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Fair play Roma: Oggi i sacrifici, domani i sogni

(La Gazzetta dello sport – A.Catapano) – Guardiola? Ancelotti? Baldini? Verranno, se vorranno, a tempo debito. Ora — in attesa di fornire gli approfondimenti richiesti da UniCredit e avviare la trattativa esclusiva di cessione, a...

Redazione

(La Gazzetta dello sport - A.Catapano) - Guardiola? Ancelotti? Baldini? Verranno, se vorranno, a tempo debito. Ora — in attesa di fornire gli approfondimenti richiesti da UniCredit e avviare la trattativa esclusiva di cessione, a partire da metà mese— le urgenze del progetto americano sono altre.

Ristrutturazione, rilancio, fair play, brand. Sono queste le parole che ricorrono più frequentemente nel business plan firmato da Thomas DiBenedetto. Messe insieme, fissano le tappe di un percorso cucito addosso alle esigenze della Roma: «Ristrutturare i conti, rilanciare le ambizioni, sfruttare il marchio» . Passaggi necessari al raggiungimento dell’obiettivo: «Valorizzare l’asset sportivo» . Che, tradotto in numeri, significa aumentarne i ricavi: dai 120 attuali ai 250 del futuro. Una strada impervia, peraltro l’unica percorribile in regime di fair play finanziario: spendi solo se incassi. Ma l’andatura sarà sostenibile, dato che il progetto DiBenedetto si è dato dai cinque agli otto anni. Step by step, ogni cosa al suo tempo.

Primo, ricapitalizzare Perché la Roma tre anni fa valeva i 280 milioni di Soros mentre oggi con 120-130 DiBenedetto e i suoi quattro soci si portano a casa tutto il pacchetto, compreso marchio e immobili? Semplice: i conti in caduta combinati con il fair play finanziario dell’Uefa richiedono ai futuri proprietari una immediata ricapitalizzazione di 50 milioni. L’intesa con UniCredit si è trovata proprio su questo punto: DiBenedetto si impegnerà subito in un aumento di capitale, la banca vi aderirà per la quota con cui resterà nel club, il 40%(che successivamente potrà girare in parte ad un imprenditore romano). In questa fase, le spese per il potenziamento della squadra — già competitiva— saranno mirate: acquisti intelligenti, giovani da valorizzare.

Secondo, ristrutturare Dopo aver sistemato i conti (e lanciato l’Opa), toccherà alla struttura societaria. Altre voci che richiederanno investimenti. Soldi per liquidare parte del management attuale e allestire il futuro organigramma. Per trasformare Trigoria nella vera casa del club, rilanciare il vivaio, rifare la rete degli osservatori. Per potenziare il merchandising, con campagne pubblicitarie e punti vendita. Per regalarsi nuovi sponsor internazionali, pagando l’uscita di quelli attuali, legati da contratti lunghissimi. Tutte queste spese sono già previste e accantonate. Lo stadio sarà un capitolo successivo.

Terzo, rilanciare Finally, con i conti a posto, i ricavi destinati ad aumentare, ci si potrà sbizzarrire anche sul mercato calciatori, magari previa ulteriore e ingente ricapitalizzazione. Non prima di un anno, però. Delusi? Realisti, piuttosto. «Auguro il miglior successo alla cordata americana, certo che la scelta sia stata operata tenendo conto del futuro della squadra» . Firmato Giampaolo Angelucci, grande sconfitto e grande signore.