(Il Romanista - M.Izzi) - Da Donetsk arriva l’eco di un aneddoto d’epoca che riguarda Roberto “Brontolo” Pruzzo. La fonte, autorevolissima, ha ricordato di come negli anni ruggenti della Roma, il bomber assillasse Agostino Di Bartolomei per poter battere i calci di rigore.
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Fuffo tirò fuori apposta, Ago disse di no a Pruzzo
(Il Romanista – M.Izzi) – Da Donetsk arriva l’eco di un aneddoto d’epoca che riguarda Roberto “Brontolo” Pruzzo. La fonte, autorevolissima, ha ricordato di come negli anni ruggenti della Roma, il bomber assillasse Agostino Di...
“Ago”, chiarì con “virile cameratismo” che non era il caso d’insistere e la questione venne definitivamente risolta alla prima doppietta di Roberto con una battuta del capitano: «Lo vedi che segni anche senza rigori!». Questa strepitosa chicca si è tramutata nei “malvagi” disegni della redazione del Romanista, nella richiesta di un articolo su tutti i “bisticci” legati ai calci di rigore. In effetti i penalty stanno al romanista medio come una bustina di zucchero ad un diabetico. Anche se, ad essere sinceri, i primissimi flash che mi vengono alla mente sono tutt’altro che dolorosi. Il primo riguarda nientepocodimenoche sua maestà Fulvio Bernardini. Il 6 gennaio 1935, ad Alessandria la Roma vince largamente. L’arbitro Caironi decreta un calcio di rigore, che a detta del capitano della Lupa: “proprio non c’era”. Fulvio, maestro di calcio e di correttezza, spedisce di proposito la sua battuta all’altezza della bandierina del calcio d’angolo. Poetico ma con risultati nefasti. Fulvio ammonito e calcio di rigore da ribattere. Solo che questa volta. Frisoni toglie il pallone dalle mani di “Fuffo” e sbatte la palla in rete. Altro episodio riguarda un’amichevole del novembre 1983 contro l’Ostiamare. Sul 5-0, Di Bartolomei indirizza il pallone verso la tribuna per “regalare” il pallone ai tifosi… meno poetica, meno divertente, la discussione che si consumò nella finale di Coppa dei Campioni. Quel 30 maggio, sul taccuino di Nils Liedholm era finito il nome di Mark Tullio Strukelj. Qualcuno fece notare allo svedese: “Ma quello è inglese, non può battere”… e la lista venne ritoccata. Altra storia tragicomica dagli undici metri è quella del grande, indimenticabile, Sergio Andreoli. Il 3 maggio 1942 contro la Triestina, in una partita delicatissima per la conquista dello scudetto, Sergio “strappò” il pallone dalle mani dei suoi compagni: «Lo batto io, è il mio compleanno». Inutile dire come andò a finire e quale fu la reazione di Schaffer. A margine del tutto c’è Montella che ha ricordato le “tirate di giacca” con Francesco Totti, sempre per i maledetti tiri dagli undici metri…
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