(Il Romanista - E.M.Ciancimino) - Da Zio Tom a Zio d’America fino a Mister Red Sox, considerato il suo ruolo di azionista nella società di baseball di Boston. Ma lui è Thomas Richard DiBenedetto, l’imprenditore statunitense interessato all’acquisto della As Roma.
rassegna stampa roma
Ecco il ritratto dello Zio Tom
(Il Romanista – E.M.Ciancimino) – Da Zio Tom a Zio d’America fino a Mister Red Sox, considerato il suo ruolo di azionista nella società di baseball di Boston. Ma lui è Thomas Richard DiBenedetto, l’imprenditore statunitense...
Ma chi è DiBenedetto, il cui cognome si scrive tutto attaccato e con la ‘B’ maiuscola, principale esponente della mini-cordata statunitense interessata all’acquisizione della società giallorossa? Ex banchiere, è nato a Boston nel 1950, ha origini italiane, per la precisione abruzzesi, sposato e padre di cinque figli vive tra Boston e Miami. Nel 1971 si è laureato, con lode, in economia al Trinity College di Hartford nel Connecticut e successivamente, nel 1993, ha conseguito un Master in Business Administration presso l’Università della Pennsylvania ed è stato ricercatore presso il Massachusetts Institute of Technology. Dal 1983 è presidente del Boston International Group, una società che si occupa di gestione di fondi e di investimenti in diversi settori che spaziano dal campo immobiliare a quello delle telecomunicazioni allo sport. Ambito, quello sportivo, che appare prevalente nelle occupazioni del magnate americano, socio della ‘New England Sport Ventures’, una finanziaria specializzata negli investimenti nel settore dello sport fondata nel 2001 da altri due imprenditori, John W. Henry e Tom Werner.
Una società da anni presente nel mondo dello sport che lo scorso lo scorso ottobre ha acquisto per 476 milioni di dollari il Liverpool e che controlla i Red Sox, la squadra di baseball di Boston nella quale gioca Tom DiBenedetto, figlio del finanziere americano, partner della società proprietaria del team dal 1978. Periodo durante il quale Mr. DiBenedetto è stato testimone, in prima linea, dell’ascesa del club, da una piccola azienda ad un’organizzazione che adesso può contare sulle migliori pratiche di marketing, di nuovi media e design per lo stadio. Una squadra che nel 2004 ha vinto il titolo dopo un’astinenza di 86 anni, conseguenza di quella che negli Stati Uniti era stata definita la maledizione di Babe Ruth, uno dei più forti giocatori di Baseball di inizio novecento, venduto ai diretti rivali dei New York Yankees. Ma oltre al settore sportivo DiBenedetto ha anche 40 anni di esperienza nell’investiment business che lo hanno portato a ricoprire vari incarichi. Fondatore e presidente, dal 1992, della Junction Investors LTD, una società di gestione degli investimenti. Presidente del consiglio della Jefferson Watermann International, una società di business intelligence; Amministratore Delegato di Partner Olimpico, un’impresa di investimento immobiliare e direttore fino al 2006 di NWH Inc., una società di software. Sin da ragazzo ha sviluppato i propri interessi nel settore del "real estate".
Ha lavorato per Morgan Stanley e Salomon Brothers e durante la sua carriere è stato protagonista di "deal" importantissimi nel settore finanziario. Discreto, pragmatico, con una grande passione per lo sport in generale e per il calcio italiano, DiBenedetto conosce bene la Roma che segue per televisione. La prima volta che è arrivato allo Stadio Olimpico era il 25 settembre scorso, in occasione dell’anticipo della quinta giornata di campionato tra Roma ed Inter. Quella sera segnò Mirko Vucinic e al suo ingresso in campo disse: «Come mai questo giocatore così forte entra solo adesso?». Dunque da Boston, la più europea tra le città statunitensi e con una tradizione sportiva di primo livello, potrebbe prendere il via il nuovo corso della società giallorossa. Thomas R. DiBenedetto è convinto che la As Roma, per lui e per un ristretto gruppo di imprenditori possa essere il futuro.
Un ristretto gruppo di imprenditori formato da massimo otto investitori tra cui Micheal A. Ruane, laureato in Economia a Wharton, immobiliarista con un portfolio da 8 miliardi di dollari, Richard D’Amore, general partner della North Bridge Venture Partners, una "venture" capital di profilo internazionale e Julian Movsesian, che presiede la Capital Management Strategies ed è amministratore delegato della Succession Capital Alliance, nel settore della previdenza che gestisce asset per 13 miliardi di dollari. «La Roma sta incontrando difficoltà nel processo di vendita» aveva detto Julian Movsesian, l’unico ad aver rilasciato una dichiarazione fino ad oggi. «La società non ha fatto un buon lavoro di marketing rispetto a squadre della Premier League inglese e della Liga Spagnola». E proprio in tal senso si concentrerà, nel caso in cui dovessero concludersi positivamente le trattative, l’operato di DiBenedetto e compagni.
Fare della As Roma un “media company”, ovvero una società sportiva che potrà anche perseguire l’obiettivo di legare la quotazione in Borsa del club non solo a vittorie e sconfitte della squadra. Un obiettivo che richiede una valorizzazione del marchio, che passa attraverso lo sviluppo del merchandising, una politica di marketing, la costruzione dello stadio, sul quale la cordata americana si è data tempo massimo otto anni per la consegna della nuova struttura, e sopratutto migliorare le performance della squadra che resta il bene primario. Non è difficile, dunque, ipotizzare che DiBenedetto sembri orientato anche allo sviluppo di sinergia tra il Liverpool e l’As Roma, in particolare nell’ambito del marketing, un fronte che da diversi anni vede le società inglesi protagoniste assolute in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA