rassegna stampa roma

Garantisti ma non su Totti

(Il Fatto Quotidiano – M.Lillo) – Si fa presto a dire Calciopoli 2. Si fa presto a sparare in prima pagina stralci di intercettazioni per inchiodare a un titolo “II capitano della giallorossa”; alias Francesco Totti....

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(Il Fatto Quotidiano - M.Lillo) - Si fa presto a dire Calciopoli 2. Si fa presto a sparare in prima pagina stralci di intercettazioni per inchiodare a un titolo "II capitano della giallorossa"; alias Francesco Totti. Immaginate se la stampa italiana, così aggressiva sui campioni del calcio, applicasse gli stessi standard alla politica.

Basterebbe l'intercettazione di un portinaio amico di un portaborse per rovinare la reputazione a un ministro. Solo nel calcio però il più peloso dei garantisti diventa un Robespierre spietato. II grande campione in copertina aiuta a vendere più copie e non presenta le controindicazioni del ministro diffamato. Così accade di leggere gli stessi quotidiani compassati, che nascondono le intercettazioni telefoniche dirette dei politici, sparare in prima pagina quelle scivolose e indirette che inguaiano il calciatore. Editorialisti supergarantisti sulle presunte corruzioni del premier si trasformano in corsari del giustizialismo quando va in scena il processo al calcio. Tutto è buono per fare notizia e il ventilatore del fango gira senza distinzione alcuna: un campione della Nazionale si ritrova accomunato al portiere del Benevento inseguito dagli usurai. E nessuno si prende la briga di distinguere i fatti dalle parole al vento.

La stampa non fa una bella figura ma anche la magistratura ci mette del suo. La Procura di Cremona, inizialmente attenta a non far filtrare notizie sulla serie A, è scivolata sulla stanchezza quando il procuratore capo — al termine di un assedio dei cronisti seguito a un lungo interrogatorio di un indagato - si è fatto scappare questa frase improvvida: "La sensazione è che ci siano grossi problemi in serie A,che ci siano incontri truccati, ma, senza riscontri, una sensazione non è una prova". Immaginate cosa accadrebbe se un giorno lo stesso pm dichiarasse: "Ho la sensazione che il Governo Berlusconi sia pieno di corrotti ma non ho ancora trovato le prove". Sarebbe impiccato sulla pubblica piazza mediatica tra i cori incitanti dei vari Vittorio Sgarbi e Giuliano Ferrara. Invece, visto che si parla di calcio, la sua dichiarazione "sensazionale" è stata accolta come un grido che apre finalmente uno squarcio di verità. Ma è davvero così? Se dimentichiamo le sensazioni e ci concentriamo sui fatti è evidente che l'indagine di Cremo- na delinea un quadro accusatorio solido solo sulle combine delle serie minori mentre allo stato non c'è nulla di provato riguardo alle squadre di serie A. La controprova logica sono le intercettazioni della banda del 20 marzo del 2011.

Quel giorno, dopo decine di scommesse truccate nelle serie minori, il clan dei bolognesi esulta perché con le loro combine sono finalmente riusciti ad "arrivare alla serie A". II debutto però non è dei migliori: la banda punta forte su Inter-Lecce e perde 190 mila euro in un colpo solo, con strascico di liti, minacce ed estorsioni. Anche se lo stesso giorno la banda azzecca una puntata da 20 mila euro sul 2 a 2 di Fiorentina-Roma, è dura davvero (e infatti la Procura non lo fa) ipotizzare che dietro la doppietta di Totti ci sia lo zampino del clan. È giusto indagare ma al momento c'è solo una telefonata di uno scommettitore che riferisce una confidenza ricevuta da un calciatore, Daniele Corvia, che a sua volta avrebbe parlato con Totti. Nessuna intercettazione di nessun calciatore. Un po' poco per ipotizzare una combine. Anche perché due mesi dopo la Procura firma la richiesta di arresto. E sul Calcioscommesse in serie A cala il sipario.