(Corriere dello Sport - S.Chioffi) - La Roma abbraccia Erik Lamela. Dieci milioni di euro al River Plate per acquistare il trequartista più promettente del campionato argentino. Ha la filigrana del talento vero.
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Ecco Lamela, sembra Pastore
(Corriere dello Sport – S.Chioffi) – La Roma abbraccia Erik Lamela. Dieci milioni di euro al River Plate per acquistare il trequartista più promettente del campionato argentino. Ha la filigrana del talento vero.
In Italia vuole ripetere la scalata di Javier Pastore. Stesso ruolo: si somigliano anche per caratteristiche. Lamela ha già ricevuto una convocazione nella nazionale del ct Sergio Batista. In Sudamerica è considerato una delle migliori espressioni a livello di under 20. E’ un gradino sotto rispetto a Neymar, che si è consacrato nel Santos, ha vinto la Coppa Libertadores e si è preso la vetrina nel Brasile. Lamela è nato nel 1992 come Neymar e ha saputo catturare l’attenzione dei grandi club europei nonostante la retrocessione in B del River. La Roma l’ha soffiato all’Inter e al Napoli.
INFANZIA - Erik Lamela è nato il 4 marzo del 1992 a Carapachay, piccola località che si trova a diciotto chilometri da Buenos Aires. Ha trascorso l’infanzia a Villa Devoto, quartiere residenziale della capitale argentina, dove ha abitato in passato anche Diego Maradona, che nel 1992 - quando è cominciata la favola di Lamela - aveva già lasciato il Napoli ed era fermo per squalifica (positivo alla cocaina dopo la gara di campionato con il Bari).
LA SCUOLA CALCIO - Si è innamorato del calcio giocando per la strada. E’ entrato nel settore giovanile del Pedro Lozano all’età di sette anni. Il Pedro Lozano, fondato nel 1939, è un club di Villa del Parque. Porta il nome di un missionario e storico spagnolo. E’ stata la prima tappa di Lamela, che ha indossato da bambino anche le maglie del Crystale, del Santa Rita, dell’Estrella Maldonado, della Juventud Devoto, del Boulogne, del Savio 80 e del Punto de Encuentro.
LA FAMIGLIA - Il papà di Lamela si chiama Josè, tifoso del River Plate e proprietario di un panificio, un forno avviato in passato dal signor Manuel, il nonno del nuovo talento argentino. Miriam è la mamma di Erik, il secondo di tre fratelli: il più grande, Brian, ha 23 anni, mentre il più piccolo, Axel, ne ha compiuti da poco 15. Josè Lamela, ex calciatore, ha seguito in prima persona ogni passaggio della trattativa fra la Roma e il River Plate: frequenti i contatti con il ds Sabatini.
IL MAESTRO - ' stato scoperto nel 1999 da Jorge Manuel Gordillo, ex difensore, quattro scudetti, una Libertadores e due Coppe Intercontinentali con il River Plate. Gordillo ha segnalato Lamela ai dirigenti dei “Millonarios”. Sua l’idea di portarlo nel vivaio del River Plate. A livello di settore giovanile, Lamela ha avuto anche un altro maestro: Leonardo Astrada, ex mediano-regista, attuale allenatore del Cerro Porteño, semifinalista quest’anno in Coppa Libertadores.
L'ESORDIO - Ha debuttato nel Torneo di Clausura il 13 giugno del 2009: Lamela aveva diciassette anni e tre mesi. Ha esordito durante la partita con il Tigre (terminata 3-1 per il club di Buenos Aires), allo stadio Monumental, entrando in campo negli ultimi dieci minuti al posto dell’uruguaiano Robert Flores. In quel River Plate giocava anche Falcao, il centravanti colombiano che ha vinto ora l’Europa League con il Porto e potrebbe raggiungere presto Villas Boas al Chelsea.
IL PRIMO TECNICO - Accompagnato sempre da ottime referenze, Lamela ha varcato la soglia del professionismo grazie a Nestor Gorosito, un ex trequartista che ha girato il mondo giocando in Argentina (River Plate e San Lorenzo), in Austria (Swarovski Tirol), in Cile (Universidad Catolica) e in Giappone (Yokohama Marinos). Gorosito è stato l’allenatore che ha promosso Lamela nella prima squadra del River Plate. Nel 2009 era arrivato sulla panchina biancorossa per sostituire Simeone.
LE CARATTERISTICHE - Classe e rapidità. Quando parte in progressione è difficile da frenare: Lamela ha una straordinaria abilità nel controllo del pallone. E’ mancino, ma anche con il destro è in grado di accendere la fantasia. Ha personalità. Parte largo sulla fascia sinistra e si accentra. E’ più portato alla fase di rifinitura, deve ancora acquisire la maturità e la convinzione per segnare con la frequenza di Pastore, per fare la differenza anche in area di rigore.
IL RUOLO - A Luis Enrique offrirà un ampio ventaglio di soluzioni. E’ un esterno che può giocare alle spalle degli attaccanti, ma che ha la potenza e la velocità per assimilare anche i movimenti di un 4-3-3. Nel River Plate, a livello tattico, non ha avuto grandi istruttori: Lamela è un talento purissimo in fase di evoluzione. Nel River Plate aveva il compito di inventare, di creare la superiorità numerica. In Italia e in Europa avrà ora l’opportunità di completarsi.
BABY PRODIGIO - Da Carapachay al quartiere di Villa Devoto: Lamela è stato sempre considerato un baby prodigio. E’ cresciuto sui campi di periferia, mostrando subito un’altra stoffa rispetto ai suoi coetanei. All’età di dodici anni, durante il torneo giovanile “Arousa” in Galizia, aveva regalato spettacolo con i giovani del River Plate. Aveva vinto la finale per 5-1 con il Valencia ed era stato eletto miglior giocatore della manifestazione.
IL BARCELLONA - Carles Rexach è il dirigente del Barcellona che era andato a prendere Lionel Messi, all’età di dodici anni, nelle giovanili del Newell’s Old Boys. E sempre il Barcellona, nel 2004, aveva provato a tesserare Erik Lamela dopo il torneo “Arousa”. Il Barcellona aveva offerto alla famiglia Lamela un contratto da centomila euro l’anno, oltre a una borsa di studio per i tre figli. Ma il River, alla fine, aveva sventato l’inserimento del Barça.
CON L'ARGENTINA - Non è stato convocato per la Coppa America: è rimasto in bilico fino all’ultimo giorno. Ma Lamela ha già scoperto il fascino della nazionale argentina. Si è fatto applaudire lo scorso 25 maggio, in occasione dell’amichevole vinta per 4-2 contro il Paraguay. Titolare per 58 minuti. Una prova brillante e un gol sfiorato: Lamela ha colpito una traversa all’inizio del secondo tempo con una conclusione da oltre venti metri, deviata a fatica dal portiere Joel Silva.
COPPA AMERICA - Sergio Batista è il ct dell’Argentina: ha sostituito Diego Maradona, in un clima di tensioni e polemiche, dopo il mondiale in Sudafrica. E’ stato lui a convocare Lamela per la partita con il Paraguay, facendogli i complimenti. Fra rimpianti e scelte obbligate, l’ha poi tenuto fuori dalla rosa per la Coppa America. Batista, ex mediano, aveva conquistato la medaglia d’oro nel 1986 in Messico: era uno dei pilastri della nazionale di Bilardo e Maradona.
IL PRIMO GOL - Con il suo sinistro ha regalato spesso colpi geniali, ma il primo gol l’ha realizzato nel Torneo di Apertura con il piede destro, in occasione della sfida contro il Colon di Santa Fe di Joaquin Larrivey (ex Cagliari), il 5 dicembre del 2010, allo stadio “Estanislao Lopez”. Ha sorpreso il portiere Diego Pozo con uno splendido pallonetto, sfruttando un assist di Mariano Pavone, fra gli applausi del presidente Daniel Passarella. Il tecnico del River era Juan Josè Lopez.
GLI ALTRI GOL - Ha disputato la prima partita da titolare con il River Plate il 27 settembre del 2010: in panchina c’era Angel Cappa. Lamela e Buonanotte alle spalle di Funes Mori e Pavone: 1-1 con il Quilmes. In campionato ha firmato 4 gol in 36 partite. Si è sbloccato con il Colon, poi ha segnato ancora nel Torneo di Apertura contro il Lanus. Nel recente Clausura, che ha decretato la retrocessione in B del River, Lamela ha lasciato il suo timbro nelle gare con l’Huracan e il Lanus.
I SUOI ALLENATORI - Trequartista oppure esterno sinistro in un 4-2-3-1, ma ha saputo adeguarsi anche al 4-4-2. Lamela è entrato di prepotenza nei piani del River Plate negli ultimi otto mesi. E’ comunitario, ha anche il passaporto spagnolo. Tre gli allenatori che hanno seguito la sua ascesa: Gorosito ha avuto il merito e il coraggio di imporlo nella serie A argentina, quando Erik aveva diciassette anni. Cappa, invece, è stato il primo a schierarlo nel blocco dei titolari. E con Lopez ha iniziato a richiamare l’attenzione dei club europei.
IL RIVER PLATE - Le lacrime dopo lo spareggio perso con il Belgrano sono l’ultima fotografia di Lamela con il River: un finale doloroso, con la retrocessione dei biancorossi in B per la prima volta nella loro storia, lunga 110 anni. Lamela si è sempre dichiarato un grande tifoso dei “Millonarios”. La gente, in questi giorni, sui siti argentini, l’ha salutato con affetto. Ora Lamela ha due sogni: conquistare l’Italia e rivedere presto in A il River Plate di Almeyda (nuovo tecnico).
I PARAGONI - Per caratteristiche di gioco e struttura muscolare, Lamela è stato paragonato a Pastore, portato due anni fa a Palermo proprio da Sabatini. Entrambi puntano sulla velocità, sul cambio di marcia, saltano l’uomo con facilità. Due le differenze sostanziali: Pastore è destro, mentre Lamela è mancino. Non solo: il fantasista del Palermo arriva con maggiore frequenza al tiro. Lamela, invece, cerca il passaggio filtrante, il corrodoio giusto per le punte.
IL DS SABATINI - Sabatini lo tiene sotto osservazione da un anno. Si è avvicinato a Lamela da tempo, ha iniziato a studiarlo quando non si era ancora separato dal Palermo. Lamela può ripetere in Italia lo stesso percorso di Pastore: è questo il pensiero del ds della Roma. Sabatini si è concentrato subito sul talento del River Plate. E’ partito per l’Argentina, ha incontrato i dirigenti del club biancorosso a Buenos Aires, ha creato un canale preferenziale con il papà del giocatore.
GLI ESTIMATORI - Il River Plate, con i soldi della cessione di Lamela, vuole ricostruire la squadra da consegnare ad Almeyda per tornare subito in serie A. La Roma è stata la prima società a guadagnare terreno nella trattativa per il trequartista. Ma anche l’Inter e il Napoli si erano fatti avanti: De Laurentiis aveva espresso parole d’elogio nei confronti di Erik. A ridosso del periodo natalizio, invece, era stato il Milan a informarsi su Lamela: Braida lo aveva segnalato a Galliani.
IL MONDIALE 2014 - Può diventare uno dei protagonisti della nazionale argentina nel Mondiale del 2014 in Brasile. C’è grande curiosità intorno a Lamela, alla sua crescita, al suo impatto con il calcio europeo. Fra gli under 20, nella terra di Maradona, è il giocatore più interessante e promettente: quello che sembra maggiormente in grado di lasciare un’impronta importante. Lui e il brasiliano Neymar del Santos, altro 1992, sono le nuove stelle del Sudamerica.
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