(Leggo - F.Maccheroni) Quando entrano Borriello e Borini e, soprattutto, si tolgono di mezzo Bojan e Osvaldo, verrebbe da prendereLuis Enrique e dirgli «senor, sei soltanto chiacchiere e distintivo».
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Enrique: «Pochi gol, colpa mia»
(Leggo – F.Maccheroni) Quando entrano Borriello e Borini e, soprattutto, si tolgono di mezzo Bojan e Osvaldo, verrebbe da prendere Luis Enrique e dirgli «senor, sei soltanto chiacchiere e distintivo».
Perché sarebbe stato tutto facile. Almeno finché in campo è rimasto José Angel a fiondare palloni in mezzo all’area. Bastava qualcuno capace di metterci il piede. Luis Enrique però è qualcosa più di chiacchiere e distintivo. E si vede. Non perché prima dell’inizio della partita ammucchia tutti per una sorta di macumba modello Borgorosso Football Club. La Roma ha davvero un gioco. Non lo conclude.
Totti è lontano dall’area, Borriello è in panca. Lentamente se ne accorgerà anche il tecnico. Come si è accorto di Heinze (Cassetti fuori). E come si è accorto che è passato al calcio dei grandi. Le fenomenate di Europa League gli hanno insegnato che Totti serve. Ieri, contro un Cagliari molto italiano (nella testa) avrà capito come funziona questo campionato. Non troverà il Barcellona, ma tanti piccoli Cagliari con i quali i punti si fanno quando il possesso palla si trasforma in gol. «Ma non è colpa degli attaccanti - ha spiegato L.E. -, la squadra attacca dal portiere in su, fino all’allenatore, che è il principale responsabile». Saggio. Anche nei pronostici: «Non so quanto ci vorrà per mettere a punto il gioco».
La partita col Cagliari. è stata decisa in un minuto (67’)e dall’uomo che più era piaciuto. Angelino, che aveva corso e dominato sulla sinistra, ha ribattuto di testa sulla pancia di Daniele Conti in piena area: 0-1. Quinto gol del figlio di Brunetto alla Roma. Subito dopo il laterale s’è fatto espellere per un fallo che non è sembrato mortale nemmeno a Gava: però di lì in poi, invece di flagellarsi, ha flagellato il match. C’è stato il raddoppio del Cagliari, mentre la Roma, abbandonate le zavorre Bojan-Osvaldo, sembrava una squadra diversa. Allo scadere il gol di De Rossi, tornato a giocare da top player. De Rossi ha voluto sottolineare che «i tifosi sono con noi, alla fine non ho sentito fischi, credono nel progetto». E va dato atto a L.E. di aver fatto vedere il meglio anche di Rosi a destra. Aspettiamo Lamela, Gago (breve apparizione) e Kjaer.
Non vincerà lo scudetto, ma questa Roma ha così tante cartucce che prima o poi un bersaglio dovrà centrarlo per forza.
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