(Corriere dello Sport - L.Ferrajolo) - La scalata del Milan continua. Ormai è lì, dopo quattro vittorie di fila. Allegri ne aveva chieste tre in una settimana ed è stato accontentato.
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E’ una Roma che s’inchina a Ibra e Milan
(Corriere dello Sport – L.Ferrajolo) – La scalata del Milan continua. Ormai è lì, dopo quattro vittorie di fila. Allegri ne aveva chieste tre in una settimana ed è stato accontentato.
Questa è sicuramente la più significativa, se non altro perchè dà la misura esatta di come il Milan stia tornando padrone del campionato. Rivali permettendo, naturalmente. Per la Roma è il secondo ko consecutivo e se quello di Genova bruciava per come era arrivato, questo invece apre una pericolosa voragine, nella quale ora Luis Enrique dovrà evitare di sprofondare. La Roma non gioca nemmeno male e questo complica il problema. Sarebbe facile stroncarla, se masticasse un calcio brutto o indisponente. Invece c'è grande abnegazione da parte di tutti, i piedi sono buoni, le intenzioni anche, ma alla fine manca sempre qualcosa per far quadrare i conti. Quando si continua a perdere giocando bene, è inevitabile che scatti l'allarme e si imponga un'autocritica severa, profonda. Così non va. Si sapeva, naturalmente, che il Milan fosse più squadra, più collaudato e dotato di giocatori capaci di incidere e fare la differenza, come Ibrahimovic. La Roma è invece ancora un ibrido, nel senso che si intuisce quello che vorrebbe fare, ma raramente ci riesce. Dunque, la sconfitta ci sta tutta e diventa quasi inevitabile se Ibra svetta su tutti e la difesa romanista conferma di essere troppo fragile e distratta.
E' difficile che Luis Enrique realizzi il suo disegno se, per esempio, ha i due esterni bassi, che sono fondamentali nel suo gioco, di qualità scarsa o troppo teneri. Cassetti è stato un disastro, ridicolarizzato da Ibra, in ritardo sul gol di Nesta, incapace di mettere un cross decente nella fase di spinta. José Angel corre e si libera bene sull'out, ma incide poco e in difesa sbanda. Senza due esterni fortissimi, la squadra difende male e attacca poco sugli out. In più la Roma sembra troppo morbida, fragile sul piano fisico: ha subito tre gol di testa, si è fatta "maltrattare" a centrocampo dalle ruvide leve di Van Bommel, non ha peso davanti e se non gioca in velocità diventa prevedibile. Messa così, Luis Enrique deve assolutamente trovare in fretta dei correttivi e non si capisce, per esempio, perchè dopo aver acquistato ben dieci giocatori, si ritrovi senza un esterno destro di qualità e un ragazzino ancora acerbo a sinistra. Naturalmente tutto questo non basta per spiegare il ko. Il Milan ha vinto con maggiore facilità di quanto dica il risultato finale, mettendo in campo qualità ed esperienza, solidità e talento. Nel primo tempo ha fatto pochino, si è limitato a contenere la Roma e l'ha punita appena ha sbagliato, cosa ormai costante. Dopo 17 minuti, Aquilani, molto vivace e lucido, dalla trequarti ha messo un cross al centro, peraltro prevedibile: Ibra ha anticipato il molle Juan e ha incornato nel primo angolo, sorprendendo Stekelenburg, partito in ritardo. La Roma ha fatto fatica prima di trovare il pari, ma bene o male al 28' ci è riuscita su corner, dopo averne raccolti parecchi. Pjanic ha battuto da sinistra e Burdisso ha anticipato Zambrotta, incornando sul secondo palo. Nemmeno il tempo di respirare e gioire, perchè due minuti dopo il Milan ha piazzato un altro sorpasso.
Incredibile la supeficialità della difesa romanista: angolo da destra di Robinho e Nesta, completamente solo al centro, ha anticipato, ancora di testa, Cassetti. La Roma nella ripresa è ripartita con grande aggressività, ha portato assalti, ha stretto il Milan nell'area, ha raccolto altri corner, ha trovato anche un Abbiati molto attento. Al 10’ il milanista è uscito sui piedi di Bojan, nell'azione più bella della serata. Subito dopo è volato su una punizione di Pjanic e al 26’ si è superato ribattendo una conclusione di Osvaldo da due metri, sugli sviluppi dell'ennesimo corner. La Roma a un passo dal pari e invece al 33’ ancora Ibra ha chiuso i conti. Bello l'assist di Aquilani, che ha fintato il tiro per pescare invece lo svedese solo in area: ennesima capocciata, con tanti saluti a Stekelenburg. A questo punto la Roma ha piegato le gambe, rischiando di prendere il quarto, ma Nocerino dopo l'ultima, clamorosa, scorpacciata ha sbagliato un gol fatto. Tardivo il guizzo di Lamela, entrato al posto di Gago. Bella percussione centrale e tiro velenoso che Abbiati non ha trattenuto: Bojan è stato rapido nel piazzare il tap in e nell'illudere per qualche altro minuto i romanisti. Ma la Roma di Luis Enrique non è neppure fortunata: all'ultimo secondo le partite le perde, non le rimedia mai.
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