rassegna stampa roma

El Conejo è timido perché parla con i piedi

(Il Romanista-F.Bovaio) Quando sentirete parlare di Nicolas Lopez non fatevi ingannare dal soprannome El conejo (il coniglio), perché in campo è grintoso come tutti i sudamericani.

Redazione

(Il Romanista-F.Bovaio) Quando sentirete parlare di Nicolas Lopez non fatevi ingannare dal soprannome El conejo (il coniglio), perché in campo è grintoso come tutti i sudamericani.

Nel calcio di quelle parti non emergi se hai paura dei contrasti o dell’ambiente e lui, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di conoscere il clima dei campi del suo continente, come conferma il suo agente: «Lui è un calciatore eccezionale, a soli diciotto anni è già stato abituato a giocare di fronte a migliaia di persone nel campionato uruguaiano.E poi è uno di quelli in grado di prendersi le proprie responsabilità».

Nato il primo ottobre 1993 a Montevideo, nel quartiere de La Teya, ha subito avuto il ruolo del predestinato. Basti ricordare quello che dice sempre di lui un allenatore bravo e rispettato in Uruguay come Juan Ramon Carrasco per spiegare quanta classe gli sia stata donata da madre natura: "Heste pibe habla con lo pies". Già, Lopez ama parlare più con i piedi con la bocca, tanto che fuori dal campo dicono sia sempre allegro, ma anche di una timidezza quasi inarrivabile, che lo spinge spesso a non parlare. Una volta dentro, però, tutto cambia e con quei piedi, come dice Carrasco, fa discorsi da sogno, tratteggiando traiettorie che altri osano solo immaginare. A molti uruguagi ricorda Daniel Fonseca, sia per il fisico, che per le capacità realizzative che, ovviamente, per i denti sporgenti, ai quali si deve il soprannome el conejo, guarda caso lo stesso che venne dato anche al suo connazionale che lo ha preceduto in giallorosso negli Anni 90. Ad altri, invece, fa venire in mente un altro fenomenale attaccante uruguagio di quel decennio, Pato Aguilera, che con la sua velocità e tecnica cristallina costituì una delle più celebri coppie-gol della storia del Genoa insieme al potente Thomas Skuhravy.

Insomma, come la metti la metti, di questo Lopez c’è da fidarsi, anche perché a soli diciotto anni i suoi margini di miglioramento sono grandissimi. Le sue caratteristiche tecniche di base sono la rapidità negli spazi stretti, la velocità di esecuzione, la capacità di inserirsi in zona gol e quella di rifornire di assist i compagni. E pensare che nella sua prima esperienza calcistica importante, vissuta nel Montevideo Wanderers quando era ancora poco più che un bambino, finiva spesso in panchina a causa del fisico esile, che non lo aiutava a resistere ai duri contrasti con i difensori avversari. Ma durante l’adolescenza si è alzato ed irrobustito notevolmente e ad approfittarne fu il Nacional, che lo tesserò per poi affidargli la maglia numero 9 e il ruolo di centravanti. I gol arrivarono subito, ma dato che oltre al sentire la porta dimostrava anche una notevole intelligenza tattica e capacità di muoversi senza palla il succitato Carrasco cominciò a schierarlo spesso anche come attaccante sinistro, ruolo nel quale ha poi esordito nella prima squadra del Nacional proprio quest’anno. Ora gli si aprono le porte del calcio italiano e di quella Roma che con gli uruguagi ha avuto spesso un gran feeling.