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Fenucci, la partita del cuore

(Il Romanista – D.Galli) – Ci sono cose che si portano il vento dietro, il profumo dei giorni migliori, un bacio alla donna che ami, la prima volta che le tue figlie ti hanno chiamato papà. Roma-Lecce non sarà una partita come le...

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Ci sono cose che si portano il vento dietro, il profumo dei giorni migliori, un bacio alla donna che ami, la prima volta che le tue figlie ti hanno chiamato papà. Roma-Lecce non sarà una partita come le altre per Claudio Fenucci.

Non lo sarà mai, nemmeno tra cent’anni. Non lo sarà perché quando l’amministratore delegato della Roma sente la parola Lecce, un po’ si commuove. Lì vive ancora la sua famiglia, lì ha trascorso i migliori anni della sua vita, lì va quando le bambine lo chiamano. E papà prende e scappa, fugge dal mare di Ostia, corre forte verso il mare salentino, stacca i telefonini, le abbraccia. Abbraccia il mondo. Il suo mondo. Il suo mondo lo è stato da quando nel ’96 si è seduto sulla poltrona di amministratore delegato del Lecce. Lo è stato per tre lustri. Quindici anni. Anzi: quindici stagioni. Perché gli uomini di calcio non calcolano la vita in anni, la calcolano in stagioni. Avete presente Fever Pitch, Febbre a 90? C’è Sarah che dice a Paul: «Non credo che i risultati dell’Arsenal siano una base sufficientemente solida per sposarsi e mettere su famiglia!». E Paul le risponde: «Non in questa stagione».

Il resto della famiglia Fenucci ha accettato un compromesso, che non è storico ma è lo stesso discretamente importante per il Signore dei conti romanisti: ok Claudio, è il tuo lavoro, accetta la proposta di Baldini e va’ a Roma. Ma ogni volta che puoi torna da noi, fai la spola con Lecce. Quando Claudio si riaffaccia sulle luci del Salento, ogni tanto spegne il cellulare aziendale, stacca la spina con la Roma, la stampa e il caos si fa calmo. L’uomo Fenucci ritrova i suoi affetti in riva al passato. Quando qualcuno riesce a penetrarne l’intimità, in quei rari giorni che l’ad giallorosso trascorre con moglie e figlie, quasi si commuove: la voce di Fenucci accusa l’imminente nuova distanza. Farà il pendolare ancora per altri sei mesi. Quando a giugno le scuole termineranno, la famiglia si riunirà a Roma. Casa Fenucci è la Balduina, storico feudo del tifo biancazzurro. Claudio respira la stessa aria di traffico e vetrine che fu di Gabriele Sandri. Lecce sono i suoi sentimenti, il suo privato, il suo presente. Lecce è però, appunto, anche la fetta più grossa del suo curriculum vitae. E’ il suo passato che tra due domeniche busserà prepotentemente alla porta del cuore. Laureato con 110 e lode in Economia e Commercio alla Sapienza, agente di cambio agli inizi della carriera, poi la rapida ascesa che lo porterà nel 1996 tra le braccia della famiglia Semeraro, proprietaria ancora per poco dell’Unione Sportiva Lecce: Cominvest Gestioni Spa, Refco Sim Italia Spa e nel 1994 l’approdo alla Banca del Salento, all’epoca cassaforte del gruppo Semeraro. Fenucci è il responsabile asset management e fa parte del Comitato di direzione.

Ormai, grazie anche alla specializzazione in finanza internazionale conseguita sei anni prima alla London Business School, è un professionista affermato nel suo s e t tor e . L’ ins egna - mento ne è una naturale conseguenza: dal 2003 al 2009 è docente del corso integrativo di Economia degli Intermediari Finanziari alla facoltà di Economia dell’Università di Lecce. Ma siamo andati già oltre il momento in cui la vita di Fenucci cambia. Gli anni iniziano a contarsi in stagioni. Semeraro vuole quel rampante dirigente di Banca del Salento accanto a sé nell’impresa più rischiosa: la presidenza del Lecce. Fenucci mette da parte obbligazioni, indici azionari, titoli al portatore. La missione è tosta. Nelle sedici stagioni (visto?, non sono più anni) al Via del Mare, sotto l’amministrazioneFenucci il Lecce conquista subito la promozione dalla Serie C. Ma è un salto doppio: la stagione dopo, il terzo posto in B riporta i giallorossi nella massima divisione. Da allora, è il 1997, il Lecce trascorre nove stagioni in Serie A e cinque in B. Non sempre è tutto rosa e fiori. La perla del Salento è una realtà piccola ma esigente, la pazienza non è un suo dono. Hanno anche questo in comune AS Roma e US Lecce, oltre ai colori e al 1927, quando laggiù sono passati dalla denominazione originaria di Sporting Club a Unione Sportiva.

Fino a quando nell'estate 2005 non si trasferisce a Firenze alla corte dei Della Valle, Fenucci ha un prezioso alleato. E’ il direttore sportivo Corvino. Il Lecce alleva talenti che Pantaleo scopre in giro per il mondo. Prende sbarbati talenti come Vucinic, Bojinov, Chevanton e Ledesma. Leggenda (ma non secondo Corvino) vuole che il Lecce fosse sul punto di ingaggiare anche Dimitar Berbatov. Il Lecce paga l’addio di uno dei principi dei talent scout con la retrocessione immediata e l’altalena tra A e B. Con tutto il rispetto per il neo diesse Angelozzi, senza Corvino è un’altra cosa. Parlano i risultati. E quando pure Angelozzi se ne va, Fenucci si grava di un ulteriore compito: direttore sportivo ad interim. La situazione si complica, perché nel frattempo al Via del Mare tira aria di smobilitazione. I Semeraro vogliono lasciare. A Fenucci viene offerta la possibilità di fare da traghettatore del club verso una nuova proprietà. Solo che intanto si è fatta sotto la Roma. La nuova Roma. Dopo avere idealmente stretto la mano in videoconferenza a DiBenedetto, Baldini sta muovendo le pedine sullo scacchiere giallorosso. Franco vuole i migliori in ogni reparto. Franco vuole Claudio. Si conoscono da anni, si stimano reciprocamente, si incontrano anche a Londra. Fenucci chiede le deleghe per i rapporti con il Palazzo: Figc, Coni e Lega di A. Dicono che sotto gli occhialetti e l’abito scuro si nasconda un mastino. Ne sanno qualcosa all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Chi conosce molto bene il capo della biglietteria romanista, Carlo Feliziani, sostiene che senza il pieno sostegno di Fenucci Feliziani non sarebbe riuscito a ottenere quello che otterrà tra qualche tempo: il carnet di biglietti, il pacchetto di gare a prezzo scontato, anche per i non tesserati.

Quando Baldini si è insediato a Trigoria, c’è chi ha malignato: Fenucci è stato messo all’angolo, Fenucci non conta più, Fenucci, Fenucci, Fenucci... Ma Fenucci che? E’ l’amministratore delegato, ha compiti diversi da quelli di Baldini e Sabatini. E fate una cosa, andatevi a vedere la clip di Roma Channel sulla partitella giocata a Trigoria tra staff tecnico e area comunicazione. Come dire, Franco Baldini contro Daniele Lo Monaco. Stoppatela al 2’37’’. Si vede Fenucci che passeggia a bordo campo? Sì, ma guardate meglio. Fenucci ha un sorriso grande come la Roma. Grande come quella distanza infinita che ogni giorno lo separa da Lecce. L’adottiva Lecce. Vedete, quando una volta nel 2009 lo interrogarono sul futuro del club, Fenucci rispose con un aforisma di Paul Valery: «L’ennui, avec notre époque, c’est que le futur n’est plus ce qu’il avait l’habitude d’être». Che si può tradurre così: «Il problema, con la nostra epoca, è che il futuro non è più quello di una volta». I Semeraro stavano facendo le valigie, il futuro non c’era già più perché era cambiato il presente. Adesso è cambiato di nuovo. Il presente sono un progetto affascinante, lo slang di Boston, il trabajo y sudor di Don Lucho, «la naturale empatia con Totti» (sono parole sue). Il passato tornerà a bussare tra due domeniche. Sarà per l’ultima volta. Lecce è lontana, il tempo dell’incertezza è terminato, Fenucci non avrà bisogno di citare Valery. Mai più.