(Il Romanista - P.Bruni) Soltanto Montella e Totti risparmiati dalla contestazione dei tifosi, che è cominciata nel riscaldamento e si è conclusa al novantesimo col grido di «Andate a lavorare» e «Mercenari».
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Fischi all’inizio. E alla fine
(Il Romanista – P.Bruni) Soltanto Montella e Totti risparmiati dalla contestazione dei tifosi, che è cominciata nel riscaldamento e si è conclusa al novantesimo col grido di «Andate a lavorare» e «Mercenari».
Tanto sul campo quanto sugli spalti, non c’è pace per la Roma. L’amarezza e la disillusione dei tifosi prende forma subito, all’entrata dei giocatori per il riscaldamento: i fischi non fanno sconti quasi a nessuno. Gli unici a salvarsi sono Francesco Totti, alla seicentesima gara con la maglia della Magica e Vincenzino Montella, al suo esordio casalingo sulla panchina giallorossa. Qualche timido applauso viene tributato a Julio Sergio, l’ex miglior terzo portiere del mondo promosso sul campo dalla precedente gestione tecnica e finito, nuovamente, fra le riserve. Alla lettura delle formazioni si ripete il copione di qualche minuto prima: eccezion fatta per il capitano e l’ aeroplanino, sibili e mugugni prendono il posto dei consueti olé. Troppe le batoste per continuare a perdonare brutte figure come quella di domenica scorsa a Marassi col Genova. Neppure i tre punti ottenuti mercoledì col Bologna placano la rabbia della gente. Al fischio d’inizio di Brighi, in Curva Sud, i seggiolini della zona inferiore sono vuoti per solidarietà verso quei “colleghi” diffidati all’indomani dei tafferugli di Trigoria e, proprio lì in mezzo, nel cuore della torcida romanista, uno lungo striscione con su scritto: “Condannati da una passione”. E poi, venti minuti di silenzio assoluto: con le sole voci dei protagonisti sul terreno di gioco a fare da colonna sonora al pomeriggio. L’esordio canoro dei sostenitori è da brividi e fa capire il canovaccio della giornata: “Solo maglia, tifiamo solo la maglia”. Un messaggio forte e chiaro senza pericolo di essere frainteso: non c’è più voglia di scherzare perché la stagione è ormai indirizzata verso un mediocre epilogo. Minuto 46’: Pizarro, toccato duro Giovinco, è costretto a lasciare il campo e mentre la barella lo scorta verso le scalette degli spogliatoi, qualche fischio si alza dagli spalti. Nella ripresa c’è più verve, l’entusiasmo del doppio vantaggio è contagiosa e la voglia di strillare cresce. Gli incitamenti, tuttavia, restano circoscritti alla Roma e non agli interpreti in campo. Anzi, per loro, il massimo tributo parte da “Mercenari” al sempreverde “Andate a lavorare”. Le voglie si smorzano piano, piano: Amauri spegne sorrisi e speranze. Nei quattro minuti di recupero la squadra spinge senza affondare, rischia di prendere il 2-3 e si impantana nei propri limiti. Il finale è scontato: una bordata infinita di fischi sommerge l’Olimpico.
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