma, intervenuto ieri ai microfoni di Centro Suono Sport.

Una vita per la Roma, cominciando dalle trasferte. Quante ne ha fatte? «Non ricordo - risponde lui - Purtroppo, per acciacchi dovuti all’età, adesso ne sto saltando qualcuna di troppo. Di derby però ne ho fatti più di 100. Iniziai con la primavera di Masetti nel ’57, vado per in 55 anni in giallorosso». Qual è stato il giocatore più tosto che hai visto in tutti questi anni di Roma? «Walter Samuel. Era una roccia e non lo superavi mai. Lo ricordo sempre con affetto. È un grandissimo giocatore e un bravissimo uomo. Alla fine di ogni partita contro l’Inter mi regala sempre la sua maglietta. È un regalo che fa per un mio amico. L’ultimo anno invece me l’ha regalata Chivu. Gli chiesi come stava con la testa, parlammo per dieci minuti, mentre si stava recando negli spogliatoi torno indietro e mi regalò la sua maglietta. Fu un gesto spontaneo e per questo molto apprezzato. Anche Nesta fece qualcosa di simile».

Scavando nei ricordi si spera che non smetta mai di parlare. Perché nei suoi ricordi c’è tutta la Roma. Agostino Di Bartolomei: «Mi ricordo che durante i ritiri gli portavo sempre la cioccolata al latte. Una sera mi fece uno scherzo, puntandomi improvvisamente una pistola. Ci scherzammo e ci ridemmo su per ore. Conviveva con questa arma. Quando seppi della sua morte fu un grande dolore. Ago era di un ordine e di una correttezza fuori dal comune. Mi ricordo che era l’unico a piegare i calzini. E poi tirava quelle bombe su punizione…». Poi un aneddoto sugli scudetti vinti: «Falcao era la croce di Alicicco. Quando non gli andava di allenarsi, diceva che gli faceva sempre male o l’unghia o il ginocchio. Liedholm dava sempre la formazione negli spogliatoi. Una volta, prima di una delicata sfida di campionato, ricordo, chiese a Falcao se il suo ginocchio stesse bene. Davanti alla sua risposta positiva, ricordo che il Barone gli rispose di essere contento, in quanto così facendo poteva salire più agevolmente gli scalini verso la panchina. Maldera diceva sempre che il sabato rinascono tutti. Per quanto riguarda il terzo scudetto, ricorderò invece sempre la sorpresa da parte di Galbiati nel vedere i festeggiamenti dei nostri tifosi. Gli dicevo sempre che un milanese non può capire cosa proviamo noi romanisti quando vinciamo qualcosa di importante. Spero vivamente di riuscire a vedere un altro Scudetto».