rassegna stampa roma

Fame di vittoria

(Il Romanista – T.Cagnucci) E’ vero quello che da un po’ di tempo si dice qua e là quando si parla di Roma: “La più bella frase del mondo non è ti amo, ma la Roma è in vantaggio”.

Redazione

(Il Romanista - T.Cagnucci) E’ vero quello che da un po’ di tempo si dice qua e là quando si parla di Roma: "La più bella frase del mondo non è ti amo, ma la Roma è in vantaggio".

Pensate che - almeno simbolicamente - quest’espressione a livello mediatico è nata qui a Milano. Era il 10 aprile del 1960, da quattro mesi era nato "Tutto il calcio minuto per minuto". La ninna nanna più struggente per gli innamorati del calcio. Quattro collegamenti, più quello dallo studio. Non si usava interrompere il collega, ci si collegava e si raccontava. A metà fra l’epica e la cronaca, Omeri gentiluomini del XX secolo. Ma un gol della Roma è una rivoluzione. "Scusa è Ameri, ha segnato la Roma".

La prima interruzione della storia del giornalismo radio televisivo italiano. Il gol era quello di Pedro Manfredini. Doppietta, 3-1 per la Roma a Milano contro l’Inter. Un gol della Roma divenne rivoluzione per tutti, nel modo di fare giornalismo, di raccontarlo, di tramandarlo, di parodiarlo.

In questi tempi in cui veramente ci sarebbe da chiedere scusa ad Ameri, è bello paragonare quest’Inter-Roma a quello. Un’altra rivoluzione è in atto. E a chi non capisce che sta succedendo bisognerebbe far capire quello che è già successo. Già ora, prima delle 20.45 quando la Roma darà tutto per portare sull’altare della nuova era la prima vittoria. Solo pochi mesi fa la Roma era una squadra affidata a una banca, aveva troppi giocatori in scadenza, così come il suo futuro; dall’altra parte c’era l’Inter che sembrava la Babilonia del pallone, vacche grasse per antipasto, triplete, cinquina e tombola, campionati del mondo per club, giocatori dall’ingaggio di 10 milioni in tribuna, palloni d’Oro nello sgabuzzino, scudetti di carta e d’erba infilati come in una collana da portare al dito.

Erano i giganti. I petrolieri. I padroni. Forse lo sono ancora, ma adesso sono insicuri, non sanno neanche come devono giocare in difesa, hanno un allenatore per caso e non vedono l’ora di mandarlo via, una squadra che ha strizzato l’anima per Mourinho e che non si ritrova una goccia di entusiasmo, non riescono più nemmeno a spendere. Sono agli sgoccioli.

E’ la crisi, bellezza. Qualsiasi cosa accadrà l’Inter è una squadra alle corde di stessa, dei suoi tempi esagerati e viziati che ha costruito e cavalcato, una copia emaciata e anoressica di quello che era solo pochi mesi fa.

Qualunque cosa accadrà la Roma sa di avere un futuro davanti a sé, quella visione del fine ultimo che fa leggero il cammino, un popolo e una curva che l’applaude dopo una sconfitta col Cagliari. E’ la rivoluzione, bellezza. La novità è che stavolta non c’è stata nessuna interruzione. I nostri simboli sono gli stessi: Totti e De Rossi. Romani e romanisti che nella città più lontana da noi che ci sia cercheranno di ridire il loro ti amo. Senza chiedere scusa a nessuno se la Roma va in vantaggio.