(Corriere della Sera - L.Valdiserri) - Nella vita ci sono diritti e doveri. I doveri di Daniele De Rossi sono chiarissimi e in questi giorni tutti glieli stanno ricordando.
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Era De Rossi che confessò il gol di mano
(Corriere della Sera – L.Valdiserri) – Nella vita ci sono diritti e doveri. I doveri di Daniele De Rossi sono chiarissimi e in questi giorni tutti glieli stanno ricordando.
La Uefa ha aperto ieri un procedimento disciplinare per «condotta impropria» dopo la gomitata sferrata al capitano dello Shakhtar Donetsk, Srna, nel ritorno degli ottavi di Champions League. Un gesto sfuggito all’arbitro Webb e ai suoi assistenti, ma non alle telecamere, che sarà giudicato il 17 marzo e che costerà a De Rossi, quasi sicuramente, una squalifica di 4 giornate. De Rossi rischia anche la fascia di capitano della Roma (che è sua in assenza di Totti), la convocazione in nazionale e il posto in squadra nel derby di domenica. De Rossi, però, ha pure dei diritti. Il più importante è quello di essere giudicato per quello che ha fatto a Donetsk ma anche in 242 partite di serie A, sempre con la maglia giallorossa. Tutti ricordano la gomitata a McBride in Italia-Usa, al Mondiale tedesco, ma chi ha memoria dovrebbe ripensare anche a quando, il 19 marzo 2006, confessò all’arbitro Bergonzi, che non si era accorto di nulla, di aver segnato con la mano contro il Messina. La decisione finale sul derby, come è giusto che sia, tocca a Vincenzo Montella. Di sicuro sarebbe l’occasione migliore, per De Rossi, per provare a ridimensionare la gomitata di Donetsk. Gli sarà concessa?
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