(Leggo - F.Balzani) Da Luis Enrique a Luigi Enrico: il passo è stato breve. Il tecnico spagnolo si appresta a vivere il suo primo derby capitolino da romano acquisito e con due vittorie sulle spalle che gli hanno riconsegnato la fiducia del pubblico giallorosso.
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(Leggo – F.Balzani) Da Luis Enrique a Luigi Enrico: il passo è stato breve. Il tecnico spagnolo si appresta a vivere il suo primo derby capitolino da romano acquisito e con due vittorie sulle spalle che gli hanno riconsegnato la fiducia del...
«Ho capito quanto è importante per voi, ma state certi che lo è anche per me», ha confessato a bordo dellla sua Jeep Cherokee ai tifosi che giornalmente lo assediano fuori Trigoria. E lo ha detto in un italiano che migliora di giorno in giorno, condito con un pizzico di accento romanesco che nel contesto non guasta. Nessun relax in barca a vela quindi (come il collega Reja) piuttosto un lavoro supplementare (ieri l’allenamento è durato più di 2 ore) in vista del derby. Una sfida importante, durissima, ma che non spaventa di certo un uomo al quale la maratona sembra poco più che una passeggiata. Dopo averla disputata a New York e Amsterdam (con ottimi tempi), Luis Enrique ha deciso infatti di partecipare alla 23ª Marathon des sables, in programma alla fine di marzo. Una specie di Dakar, ma senza macchine o moto. Un’esperienza massacrante, che consiste nel percorrere 245 chilometri in sei tappe, attraverso il Sahara. Il tutto portando sulle spalle il necessario per sopravvivere. Più dura dell’Iron man (3.800 metri a nuoto, seguiti da 180 km in bici e 42 a piedi) da realizzarsi nel tempo limite di 17 ore. A Lucho, nel 2008, ne bastarono poco più di 12.
«Quando giocavo a calcio pesavo 72 chili, adesso ne ho persi due. Merito dell’alimentazione (imposta anche alla squadra, ndr) e del ciclismo», dice con orgoglio. Dopo il pallone, infatti, il vero amore di Luis Enrique è la bicicletta, pretesto per una rimpatriata annuale insieme al fratello Felipe e ai fedeli amici d’infanzia, con cui condivide proibitive sfacchinate sui Pirenei. Proprio in sella alla sua bici da corsa è solito incontrarlo all’Olgiata, a due passi dal quartier generale della Lazio, dove il tecnico abita insieme alla moglie Elena (inizialmente restia a trasferirsi a Roma) e ai tre figli, Pacho, Sira e Xana, che a settembre hanno iniziato a frequentare la St. George’s School, sulla Cassia. Anche i rampolli di Luis stanno prendendo confidenza con il caos di Roma grazie all’apporto del capo famiglia che passa gran parte del tempo libero tra famiglia e computer (altra grande passione del tecnico). «Una famiglia modello, sono sempre disponibili e gentili con tutti» dicono i vicini di casa. Una disponibilità che il tecnico concede anche in conferenza stampa. Nessun canale privilegiato, nessuna distinzione, parla e scherza con tutti.
Una sintonia che il tecnico ha trovato anche con i giocatori, in particolar modo con i senatori. «E’ un personaggio autentico, che dice le cose in faccia», hanno raccontato De Rossi e Burdisso. Senza mezzi termini, sempre pronto all’attacco, anche a parole.
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