(Corriere dello Sport/Infopress - L.Scalia) - Emozioni. Una parola, un titolo di una canzone di Battisti, che racchiude la giornata di ieri che è stata dedicata al ricordo di Agostino Di Bartolomei, più semplicemente 'Ago' il capitano, protagonista del secondo scudetto della storia giallorossa.
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Emozioni infinite per Di Bartolomei
(Corriere dello Sport/Infopress – L.Scalia) – Emozioni. Una parola, un titolo di una canzone di Battisti, che racchiude la giornata di ieri che è stata dedicata al ricordo di Agostino Di Bartolomei, più semplicemente...
Il ragazzo cresciuto nella periferia di Roma, in zona Tor Marancia, morto suicida il 30 maggio del 1994 a dieci anni esatti dalla maledetta finale di Coppa Campioni persa ai rigori contro il Liverpool. Solo una casualità? “Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore”, recita una strofa di “Emozioni”. Già, sono le domande a fare male. Punti interrogativi che ieri, in Piazza della Libertà 15, nella saletta della Fondazione Gabriele Sandri, hanno trovato risposta. Una risposta vera, senza dietrologie inutili. Perché il dolore e il ricordo non hanno colori: giallorosso e biancoceleste mescolati in un dipinto perfetto in una mostra- conferenza dove sono intervenuti Luca Di Bartolomei, il figlio di “Ago”, Cristiano e Giorgio Sandri, Ettore Viola, figlio del presidente Dino Viola, Andrea Salerno, autore del libro “ L'ultima partita”, Fabrizio Grassetti, presidente dell’UTR ( Unione Tifosi Romanisti), e il responsabile della biblioteca del calcio Maurizio Martucci che ha moderato gli interventi. Era un calcio diverso quello di “ Ago”, forse un calcio più vero, più vicino alla gente, un mondo che Luca Di Bartolomei era troppo piccolo per ricordare. Solo a distanza di tempo, nella prefazione del libro “L'ultima partita”, è riuscito a scrivere una lettera a suo padre, dura e profonda: «Ero solo un bambino di 11 anni, me la prendevo con tutti perché non riuscivo a capire un gesto così stupido e folle. Mi è stata negata l'infanzia, la possibilità di sfogarmi e discutere con lui. E' stato difficile stabilire la normalità » . Speciali le parole di Giorgio Sandri: « E' l'unico calciatore che avrei voluto vedere con la fascia da capitano della Lazio » . Alcuni presenti, arrivati anche da Salerno, non hanno nascosto le lacrime. MOSTRA - In un angolo, foto, poster, bandiere, sciarpette. Ma anche le maglie indossate dal capitano: c'era la classica giallorossa col numero 10 usata contro l'Ipswich Town, quella della Nazionale Under 21, poi nel mezzo la più significativa, bianca “come la neve non fa rumore”, con il lupetto stampato sul cuore e senza sponsor. Quella della finale, dell'ultima partita.
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